Mestieri
bracciante, meccanico, motorista, fuochista, minatore, gestore di barLivello di scolarizzazione
licenza elementarePaesi di emigrazione
Stati Uniti d'AmericaData di partenza
1925Data di ritorno
1946Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)"Get rich quick" è il motto che impera in America: far soldi presto. Dopo il matrimonio con Elba, Riccobaldi comincia a pensarci seriamente.
La legge del proibizionismo era stata istituita subito dopo la prima guerra mondiale, nel ’19. La campagna contro l’alcool durava da anni. C’era chi pensava che l’alcool fosse origine di violenza, corruzione e scarsa applicazione al lavoro. Anche molti industriali la pensavano così, soprattutto per il lavoro, la produzione; forse proprio per questo la legge, dopo tanti contrasti, passò, ma sortì effetto contrario. La gente beveva ancora di più e in ogni casa si produceva vino, birra, whisky senza alcun controllo.
In queste condizioni non ci voleva molto a capire la possibilità dell’affare, del commercio; poco importava se clandestino, anzi: proprio perché clandestino lasciava intravedere facili guadagni.
Nacquero un po’ ovunque gli “speakeasy”, i “parla piano”, i bar fuori legge, non solo tollerati, ma incoraggiati perché fonte di reddito sicuto anche per la polizia e per le stesse autorità. E nacque il “get rich quick” – arricchirsi alla svelta.
Anch’io pensai di arricchirmi alla svelta, di organizzare un mio “parla piano”. Non c’era bisogno di molte formalità. Indispensabile era un fondo ove sistemare il bancone, un po’ di scaffalature per le bottiglie legali: Ramazzotti, Fernet” e qualcosa d’altro, e grandi specchi fissati al muro dietro il bancone, così che i clienti potessero ammirarsi quando, in preda all’alcool, si producevano nei loro numeri preferiti. Un po’ di sigari e sigarette, cioccolate e dolciumi vari in scatole multicolori non guastavano. La birra, il vino e il whisky non dovevano essere in vista. Nell’inverno, una stufa di ghisa sempre ben accesa così da emanare un piacevole calore completava l’arredamento. Il calore della stufa tratteneva il cliente e gli seccava la gola; un cicchetto dopo l’altro, i fumi dell’alcool salivano e la cassa traeva profitto.
C’erano però delle regole da rispettare, pur se non scritte. I “parla piano”, praticamente, non erano né legali né illegali: erano un po’ come sospesi a mezz’aria. Non vendevano pubblicamente, ma vendevano; e non proprio sempre sottobanco o nel retro. I frequentatori si conoscevano tutti fra loro ed erano conosciuti dal barista; si vendeva solo agli amici e agli amici degli amici, ma si era anche sempre sotto l’incubo della multa, del ricatto.
Con la collaborazione della mia giovane sposa Elba conducevo il bar nella maniera più corretta e pulita possibile, per mia convinzione intima oltreché per evitare fastidi con la polizia federale. Ero pur sempre uno “straniero indesiderabile”, anche se regolarmente sposato a una cittadina americana.
Ma con la polizia della città tutto filava liscio. Ogni mese si presentava il solito poliziotto e con naturalezza chiedeva i cento dollari.
Il viaggio
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