Mestieri
casalinga, insegnante di italianoLivello di scolarizzazione
diploma magistralePaesi di emigrazione
Stati Uniti d'AmericaPeriodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Dana ha superato i sessant’anni e vive da più di quaranta negli Stati Uniti. Ha deciso di tornare in Italia per qualche tempo, nonostante questo sia il viaggio programmato insieme al marito John, scomparso in un incidente aereo.
Caro, dolce John, ero una ragazzina di diciassette anni quando ti vidi per la prima volta. Stavi davanti al Perk’s Hotel e parlavi con un ufficiale. La mia scuola si trovava a poca distanza dall’Albergo, requisito dagli alleati, e vi passavo davanti tutti i giorni, assieme a qualche mia compagna di classe.
Eri un giovane tenentino americano e passandoti davanti i nostri sguardi si incrociarono. Fui colpita dai tuoi occhi. Li paragonai a due laghetti azzurri.
– Come ti ha guardata, Dana, quel soldato! – disse la mia amica Maria.
Scrollai le spalle senza rispondere. La guerra, a Napoli, era finita da poco, e noi ne avevamo passate tante. I liberatori , come li definivano in tanti, non godevano certo delle mie simpatie.
Non ci ripensai più, fino a quando, una mattina, passando davanti all’Albergo, non ti rividi.
Eri appoggiato alla porta, forse in attesa di qualcuno, e ti limitasti a guardarmi.
La mia amica, col suo senso dell’humour, disse:
– Occhi belli ti ha riguardata, eh?
L’avevo notato, ma non risposi. Però, mio malgrado, mi ritornavi alla mente.
Passarono diversi giorni, prima che ti rivedessi. Fu una mattina.
Stavi montando su una camionetta e ti fermasti per un attimo, lanciandomi un allegro Hallò.
Ebbi un tuffo al cuore. Confesso che tutte le mattine avevo sperato di incontrarti, e ciò, in un certo senso, mi rendeva furiosa. Come poteva interessarmi un americano? Odiavo troppo i vincitori.
A Napoli ne avevamo passate tante. No, non era facile dimenticare le notti passate nei ricoveri e sotto i tunnel per i continui bombardamenti. Ricordavo ancora con orrore quel terribile 5 agosto. Tutta la giornata la città era stata bombardata. Vi aveva perduto la vita anche una mia amica. Eravamo cresciute assieme, e quando la trovarono, tre giorni dopo, sotto le macerie di un palazzo, ebbi un grande dolore.
E poi, quando non era la sirena a tenerci svegli, era la fame! Quanta sofferenza! Non dimenticherò mai quel giorno che la nonna riuscì a trovare delle noci e me ne regalò cinque. Le mangiai con avidità. […] E la casa che perdemmo? Eravamo scappati sotto un tunnel e al ritorno, quando cessò l’allarme, la trovammo rasa al suolo e dovemmo andare ad abitare con la nonna. […] E la rabbia che mi aveva assalita, quando avevo visto buttare dai camion degli alleati cioccolata e caramelle ai poveri bambini affamati?
Si, odiavo gli alleati, come odiavo tutti quelli che avevano voluto la guerra. All’alba mi addormentai decisa di non pensare più a te.
Il viaggio
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