L’insaziabile mostro

Il sole era tramontato. Sulla banchina del molo, le cataste di casse, sacchi e bauli, non c’erano più. Quell’enorme “Bestione” le aveva inghiottite tutte. Senza minimamente dimostrare di essere un po’ sazio! Al loro posto c’era tanta gente! Alcuni, portandosi le mani davanti alla bocca a mo’ di imbuto per farsi sentire, urlavano ultimi saluti e consigli a chi come noi si trovava già a bordo dell’insaziabile Mostro!

Le ombre della tarda sera calavano sulla splendida città, mentre a terra cresceva lo sventolio di fazzoletti, berretti e cappelli. Molti piangevano! Le ancore della nave risalirono cigolando. Gli ormeggi furono tolti. Il Mostro si mosse. Si staccò, lentamente, dal molo e separò, inesorabilmente, gli uni dagli altri. Touuuu! Touuuu! Touuuuu!

La sirena del nostro “Bastimento”, con “voce roca e possente”, pareva facesse, a tutti, una solenne promessa:Tornerò! Tornerò” Tornerò!

Man mano che ci allontanavamo da quei volti cari, tutte le loro figure diventavano sempre più piccole, sempre meno nitide. In breve persero contorni e colori, diventando una sola IMMAGINE, nebulosamente grigia, poi……. tutto si confuse e con ESSA scomparvero pure e porto e città!

E fu così che mi trovai in una gran sala, tutta illuminata e con molti tavoli già pronti per la cena. Tra il tintinnio dei bicchieri ed il vociare della gente, qualcuno era silenziosamente triste (ed io in un modo del tutto particolare). Mio padre e mia madre avevano trent’anni; io quasi dieci e mia sorella era nata il giorno 11 febbraio 1927, quando noi abitavamo nella casa dei genitori del giovane “Primito”, in calle Venezuela 2328 della città che stavo lasciando: BUENOS AIRES!