“Lire 527, un revolver, 50 cartucce”

Mi trovai adunque solo in B. Aires, con un titolo di studio e Mille lire nel Portafoglio. – Ed i miei 22 anni pronti a qualunque vitaccia, pur di lavorare onestamente e progredire. – Bisognava stare attenti, perché in B. Aires 1000 Lire potevano volare come il vento – Principiai a razionarmi le sigarette – Poscia presi una modesta pensione in casa del Sig. Carlo Aste, il Barba, che era intimo amico di Papà. Era mia intenzione cercarmi un posto in qualche Azienda del Campo e partire. Dio volle diversamente – Pochi giorni dopo la partenza della mia famiglia, uscì una legge urbana che imponeva la costruzione delle cloache pubbliche. Papà avea lasciato in B. Aires due proprietà dei cui proventi viveva. Dovetti occuparmi dei lavori, assisterli; ecct. Perdetti sei mesi. Nel contempo però mi ero dato dattorno e con l’appoggio di Amedeo [Perile] avevo trovato, al Nord della Provincia di Santa Fé, una casa di commercio che abbisognava d’un contabile capace, perché aveva, causa la morte del titolare, i libri di commercio in disordine. – Mi fissarono 60 scudi argentini al mese (pari a Lire italiane 128) vitto ed alloggio. Lo stipendio era minimo, proprio da principianti; ma a mè urgeva non stare sulle spese – Eppoi volevo, volevo, volevo imparare il commercio dei Cereali, dei Grani in genere e lassù il posto era indicatissimo per imparare. In Aprile ero lesto dei lavori di Papà. Andai a salutare tutti –. Molti dei miei compagni di studio mi dicevano che ero matto, che andare lassù nel Chaco era un suicidarsi, che bianchi ce n’erano pochi ecct – Io avevo ormai deciso, e partii. – In treno feci il mio bilancio: Possedevo Lire 527, un revolver, 50 cartuccie. – E il mio titolo di studio chiuso in un astuccio di latta.

E tutta la mia volontà tesa ad un solo scopo: riuscire.