Mestieri
insegnanteLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
CinaData di partenza
1988Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Luisa Chelotti si trasferisce in Cina per insegnare italiano, al seguito ha il figlio quattordicenne. L'impatto con Pechino non è dei migliori.
Distrutti dalla stanchezza atterriamo di sera a Pechino in un aeroporto sconvolto dai lavori e raggiungiamo un economico e brutto hotel nella zona degli Hutong vicino alla Porta Nan Men dove, nonostante la sporcizia del luogo, decidiamo di restare. Alla cruda luce del mattino l’albergo ci appare in tutto il suo squallore; per il suo basso costo è frequentato soprattutto da cinesi lavoratori che vengono a Pechino per riunioni o per seguire dei corsi di aggiornamento. La camera è abbastanza sporca con una moquette picchiettata di macchie così antiche che nessun tipo di pulitura riuscirebbe mai a cancellare; su di un tavolino, il solito termos con l’acqua bollente e tre bustine di scadente tè. La sala d’ingresso al piano terra, addobbata con un enorme Drago contornato da lampadine colorate, aggiunge una nota di tristezza ed il bancone che espone pochi generi di prima necessità è rigorosamente chiuso; solo un fornito frigorifero distribuisce a caro, prezzo birre e Coca Cola a chi osa sedersi sulle sfondate poltrone. Il quartiere dove ci troviamo è privo d’identità, con piccole strade limitate da alte mura che circondano le Unità di Lavoro; pioviggina, siamo costretti a camminare in mezzo alle pozzanghere, il cielo è grigio piombo ed i nuovi conoscenti non vogliono salire sugli stracarichi autobus costringendoci a prendere il taxi. Perdiamo quasi tutta la giornata per andare a prenotare aerei e treni per le diverse destinazioni, le distanze sono enormi ed i tempi quindi si dilatano all’infinito; il mare di gente in continuo spostamento, a piedi od in bici, ci stordisce e manda in crisi un po’ tutti. Il primo contatto con la Cina è sempre duro per un occidentale e diventa un impatto negativo per un ragazzo di 14 anni che non riesce a mangiare nei piccoli ristoranti, non molto puliti, con i tavoli privi di tovaglia e dove i rifiuti, quando va bene, vengono gettati a terra; per strada poi, nonostante i vistosi cartelli promettano forti sanzioni, la gente continua a sputare.
Il viaggio
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