Mani gelate

La città d’Anversa è poi situata, alla foce del fiume Flessinga quindi si era in acque dolci, ragione aggravante ancor più sulle cause del freddo. In camera funzionavano due stufe, una per coridoio, situate in un apposito andito, e con i fumaiuoli sul cassero, ai lati della carozza, ma un poco distaccati. Quando non erano le stufe armate, i buchi dei fumaiuoli venivano otturati con appositi tappi. Le stufe erano altresì nelle due casette dell’equipaggio. I fumaiuoli passavano dalla manica a vento, ossia, dalle maniche a vento. Esse da brave protettrici, non mancarono mai d’esercitare le proprie funzioni. Chi combinava a lavorare in coperta, poteva ogni tanto dare una capatina alla stufa, ma chi combinava a lavorare arriva, non poteva per più ragioni goderne gli effetti. Dico il vero: Più volte mi sono trovato (e come me, diversi altri) a correre in casetta a mettere le mani sotto le coltri, perché mezze gelate, ed allorché cominciavano a riscaldarsi (che sarebbe quando avviene la reazione del sangue) dal dolore piangevo come un bimbo. Vicino al fuoco non mi mettevo, perché sapevo (anche per esperienza) quanto sia peggio. Concludendo: Io non posso essere si smemoriato da essermene già dimenticato. Quando però sopraggiungeva la sera, che si andava in terra a divertirci, il freddo allora non era sentito, e neppure la pioggia era temuta; si scappava, si correva, per quale meta? Il divertimento! All’indirizzo il freddo era assai mitigato da bei caloriferi, che non lo facevano sentire per niente… quindi, nulla a temere.

La poltiglia delle strade dava un pochino a’ nervi, così pure le pozanghere, ma questo pure era sopportato con cri… cri… cristiana rassegnazione.

Cominciò intanto la caricazione che procedeva lenta si, ma continua. Venivano al nostro bordo, chiattoni d’una portata superiore fino alle 1000 T. carichi di barili di cemento che trasbordavano al nostro bordo.