Paesi di emigrazione
AustriaData di partenza
1972Periodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)Il momento atteso per una vita arriva finalmente: grazie a un’iniziativa dei figli, Gildo Scappini riesce a incontrare, oltre 50 anni dopo, alcuni esponenti della famiglia austriaca che lo aveva accolto, fuggiasco da un campo di prigionia della Prima guerra mondiale, salvandogli la vita.
Monsignor Kolmbauer, dopo aver salutato quelle persone che dovevano essere suoi parrocchiani, stava parlando con la signora sicuramente spiegando i motivi di quella improvvisa irruzione. Questa annuiva sorridendo e si mostrava sempre più interessata e sorpresa, finché, accompagnata dal sacerdote si avvicinò a Gildo per salutarlo: – Guten Morgen!… Willkommen! – Questa… è… Teresa! – intervenne il sacerdote in un italiano stentato mentre stava facendo gli onori di casa – Frau Teresa… – Guten Morgen… Piacere… – disse Gildo confuso. – Frau Teresa…ja, ja… – confermò la donna. – Ah! Sì… c’era una Teresa!… era una bambina allora… Ma il posto non è questo!… E Gerard, e Fritz dove sono? L’emozione aveva preso tutti. In quella ridda di domande e risposte biascicate in una maniera indegna in tedesco, italiano, inglese e latino, ci si intendeva più a gesti che a parole. Kolmbauer chiarì che forse Gildo non riconosceva il posto, perché a quei tempi la famiglia risiedeva in quel vecchio fabbricato poco distante ora abbandonato. L’accesso era stato spostato ed era stata costruita la nuova casa. Le stalle, una volta in legno, erano state distrutte da un incendio e successivamente ricostruite. Ludwig e Gerard Gradinger (finalmente il cognome giusto!) erano morti, solo Fritz era rimasto, ma la famiglia e la terra erano quelle; non c’era dubbio. Nel frattempo, uno dei ragazzi che dal colloquio del sacerdote con la signora Teresa aveva capito i motivi di quell’eccezionale visita, era corso presso una casa poco lontana e stava tornando con un anziano signore e altri uomini, anch’essi curiosi di conoscere gli inaspettati ospiti. L’anziano signore corse deciso verso mio padre e quasi abbracciandolo gli chiese: – Ghildo?… Anghelino? Era Fritz il nuovo venuto e chiedeva quale, dei due ex prigionieri, fosse venuto a trovarlo. – Gildo!… Gildo!… Gildo!… – rispose calorosamente l’interessato, ormai convinto che quello era il momento che da tanto tempo aveva sognato. Ad un tratto, forse perché provato dall’emozione, mio padre fu preso da un improvviso attacco di tosse (si era in estate e non aveva il minimo accenno di raffreddore) che gli scuoteva lo stomaco e lo lasciava senza fiato. Pensammo che quel fastidio poteva essere provocato dall’emozione del momento e, tra l’altro, non accennava a smettere e non lo faceva parlare. Fortunatamente, dopo alcuni minuti di pausa e alcuni bicchieri d’acqua, tutto tornò tranquillo. Appena ripreso, insieme con Fritz ci incamminammo verso i campi mentre Gildo come meglio poteva, tentava di far rivivere vecchi ricordi. Qui c’era una pianta di pere da dove Gerard sparava agli uccelli. – Ja…ja… – rispondeva Fritz che era riuscito a capire più da i gesti che dalle parole. Parlavano gesticolando, e si vedeva che ogni tanto riuscivano a capirsi.
