Paesi di emigrazione
EtiopiaData di partenza
1936Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Nel 1936 Giuseppe Codicè partecipa alla guerra d’Etiopia. Ma a differenza di molti altri, nelle lettere che invia a casa alla moglie, non tende a ingigantire le proprie gesta. I toni dei suoi racconti tendono a ridimensionare molto anche i pericoli, probabilmente anche oltre il vero, per rassicurare chi lo aspetta a casa.
[Husien] 17.3.36 XIV Amatissima mia Dina, io sto benissimo, il mio morale, la mia salute sono superlativamente ottimi e così spero e sono certo che il Sommo Iddio dia a te e alla mia piccola Rosanna un tale grande dono. Come ti dicevo nella mia precedente qui si sta bene, l’unico pericolo serio di morire è quello che uno girando sbadatamente inciampi in qualche ostacolo e che disgraziatamente nel cadere batta la testa in qualche sasso, qui molto numerosi, e muoia, cosa che ti assicuro che a me non succederà in quanto per prima cosa guardo dove metto i piedi e in secondo luogo li alzo. Tutto il giorno è uno spietato assalto di mosche, così tediose da non poter descrivere e penso con invidia a voi, che siete protetti, in seguito alla crociata contro le dette, da Pietro del soldato o per meglio dire dal boia delle mosche, che corre ovunque armato della sua fatidica pompa piena di gas insetticida e compie giornalmente delle vere stragi. Altri assalti dobbiamo sostenere giornalmente quelli degli abissini, gli uni armati di due uova che si vendono per tre lire, altri con scattole di cerini per cinquanta centesimi ed infine i più caratteristici quelli che ti offrono dello zucchero in quadretti, il quale messo alla rinfusa dentro a sacchetti di tela, in origine bianca ed ora di un colore indecifrabile, vogliono una lira ogni trenta quadrettini, lo scambio avviene, prima vogliono i soldi, questo per dirti che si fidano poi sprofondano la mano dentro il sacchetto e ti danno il tuo avere in maniera tale che sembra che ti cambiano la lira in monete spiccia; premetto però che qui la parola igiene non si conosce. Da tutto questo potrai serenamente dedurre che grandi pericoli, con tali nemici, non possono esistere e puoi cullare la dolce speranza di un mio prossimo ritorno. A proposito di ritorno, lo sai che ieri sera o vissuto con voi, sia pure per poco, certamente vi sarò passato innoservato e non mi avrete sentito ma io si. Ti prego chietati non sono impazzito ne ho preso un colpo di sole, tutto ciò che ti parrà un episodio da mille e una notte l’ha compiuto un misero fonografo a valigia in possesso del mio Tenente, il quale a sua volta a diviso con noi fraternamente le melodie dei suoi dischi. Fra le tante canzoni c’era quella che ha per ritornello “amor, amor, portami tante rose…” la voce che usciva aveva una tale rassomiglianza con la tua ed io ascoltandola come in estasi mi sembrava di averti vicina e di ascoltarti e anche di vederti così pure mi sembrava di vedere la mia adoratissima Rosannina, che come quando ero a casa, appena sentiva della musica iniziava le sue danze con con mosse e tempo perfetti. Ecco come ho vissuto fra voi, forse peccherò di sentimentalismo ma quanto si ama e si è lontani tutti […ano]. Ti allego tre fotografie quella dove sono fotografato vicino a dei camelli che spero tu abbia già ricevuto ti prego di darla a Gianni ed a sua volta digli di mandarla alla Mamma e Babbo[.] le altre due sono per te, quella più grande l’ho fatta mentre ero ín procinto di andare a lavare il pulover è un po macchiata ma qui sono piccolezze che bisogna sorvolarle. Finora non ho ricevuto altra posta che quella lettera che ti ho detto nella mia precedente ma aspetto stassera ad impostare questa nella speranza che oggi arrivi qualcosa e in caso affermativo [lascio] un po di spazio in ultimo per risponderti. Ieri sera poi oltre a quanto ti ho detto sopra abbiamo mangiato un risotto a base di fagioli, degno di una tavola regale e ciò oltre a rendere omaggio al nostro provetto cuoco, stà a dimostrare che l’assistenza e l’amore dei nostri superiori e specialmente quella del nostro Tenente è da paragonare a quella che possono avere i genitori verso i propri figli, in ultima analisi bisogna per forza concludere che star male è quasi impossibile. Il nostro lavoro qui è forse l’unica cosa poco confortante, consiste nel costruire strade e i nostri arnesi sono badili e picconi, [ben] pazienza, il nostro Grande Duce dice che si serve la Patria anche facendo la guardia a un bidone da benzina, perciò questo che come importanza supera ciò che dice il Duce ci conforta ma speriamo che la sorte finora benigna riapra le braccia a noi e ci serbi soddisfazion[i] più grandi. Capirai che è una cosa un po imbarazzante, quando verrò a casa e dovrò certamente raccontare le mie gesta e per salvare la mia dignità di guerriero dovrei fare come tanti che ti descrivono una lucertola comune in maniera tale da fartela sembrare un cocodrillo mastodontico, cosa che a me non piace certamente. Ad ogni modo io son contento ugualmente, cercherò di fare il mio dovere, conscio così di aver servito degnamente la mia Patria e il mio Duce. Cosa c’è di nuovo? quando mi scrivi mandami a dire tutte le novità. La mia cara e amata Rosanna cosa fa? Son certo che per amore del suo babbo è sempre bravina e che la Maestra è contenta di Lei come pure son certo che nelle sue preghiere non si dimentica mai di me, a proposito di preghiere mi raccomando voi alla domenica alla S. Messa e ricordati di fare la S. Pasqua. Di poi a Tonino che come ti ho detto altre volte mi scriva ciò che gli ho chiesto e che mi aveva promesso di fare. Mi scrive poi la Mamma che tu hai deciso, appena sistemato tutto di andare [un po] da Lei, questa tua decisione mi ha fatto molto piacere, per lo stipendio dillo a Gigetto […] che lui pensa a mandartelo fino a Rimini, anzi ti prego appena ricevi questa di andare in Esattoria e porta i miei saluti al Sig. Ragioniere e […] Tutto questo spazio l’avevo lasciato nel caso fosse arrivata la posta ma ora per oggi non arriva più speriamo domani. Porgi i miei saluti più cari a tutti gli amici, di alla Tina e al suo Pacifico che tanto il povero cuginetto lontano quanto l’amico carissimo pure nelle medesime condizioni, avrebbe gran piacere ricevere da loro notizie, ma di loro pugno. La Rosanna cresce mi dicesti che diventa pìù bellina chissà che bellezza in quanto è sempre stata la più carina, simpatica e bella bimba di tutto il paese e questo modestia a parte. Hai consegnato alla Zia la lettera e così pure al Sig. Maresciallo. Di pure a Pacifico che mi saluti tanto il suo Babbo e Mamma e se puoi la prima volta che mi scrivi, vai dalla Genoveffa e chiedigli l’indirizzo di Peppino Verdi e a casa di Dino Lodi, e mandameli che con piacere gli scriverò così vedremo se potremo avere la possibilità di trovarci. Salutami e baciami mia sorella Maria e i suoi bimbi. Infine ti prego fa le punture. Da alla mia adorata Rosanna i miei più bei baci e abbracci e che stendo pure a te. saluti a Tonino Baci infiniti tuo per sempre
Peppino
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