Mestieri
imbianchino, sindacalista, imprenditoreLivello di scolarizzazione
diploma di scuola media inferiorePaesi di emigrazione
SvizzeraData di partenza
1900Periodo storico
Periodo post-unitario (1876-1914)Luigi Fonti descrive la situazione del suo paese a cavallo tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento.
Con l’emigrazione era sparita la miseria. Dal 1900 al 1912 si trascorse un periodo d’oro; tutti avevano denaro in casa e alla posta; il deposito postale contava milioni; mi pare che a Mammola, circa 8000/10000 abitanti allora, fossero depositati oltre 6 milioni di lire, e la lira a quel tempo faceva aggio sul franco svizzero. Il costo della vita era più elevato che a Roma. […] Gli emigranti mandavano danaro in quantità, e qui da noi si mangiava a due palmenti; mangiavano tanto come se volessero saziare la fame patita prima, quando per due carlini – 85 centesimi – al giorno si recavano a cogliere olive all’inumano e selvaggio padrone. Compravano e fabbricavano case, compravano terre, ed anelli, ed orecchini, e pendagli e tutto quanto v’era di sfarzoso, per la moglie e per le figlie. un commercio di compravendita continuo. Quelli che erano rimasti a casa si erano arricchiti col denaro degli americani, ed avevano continuato ad accrescere le loro ricchezze in seguito, riacquistando o comprando dagli americani ritornati, ciò che avevano loro venduto, prima, a prezzo di affezione.
Io a Mammola vissi in tutto dodici anni, i primi dieci ed altri due in seguito; a diciotto anni e due mesi, a cavallo ad un asino, accompagnato da un mio caro amico e da un mio cugino fino al trappeto (frantoio) di Ferrari, lasciai il paese per sempre. Era il 4 aprile 1895. La sera dormii a Reggio in un albergo presso S. Paolo, in corso Garibaldi; al mattino del 5 passai la visita militare e dichiarato idoneo – 4 su un centinaio – mi elevarono a capo drappello, e con i miei uomini nel pomeriggio m’imbarcai per Messina, bella e gentile città sicula.
Vi ritornai ancora forse due, forse tre volte, ma per pochi giorni e per rivedere i miei. Mia madre morì nel 1918, senza che io la vedessi, senza che sapessi neppure della sua malattia, mentre avrebbe tanto desiderato vedermi, mi fu detto; morì col mio nome sulle labbra, benedicendomi. Oh, Mamma adorata, anch’io avrei voluto rivederti; anch’io avrei voluto cogliere il tuo ultimo respiro e dirti: Mamma non morire, rimani ancora.
Il viaggio
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