Mestieri
militareLivello di scolarizzazione
frequenza universitariaPaesi di emigrazione
EtiopiaData di partenza
1937Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Durante un’azione Roberto Modena viene colto da un’imboscata dei guerriglieri etiopi, ai quali riesce a sfuggire in modo fortuito e rocambolesco.
Il nostro autocarro fu raggiunto in prossimità di un tucul sfondato e bruciacchiato tra Malca Condurra e Gogetti dominante uno uadi del torrente chiamato Piccolo Lemani. Dopo un rapido esame al motore constatai che l’automezzo non aveva subito che la rottura della cinghia del ventilatore così come mi aveva intatti informato l’autista che lo aveva abbandonato in quel luogo durante la precedente operazione militare. Non mi fu facile eseguire la riparazione in quanto, pur essendo stato negli “automobilisti” non mi era mai capitato una cosa del genere ma finalmente riuscii nell’intento. Scendeva intanto il sole ed a un tratto stavamo spingendo l’autotocarro per fargli imboccare la discesa che si presentava lunga e ripida che terminava nel guado precedentemente attraversato, un gruppo di armati sbucò fuori dagli alti cespugli circostanti circondando noi e la macchina e minacciando con clamori e con le armi il piccolo gruppo. Erano i soliti scifta dì quali ì nostri squadroni avevano inferto pesanti perdite. Erano armati di fucile con dee cartucciere zeppe di proiettili, che incrociavano sul petto, alla cintura portavano infilata una corta e larga daga con la impugnatura di corno, erano vestiti in cachi, a piedi nudi ed oltre alle armi che già conoscevamo come loro dotazione, alcuni impugnavano un fucile Mauser tedesco, arma micidiale sia per il calibro che per le cartucce dalla affilatissima punta, i capelli erano acconciati come al solito, ben impiastrati di fango, che dava loro uno strano colore rossastro. Signori miei, Io confesso, ho avuto paura e non poca. Ho capito subito che sarebbe stato inutile qualunque tentativo di difesa, anzi, bastava un nulla per provocare una strage. Ordinai subito ai miei ascari, che già avevano assunto una certa reazione di difesa, di buttare le armi. In un attimo gli ascari furono denudati e selvaggiamente percossi con una brutalità inaudita con la parte piatta delle loro daghe e col calcio dei loro fucili fino a quando non si mossero più. A me invece fu riservata un’altra sorte che in quel momento non riuscivo a indovinare; intanto fui strettamente legato al paraurti dell’automezzo. La banda nel frattempo si apprestava a bivaccare ed io pensavo al destino che ci aveva permesso di ritrovare intatto l’autocarro prima dell’arrivo dei ribelli che sicuramente lo avrebbero incendiato. Era comunque una magra consolazione data la situazione nella quale mi trovavo. La banda frattanto il aveva posto alcune sentinelle, mentre il grosso, dopo di avere messo a terra i fucili accendevano un fuoco sul quale misero vari “gorgorò” per fare presumibilmente il tè mentre dalle loro bisacce estraevano del cibo che si misero a divorare con voracità. Erano sicuramente stanchi morti perché i più si buttavano a terra come sfiniti probabilmente causa di una lunga marcia. Poco lontano da me erano in mucchio i miei ascari dei quali solo Muntaz si muoveva debolmente.
Il capo degli armati, o almeno quello che sembrava tale, non si era allontanato dall’autocarro che aveva frattanto scrupolosamente ispezionato da ogni parte. Ad un certo momento uno dei suoi uomini gli portò una scatola di latta piena di ciai bollente, che bevve avidamente. L’oscurità intanto scendeva rapidamente, come spesso accade in Africa, io intanto, ben comprendendo che la mia vita era attaccata ad un filo e che solo un atto di audacia avrebbe potuto risolvere la situazione, sia pure con scarse possibilità di riuscita, mi tenni pronto a sfruttare la più piccola occasione che mi si fosse presentata. Il Capo frattanto si era Seduto accanto a me, con una espressione che mai potrò dimenticare per tutta la vita, ghignando diabolicamente giocherellava con la pistola Beretta che mi aveva trovato nella sua custodia appesa al cinturone, poi improvvisamente mi colpì con il calcio della sua carabina che teneva accanto. Passarono attimi che mi sembrarono secoli poi mi liberò solo le mani chiedendomi con i gesti qualche cosa sulla pistola che frattanto aveva ripreso fra le mani, forse la tecnica per smontarla. Cercando di non tradire il mio piano, nella mia agitazione, di scatto gli strappai di mano la pistola, scaricando alcuni colpi addosso al ribelle, pure con i piedi ancora legati, mi buttai dentro la cabina dell’autocarro attraverso lo sportello rimasto spalancato e, sganciando il freno a mano che era tirato, sdraiato sul pavimento innescai la seconda marcia lasciando che l’automezzo prendesse velocità, tenendo abbassata la frizione con le mani e lasciandola poi andare dopo qualche momento. La discesa fortunatamente era abbastanza lunga ed arrivava al fondo della valletta nel quale Io uadi era abbastanza spianato. Il motore della Ford, generoso come sempre, si era avviato al momento giusto. Nel frattempo mi ero sciolto i legacci che mi impastoiavano i piedi ma non salii ancora al posto di guida perché cominciavano ad arrivare delle scariche di fucileria che in vari punti, per fortuna non vitali bucarono l’autocarro. Nel guardare indietro mi accorsi che il Muntaz, forse intuendo il mio gesto era riuscito ad aggrapparsi al cassone alle cui fiancate si teneva avvinghiato con la forza della disperazione. Un colpo attraversò tutto l’autocarro, imboccò il finestrino posteriore della cabina ed infranse il parabrezza. Ebbi la fortuna che, forse data la sorpresa non imbracciarono subito i loro fucili mitragliatori con i quali mi avrebbero senza dubbio fermato. Attraversato il guado, mentre il Muntaz era riuscito ad inerpicarsi sul cassone, l’autocarro, mentre il suo motore ruggiva come una bestia ferita, arrancò sulla ripida salita dell’altro versante del guado.
Il viaggio
Mestieri
militareLivello di scolarizzazione
frequenza universitariaPaesi di emigrazione
EtiopiaData di partenza
1937Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Gli altri racconti di Roberto Modena
La spedizione
Il 12 Febbraio durante una colonna armata che portava munizioni e viveri a Battaglioni della XXIII°...