Mestieri
insegnanteLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
CinaData di partenza
10.1936Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Poco dopo il loro arrivo in Cina, i Bettoni vivono l’esperienza delle feste natalizie insieme alla comunità italiana.
La sera di Natale tutta la comunità italiana si trovò riunita nella grande Cappella del convento delle Suore Canossiane. Un Padre francescano era venuto, qualche giorno prima, da Nanchino per celebrare la Messa di mezzanotte. Dopo la celebrazione, le Suore avevano preparato una piccola festicciola nella grande sala dove, in un angolo, era stato allestito il bel Presepio al quale non mancava proprio nulla di tutto quello che eravamo soliti ammirare in quelli delle nostre Parrocchie cittadine, ormai lontane. Con noi era anche un piccolo gruppo di cinesi cattolici, soprattutto giovani coppie, dove lui, o lei, o tutte e due avevano studiato in istituti missionari di Shanghai, o Nanchino. Avevano pensato pure, le Suore, a noi ragazzi, facendoci trovare piccoli oggetti: medagliette, rosari, immaginine e quant’altro adatto a migliorare la nostra anima e la nostra mente; certo noi avremmo prederito ben altro, ma, insomma: merito alle buone intenzioni; e poi i dolciumi e le torte che avevano preparato compensavano l’altra piccola delusione, permettendoci di raggiungere e soddisfare la non trascurabile felicità della gola. La festa si concluse serenamente, anche se qualche ombra di malinconia era comparsa sui volti di tutti noi, soprattutto delle signore, più facili ad abbandonarsi alle suggestioni ed alle tenerezze di ricordi ormai lontani. Si pensava a parenti, zii, nonni, amici, a tutte le persone care lasciate. Non più concerti di campane di tutte le Chiese cittadine che facevano coro al suono possente di quelle della Cattedrale; niente luci sfolgoranti nelle vie, animate fino a tarda ora, niente negozi pieni di luci e colmi di gente, niente suoni di cornamuse, o Babbi Natale scampanellanti, anche se in quegli anni, per la verità, di Babbi Natale non ve n’erano molti nelle città italiane! […]
Il capodanno portò maggior spensieratezza, desiderio di ricominciare, di lasciarsi alle spalle la tristezza per le cose abbandonate, desiderio di iniziare, una volta per tutte, quella nuova vita che, in fin dei conti, si presentava, penso soprattutto per i grandi, ricca di promesse e di benessere, che valeva la pena di pagare con qualche sacrificio.
L’ultimo giorno dell’anno, per noi ragazzi venne organizzata una festa nel salone dell’unico albergo della città; quell’albergo, se ben ricordo, si chiamava “Burlingthon”, ed era costruito sul modello europeo. Anche qui vennero preparati dolci, organizzati giochi, accese lanterne, le bellissime lanterne cinesi in carta di riso, dai tanti colori. Con noi, presenti alla festa, erano le nostre madri che tutto vedevano e controllavano. Noi ci scatenammo e ci divertimmo fino a quando, stanchi, sazi e soddisfatti, ci riportarono alle nostre rispettive dimore dove, per quella sera, la servitù cinese si sarebbe occupata di noi, liberando da quell’impegno padri e madri che, nello stesso albergo, ripulito, risistemato e riaddobbato, furono ospitati fino a un’ora molto tarda per un pranzo alla cinese, ricchissimo di portate, non so quante decine, come ci raccontò poi mia Madre; cibi strani e sofisticati, consumati rigorosamente con bacchettine d’avorio sulle quali era stato impresso, in caratteri cinesi, il nome del commensale con gli auguri di buon anno…
Il pranzo era offerto dalla direzione della Società e vi partecipò tutto il personale italiano con l’aggiunta di importanti rappresentanti, con consorti al seguito, della Nomenklatura dell’allora governo del Generalissimo Chang-Kai-Scek. Fu un tripudio, un seguito di inchini, di battimani, di sorrisi, di brindisi alla cinese, di discorsi incomprensibili, e poi ancora, di battimani di brindisi e sorrisi, tutto inneggiante alla imperitura, eterna amicizia fra i due Paesi.
Il viaggio
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