Innanzi a noi si apriva ora una grande distesa di terreni perfettamente coltivati, una pianura verdeggiante dai riflessi abbaglianti che, benché fossimo in estate, non tradiva in nessun punto il minimo accenno di aridità. Sullo sfondo, l’alta paratia delle fronde scure degli alberi nascondeva la sponda del grande Inn, a cui si doveva tutto quel rigoglio e quello splendore Intanto Frau Teresa, dopo essersi consultata un poco con il proprio parroco, invitò tutti ad entrare in casa per un breve ristoro. Abbozzammo qualche complimento, ma Mons. Kolmbauer fece capire che non era proprio il caso di rifiutare. Appena entrati potemmo constatare che quella casa non era solo dignitosa all’esterno, ma anche molto ben arredata all’interno. Gli alti soffitti conferivano all’abitazione un tono signorile, quasi nobiliare. Un ampio vestibolo addobbato da pesanti tende, all’angolo una credenza in noce con cristalleria sicuramente di valore, e una specchiera con cornice dorata sopra una pesante consolle stile chippendale, annunciava già dall’ingresso un arredamento di prim’ordine. Mentre venivamo fatti accomodare in una specie di tinello rustico, notammo un lungo corridoio sul quale si affacciavano le porte di numerosi ambienti. Poi vi era anche il secondo piano, probabilmente riservato alle camere da letto. Feci i complimenti alla Frau Teresa per la bella casa: – Sehr Gluckwunsche! Dieses Haus ist sehr Shon! Lei fece capire che questa era stata costruita circa 40 anni prima, dopo la morte del padre Ludwig. Quando venne poi a mancare anche il fratello maggiore Gerard, l’altro fratello Fritz si era staccato da loro con la famiglia ed era andato a vivere in un podere poco lontano. In quella casa dove aveva formato la sua famiglia, era rimasta quindi lei con il marito e i due figli studenti, che insieme all’opera di alcuni garzoni del posto si occupavano della coltivazione del podere e dell’allevamento di numerosi suini.
Poi, davanti ad alcune fette di salame, una bella porzione di torta e un bicchiere della solita birra, la conversazione riprese. – Ricordo – diceva mio padre – che il signor Ludwig quando nelle domeniche d’estate si recava a Messa, portava un vestito chiaro con una paglietta e un bastone di canna, e sulla tasca del gilet teneva un orologio d’oro con una grossa catena. – Ja!, Ja!, – dissero insieme Fritz e Frau Teresa, dopo che Pietro aveva tradotto alla meno peggio le parole dello zio, mostrandosi entrambi compiaciuti degli affettuosi ricordi di Gildo. Quelle parole infatti, suggerirono alla Frau l’idea di mostrare qualche foto dei tempi passati. Da un vecchio album conservato con cura, mostrò delle immagini un po’ ingiallite, ma ben conservate. Ora Gildo poteva rivedere quei luoghi e quella gente come erano allora. Si fermò particolarmente su una foto, dove si vedeva la vecchia casa. – Ecco, era qui che dormivamo io e Angelino! Diglielo Pietro, diglielo! —riprese ancora mio padre accalorato dai ricordi rivolto al nipote, dal quale reclamava in esclusiva la prestazione di interprete.
Sull’onda dei ricordi, Frau Teresa narrava agli interpreti di turno avvenimenti trascorsi e ogni tanto si rivolgeva a Gildo, per confermare quanto aveva detto. Ma ad un certo punto l’interessato, che non sapeva fingere, rimase un po’ interdetto perché forse non ricordava. Vista questa impasse, Pietro si fece avanti dicendo: – Cerca di ricordarti zio, altrimenti qui ci tocca pagar tutto. A noi ospiti la battuta sollevò una risata improvvisa che in quel momento non sapemmo trattenere. Per buona educazione, cercammo di spiegare anche agli altri il senso della frase e la cosa finì tra l’ilarità generale. Il discorso poi si allargò e proseguì sulle diverse situazioni familiari e sulle condizioni che si stavano vivendo in Italia. Eravamo entrati ormai in un clima quasi familiare, tanto che Frau Teresa ci invitò, insieme al parroco, a rimanere a pranzo con loro. Saremmo rimasti volentieri, perché un evento come quello meritava molto più di una breve visita. Ma eravamo arrivati all’improvviso, avremmo creato non poche difficoltà alla padrona di casa. Per l’atavica “paura di disturbare” opponemmo un timido rifiuto, che subito rimosso dell’insistenza di Mons. Kolmbauer ci permise di trascorrere con quella gente una giornata veramente indimenticabile.
Il viaggio
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