L’unione fa la forza

Fu qualche mese dopo l’arrivo della sua vivace famiglia che il nonno trovò un appartamento più adatto per tutti loro. Era al piano terra di un fabbricato, situato nella periferia della città, con uno spiazzo sul retro, dove si affacciava la cucina, spazio quanto mai comodo per i giochi dei bambini, l’orto per la loro mamma e un piccolo recinto per le galline. Lo zio Ettore rimase con i due compagni nella vecchia soffitta nella quale, però, per ora, quando uno dei tre era presente c’era sempre la stufa economica accesa con l’acqua bollente, che fumava nella vaschetta. Col Natale, che stava avvicinandosi, la nostalgia della famiglia per lo zio cominciò a farsi sentire e crebbe al punto che questi si rivolse alla nonna Arsilia affinché l’aiutasse a convincere la zia Sofia a lasciare tutto per raggiungerlo, anche lei, coi ragazzi a Basilea. Queste nuove sistemazioni portarono a una grande distensione nell’animo di tutti, tanto che il nonno decise di affrontare con sua moglie quei discorsi che in un primo momento aveva dovuto accantonare: primo fra tutti quello dei “compagni”. La nonna scuoteva la testa, sembrava non volersi arrendere. -Ma chi sono questi “compagni” per i quali voi quasi vi sareste lasciati morire di fame e di freddo?! -Sono quelli che ci hanno aiutato quando siamo arrivati: io ed Ettore, due poveracci senza un soldo, senza lavoro, che non sapevamo una parola della lingua di qua, con alle spalle due famiglie alla fame… due poveri “cincali” davvero fra tanti nel bisogno come noi, che non volevano darci spazio… non lo capisci? L’unione fa la forza.- Il nonno continuava: -Non li vedi qui loro? Loro sì che sono uniti…! Non parlano mai… non ti aiutano… Comandano soltanto… Sono un blocco solo e quante leggi e regolamenti e altre opere di assistenza o provvidenza hanno fatto per i diritti loro…! Altro che la “chiesa”… Altro che la “parrocchia”, dove ti dicono soltanto che devi essere buono.