Paesi di emigrazione
FranciaData di partenza
1924Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Il piccolo Franco riesce ad ambientarsi nel nuovo contesto di vita, fa qualche nuova amicizia e va alla scoperta del nuovo contesto urbano in cui è inserito. Anche se non mancano episodi di discriminazione nei suoi confronti.
Anche se osteggiato da alcuni compagni, – con uno, di nazionalità inglese, feci a pugni quando mi chiamò “macaroni”- mi adattavo bene. E in marzo ebbi un 20/20 di dettato di cui sono tuttora fiero. Tale l’origine del mio completo bilinguismo e del mio affiatamento con la ricchissima produzione letteraria francese degli ultimi secoli. Dal periodo parigino vorrei ricordare le frequenti visite di parenti e amici italiani, ben lieti di approfittare di un punto di appoggio a Parigi. Invece i problemi linguistici e le diverse mentalità riducevano al minimo le amicizie francesi. Unica relazione continuativa: quella con la famiglia di un mio compagno, Yves Jullien, il cui padre mi aveva invitato una domenica ad assistere ad una partita di rugby. Ed ero rimasto stupefatto nel vedere il mio amico chiamare il padre: Maurice. Con Yves facevamo passeggiate e gare in bicicletta e partite di tennis. Andavo talvolta a casa sua a Bécon les Bruyères. Durante un invito di due giorni, ebbi l’occasione di conoscere la sorellina quattrenne di nome Nicole. Un “personaggio” che; ancóra oggi, più di settant’anni dopo, riempie la mia vita. Un aspetto non secondario del periodo vissuto ad Asnières era la frequentazione dei numerosi componenti italiani del personale dello stabilimento. Un primo contatto con rappresentanti di classi sociali diverse da quelle che avevo conosciuto. Il mio preferito era l’autista che accompagnavo talvolta nelle lunghe corse del camion usato per le consegne dei motori elettrici prodotti, o per il ritiro di materiale. Al passaggio della cinta daziaria, ancora in funzione lungo le fortificazioni che segnavano il limite di Parigi, si doveva sottostare al controllo del livello del carburante contenuto nel serbatoio; poi ci si addentrava in un traffico tumultuoso, paralizzato dai tram e dai veicoli a trazione animale. Un percorso tradizionale conduceva alla sede commerciale della Marelli Flace. Una vera panoramica della periferia parigina, una esperienza quasi traumatica per un ragazzino provinciale. Spesso, con l’autista ed alcuni capi operai, passavamo la fine del pomeriggio a giocare in un bar ad un gioco che consisteva nel lanciare dei gettoni nella gola di una rana di bronzo. Altre volte facevamo corse in bicicletta sui “quais” lungo la Seine. Più tardi, per iniziativa di mio padre, fu costruita una barca in lamiera che ci consentiva di avventurarci sul fiume fino al singolare cimitero dei cani situato su un’isola vicina.
Il viaggio
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