Mestieri
imbianchino, sindacalista, imprenditoreLivello di scolarizzazione
diploma di scuola media inferiorePaesi di emigrazione
SvizzeraData di partenza
1900Periodo storico
Periodo post-unitario (1876-1914)Ormai Luigi Fonti si è stabilito a Lugano, e vi ha messo su famiglia: da poco gli è nata la prima figlia, Vanda. Vive facendo vari lavori di manutenzione, e prosegue nel suo impegno all’interno del partito socialista. Un giorno riceve una richiesta di ospitalità per un compagno che farà, da lì a un decennio, parlare di sé.
Io non conoscevo personalmente Benito Mussolini prima che Tito Barboni mi chiedesse per lui ospitalità; conoscevo i suoi scritti improntati a fervente entusiasmo, e dei quali si rivelava la volontà di teorizzare il socialismo concepito come un bisogno di lotte e di rinnovamento, ma non ancora colui che più tardi doveva divenire sì tristemente famoso.
Mussolini, accompagnato da Barboni, mi si presentò come se la nostra conoscenza datasse da lungo tempo; un giovanottone impacciato nel suo vestito nuovo, ma non tanto da non lasciare trasparire la sua intelligenza e la sua determinazione a proseguire sulla via del socialismo; due occhioni pensosi e scrutatori che davvero non lo accusavano preda del miglior offerente. Anzi, ad udirlo, aveva una certa dolcezza nel timbro della voce e lo sguardo sembrava carezzevole. Barboni rimane a pranzo con noi, i nostri discorsi vertono sulla situazione del partito socialista Italia; si era tutti intransigenti, mia moglie compresa, in una fraterna solidarietà. Sulla mia scrivania c’era il bel volume “Il problema biologico e psicologico” di Romeo Manzoni, appena uscito, edito dalla società editrice Avanguardia Egisto Cagnoni; Mussolini lo vede, se ne impossessa, ed incomincia a discutere di biologia con mia moglie, la quale era colta e studiosa. Durante i pochi giorni che egli rimase a casa mia, abitavo in Viale Cassarati, si comportò in maniera corretta; non faceva che leggere, tenere in braccio la nostra piccola Vanda, di qualche mese di età, cui ventinove anni dopo doveva fare imprigionare il marito e farlo condannare dal tribunale speciale a venti anni di reclusione, e discutere di storia con mia moglie. Lo ritenevo un buono e bravo giovane, e forse tale era e sarebbe rimasto se il caso non l’avesse posto troppo in alto, sino a perdere il controllo di se stesso e della sua effettiva capacità. Gli sono mancate le qualità che Cicerin aveva in esuberanza. Mussolini cercava di educarsi, ma non gli fu facile, e non vi riuscì mai. Non poteva partecipare ai pranzi di corte perché non sapeva come comportarsi a tavola; se lo allontanavano dalle tagliatelle alla romagnola non riusciva a spolpare una coscia di pollo e a mangiare un piatto di asparagi senza inzaccherarsi lo sparato; mancava di eleganza e di tutto ciò che necessitava per essere ritenuto un gentiluomo. […]
La presunzione all’orgoglio l’avevano perduto fino a rendere lo strumento bieco della reazione non strana ed europeo. Intanto era partito da Lugano per Trento, e non lo rividi che nel 1914 ancora a Lugano; aveva già il cappello duro e si preparava a tradire il partito prima e l’Italia dopo, asservendo questa alla cupida politica di altri Stati.
Il viaggio
Mestieri
imbianchino, sindacalista, imprenditoreLivello di scolarizzazione
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1900Periodo storico
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