Mestieri
insegnanteLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
IndiaData di partenza
1996Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)La vigilia della partenza per la missione in India, gli stati d’animo che l’attraversano dal momento in cui ha conosciuto la destinazione del suo viaggio oramai imminente. Lucia Giroletti racconta tutto a “F”, un amico speciale, in una lettera che precede la partenza verso il lebbrosario Swarga Dwar di Taloja.
5/5/’96
Caro F.,
sono in arrivo! Lo so, sono un po’ in ritardo a scriverti, ma le tesi mi richiede sempre più tempo. E’ da una settimana che ho intenzione di scriverti, continuo a rimandare perché vorrei chiarire al meglio quello che provo per renderti quanto più partecipe delle emozioni di questi giorni. Ieri ho trovato una cartelletta che conteneva informazioni su come usare il PC della Cattolica, ho tolto il materiale e ci ho ficcato dentro il mio 4 Capitolo. Ho anche compilato il foglio di richiesta di ammissione alla Laurea usando uno dei prototipi che tu nel Luglio del ’94 avevi scartato. Anche gli oggetti sanno contenere misteriosamente informazioni di noi stessi e ci permettono di partecipare a un’ altra forma di comunicazione. Avevo raccontato tante volte la Missione, o forse la mia missione, mi piaceva stuzzicare le persone che ci erano state, raccogliere qualche spunto di racconto; poi componevo parti diverse e separate tra loro e, come un mosaico, quasi magicamente saltava fuori la missione…. sopra impiegavo tutta la mia fantasia, cercavo di vedermi ambientata in questa realtà e, ogni volta che la sfioravo con il pensiero, la modificavo, con qualche piccolo accorgimento la plasmavo perché fosse sempre più mia. Ma nel giorno stesso in cui mi viene comunicata la destinazione, allo stupore subentra un grande silenzio, una serenità estesa e uniforme che mi sembra poca cosa a confronto del grande entusiasmo che ho sempre provato per la missione. Uscendo dal Pime, un bimbo mi viene incontro sorridendo e si scontra con me che sopraggiungo in direzione opposta, ci osserviamo in eterni secondi e ci assorbiamo in un sorriso. Tutta la curiosità per la destinazione (sarà l’Africa o l’Asia?) d’incanto svanisce quando le persone che conosco mi corrono incontro per sapere dove vado, mi stupisco di quanta energia impieghino in questo mio interessamento, mi sembra strano, ma pochi giorni prima ero stata io a trasmetterlo a loro. Ora la curiosità lascia spazio alla concentrazione che sa diffondere un senso profondo di pace. Mentre dall’altare venivano letti i nomi di chi sarebbe partito, era come se tu fossi stato lì con me ad attendere e trepidare; appena tornata a casa, già sapevi tutto, ma volevo comunque che le nostre voci si ascoltassero…al bando il nostro accordo di non sentirci più fino alla mia Laurea, mi precipito in camera di mamma e attendo il telefono che squilla a lungo, faccio appena in tempo ad imbattermi in un pensiero: “Ma cosa pretendi? Gli hai detto che non avresti più telefonato e adesso, così, ti aspetti che chiami immediatamente? (avrei appeso la cornetta e certo non avrei più chiamato più per pudore che per orgoglio!!!), ma stupita e confortante viene all’apparecchio la tua voce… Grazie per avermi accolta con il tuo entusiasmo…
E’ il 28 aprile, nemmeno ci faccio tanto caso che è il compleanno di papà. Sussurra: “Non potevano mandarti in un posto più vicino?”. L’India fa già parte della nostra storia: zia Olga, sorella di nonno, è morta là, dopo essere partita come suora missionaria. Olga, il mio secondo nome. Una destinazione prevista, profetizzata, già contenuta nella mia origine da parte paterna. Questo mi conforta ma anche mi sconcerta. Improvvisamente i giorni rallentano il loro ritmo frenetico di corsa, scorrono in maniera pacata. Per lunghi anni, avevo coltivato il pensiero della Missione come una sorta di “uscita di sicurezza”, era il mio modo per scavalcare il presente quando questo si impegnava a frappormi numerosi ostacoli sul mio cammino, era come se mi proiettassi in avanti oltre il limite che mi toccava vivere in quel momento, ora arresto la mia corsa e mi viene voglia di retrocedere di qualche passo, mi aggrappo al presente per muovere con tranquillità al giorno della partenza…la missione si è come rimpicciolita, io mi impegno a proteggerla da qualsiasi intervento che si sofferma sulla soglia della curiosità w si limita a banali esclamazioni che sfociano in “Che bello!”. Parlare di missione non è più ora conversazione ma confidenza intima dell’animo e desiderio immenso di condivisione. Molti anni fa pensavo a Lei come alla parte incolta del giardino in cui spesso andavo per liberare con l’accetta le piante da frutto; quella era la zona del giardino che più preferivo, con un amico attraversavo la parte curata per muovere a quella trascurata: misuravo il legame che ci univa sulla possibilità di rimanere sulla soglia esclusivamente in atto contemplativo oppure sul rischi di addentrarci per meglio gustare gli odori e i sapori di quel mondo selvaggio. Prima che tu partissi per Londra, ci siamo accoccolati nel mezzo a chiacchierare: una tana, un rifugio, un nascondiglio? Sto rileggendo il diario che ho tenuto a partire da quando la distanza ci invita a tenerci legati attraverso la pagina bianca, un’annotazione mi colpisce: “F. alimenta il mio desiderio di missione perché mi insegna silenziosamente a voler bene”, la tua presenza mi aiuta a migliorarmi nella capacità di offrirmi agli altri, mi sostiene e sorregge anche quando il cammino si fa più tenue e quasi trasparente… Grazie perché mi sei vicino anche nel modo a te più scomodo….ti porto in cuore
Il viaggio
Mestieri
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laureaPaesi di emigrazione
IndiaData di partenza
1996Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Gli altri racconti di Lucia Giroletti
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