Mirafiori

Si era ai primi mesi dell’anno 1963, cioè nel periodo più promettente alla prospettiva del boom economico italiano, e la Fiat per tutto il lavoro che aveva, non trovò  nessuna difficolta a mandarmi una richiesta di predisposizione ad un mio ingaggio, perché non trascorse neppure un mese dalla mia domanda che dall’ufficio assunzioni di questa azienda mi fu mandato un modulo da riempire e da rispedire a loro per poi essere chiamato a colloquio e a visita medica nel suo stabilimento per una eventuale assunzione.

Entra cosi a Mirafiori. L’impiegato dopo averci contati ci disse di seguirlo e messosi alla testa del gruppetto, entrò dentro il lungo fabbricato che avevamo percorso e ci accompagnò dove eravamo destinati. Come entrammo ci trovammo dinnanzi un immenso complesso metalmeccanico in movimento, dove in mezzo a un’assordante rumore di ferraglia ruotante, si vedevano una miriade di particolari del motore agganciate a interminabili catene trasportatori che si muovevano a varie altezze, mentre per terra si rincorrevano e si incrociavano centinaia di carrelli trasportatori carichi di telai e cassoni pieni anch’essi di particolari di macchine da lavorare. Per un po’, restai stralunato a guardare tutto quel movimento che a prima vista appariva incarbugliato e confusionario e che invece si svolgeva tutto secondo un piano ben predisposto e ordinato.