L’idea di emigrare

1896 — con la nascita di mio fratello Giuseppe e il meschino raccolto difficilmente il babbo poteva sbarcare il lunario. A fare il bifolco lui prendeva ora 120 all’anno, 24 decalitri di frumento, 24 di granoturco e 250 fascine. Avevano poche galette, prendevano di quelle poche lire, 2,10 al chilo. Venne la mortalità in quelle poche galline, si mangiava malissimo, si andava così vestiti tutti puliti ma rattoppati. Di fronte a tanto lavoro e a tanta miseria, stanco di vedere i genitori sempre pensierosi perché assillati dal compito di provvedere all’alimento dei figli, manifestai l’idea di emigrare all’America del sud. Assecondarono la proposta e il 15 agosto con altri capi famiglia venni a Cremona all’agenzia per iniziare le pratiche relative.
Eravamo destinati a Minas Gerais (Brasile) e altro si attendeva che l’avviso di partenza. Avevamo venduto con riserva tutte le masserizie. Si attendeva il momento come una liberazione. Così venne il momento del raccolto e già mancavano pochi giorni a Sammartino. Quando fummo avvisati che le partenze per l’America erano sospese a tempo indeterminato. Fu un fulmine a ciel sereno. Senza casa, senza posto, angosciati ci mettemmo in cammino, io e il babbo, cercando. Trovammo, dopo tanti stenti, di occuparci dal sig. Guarneri Davide alla Cascina Lurano, in via Marconi a Casalbuttano. Così l’11 novembre 1896 andai a fare il bracciante.