Paesi di emigrazione
CongoData di partenza
2009Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)La visita ad un centro di accoglienza per malati e orfani dell’opera Don Guanella, è l’occasione per Alessandro Bonora di entrare a contatto con le realtà più difficili di Kinshasa, ma anche di vivere un’esperienza umanamente unica.
Dopo avere posato per la prima volta lo sguardo su questo piccolo pezzetto di Africa, ci immettiamo nella strada sterrata. La giornata è molto calda, e anche umida, però è un piacere passeggiare, Flavio mi spiega che il centro di madre Teresa, è molto vicino, è sulla stessa strada sterrata, a qualche centinaio di metri, vicino ha Flavio devo ammettere che mi sento al sicuro, camminiamo spediti mentre lui mi ragguaglia un po’ sul centro che andremo a visitare. Appena arrivati, mi presenta subito, due sorelle che lavorano in questo centro, la superiora è Italiana di Bergamo, l’altra invece deve essere indiana. Dopo inizia a mostrarmi la struttura, entriamo dentro una palazzina dove ci sono le signore molto malate che stanno per morire, entriamo in una stanza, dove c’è una donna adulta che sta, morendo, la osservo per un momento, mentre tenta di respirare sempre più affannosamente, fra le braccia di un’infermiera, rimango scosso per la poveretta. Proseguendo mi mostra una grande stanza semi vuota, dove vivono alcuni giovani ragazzi con problemi mentali e fisici, vedi, quella ragazza m’indica, è cieca, sorda e anche muta, però mi ricordo che lei si muoveva fra i letti di ferro, come un angelo, era come se vedeva il mondo con altri occhi, tanta era la grazia e l’armonia con la quale girava per la stanza, sembrava felice nel suo piccolo mondo. A un certo punto entriamo in una specie di orfanotrofio, in un angolo della stanza c’è una donna intenta a tagliare il pesce per cucinarlo. Proprio di fianco c’è una piccola stanza con al suo interno, molti lettini con tanti bambini abbandonati, ricordo che molti di loro piangevano a dirotto, forse per la fame o forse per la mancanza dei genitori, mi avvicino a un lettino, e prendo in braccio una bambina di un anno forse due, appena la stringo fra le braccia, la piccola smette subito di piangere contagiando anche il resto dei bambini. Che emozione grande in quel momento provavo dentro, sentivo l’affetto di quella piccola come il padre lo può sentire per la sua bambina. La osservo a lungo, pure lei mi scruta con quei suoi grossi occhi scuri, in quel momento lei è tranquilla non strilla più, penso a quanto può fare la forza dell’amore con un semplice gesto di affetto, sebbene io sia uno sconosciuto, è bastato prenderla in braccio e cullarla un po’ per rasserenarla. Non sapendo bene che regole esistano qui faccio per rimetterla all’interno della culla, ma lei non ne vuole proprio sapere e inizia a piangere di nuovo, allora Flavio mi dice che se lo desidero posso portare la piccola con me alla messa. Posso? gli chiedo un po’ impacciato. Certo mi risponde!. Quindi ci incamminiamo tutti e quattro per andare alla messa. Che emozione era per me tenere quella piccola creatura in braccio, improvvisamente si era calmata del tutto, sentiva il mio affetto ed io ero felice di questo.
Il viaggio
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