Mestieri
impiegatoLivello di scolarizzazione
diploma di scuola media superiorePaesi di emigrazione
EtiopiaData di partenza
1935Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Natale 1935, Natale di guerra per Espedito Russo, impegnato nella conquista dell’Etiopia con il regio esercito. Nel suo diario, dove risuonano le frasi tipiche della retorica fascista dell’epoca, Russo trasmette anche sentimenti di nostalgia verso casa, amplificati dalla ricorrenza delle festività.
25 Dicembre 1935 XIV Pagina 41 del diario Natale!! Il Natale di quest’anno trova centinaia di migliaia di uomini lontani dalle loro case e dalle loro famiglia, in Eritrea, in Somalia, in Libia, in innumerevoli posti i guerra e di vigilanza. Trova centinaia di migliaia di donne italiane, madre, spose, sorelle, fidanzate, congiunti lontano dai loro cari. Trova tanti e tanti bambini che debbono fare Natale senza il loro padre. Tutto ciò crea naturalmente in innumerevoli cuori uno stato d’animo di intima malinconia, che ognuno degli interessati chiude in se stesso ma che traspare dall’atteggiamento dei volti e dell’espressione lontana degli occhi. Per la sua essenza profondamente umana questa malinconica nostalgia del soldato ha carattere sacro. Una penna retorica vi cancellerebbe intorno. Una penna consapevole resta guardinga. La bandiere della Patria si chiudono nelle anime rattristate e le toccano con dolcezza. La grande Madre carezza soavemente i suoi figli in guerra. Natale! Il nostro popolo sentimentale che ha il culto della famiglia e degli affetti intimi sente più fortemente di altri popoli la poesia di questo giorno simbolico, che l’umanità cristiana ha dedicato alle gioie domestiche come una sosta nel tumulto dell’annata, come una zona di serenità spirituale in mezzo al frenetico turbinio della lotta per la vita.
Natale! E’ il giorno del presepio, il giorno dell’albero, il giorno delle zampogne, il giorno del grande pranzo di famiglia coi figli e con i nipoti intorno ai vecchi, il giorno delle riconciliazioni coniugali intorno ad una culla, il giorno del bacio casto degli sposi sulla testa dei bimbi, il giorno che fanno lieti i fanciulli che li ricevono e lieti i grandi che li danno. Natale! Tutti i soldati vorrebbero essere oggi a casa. Tutte le donne vorrebbero essere oggi accanto agli sposi ed ai figli. Ciò è umano e logico, è santo. Imperiose e vitali ragioni di difesa impongono all’Italia questo Natale di guerra. Il popolo conosce tante ragioni ed ha espresso proprio in questi giorni la sua consapevolezza con il dono sublime delle “fedi nuziali” alla Patria. Di tale ragione i soldati e le loro madri, i soldati e le loro spose traggono la luce spirituale che illumina il loro Natale in guerra. Ognuno in cuor suo offre alla Patria come regalo di Natale la malinconia Natalizia della sua anima. E tutti questi doni si fondono nel cielo italiano in una specie di incenso etereo che profuma l’atmosfera della Patria e poi ascende sublime, verso l’immensità di Dio Tra Eritrea e l’Italia sono tesi oggi mille e mille invisibili fili ognuno dei quali è allacciato di qua e di là da un cuore. Cuore di uomini che battono forte sotto la maglia grigioverde. Cuori di donne che palpitano di amore. Di amore di madre, amore di sposa. Tutti questi fili invisibili formano nello spazio una grande Arpa arcana sulla quale l’Italia suona le sue canzoni di Natale. Canzoni di Presepio…canzoni di pastori e di zampogne…le tre messe di mezzanotte cantano i galli… i bimbi sorridono e sognano giocattoli… Nelle cucine brontolano le pentole…odor di panettone, di panforte, di mostaccioli… noci, mandorle, nocelle… Buon Natale alla vecchia che tramonta… Buon Natale al bimbo che sorge…La madre stringe il figlio tra le braccia…il figlio bacia i capelli bianchi della madre. Gioia buona negli occhi umidi …nei bicchieri fiammeggia il sugo della vigna bel sangue rosso della nostra terra sanguigna. Natale! Melanconia dolce! Melanconia santa, benedetta dalla Patria, nessuno la tocchi… Non è debolezza, ne è forza. Grande forza che gonfia le anime. La sentinella è al suo posto nella garitta, la guardia è al suo posto nella ridotta. Il Natale non turba il ritmo della guerra, il fante ha il fucile a portata di mano, pronto ad adoperarlo. La camicia nera ha il moschetto sulle ginocchia con il caricatore nell’incastro. Gli artiglieri sono accanto ai loro pezzi, l’aviatore è lesto a saltare in carlinga se giunge l’ordine di andare. Il marinaio è a poppa e a prora, al suo posto di dovere. Nel giorno di Natale l’esercito dell’Africa orientale monta la guardia alla Patria come tutti gli altri giorni, ma oggi la guardia è più seria, più vigile, più mistica, perché il soldato sente oggi interamente nel profondo dell’anima l’identità esistente fra la sua famiglia e l’Italia, fra l’avvenire della Patria e l’avvenire dei suoi figli. Ognuno sa che è qui per combattere, per il domani dei sui figlioli, perché essi trovino più spazio, più risorse, più facile la vita, meno dura la lotta per il pane quotidiano. L’udito dei soldati è teso, oggi, verso l’infinito di tutti i sogni i soldati ascoltano, nel cielo d’Italia rombano le campane della Patria…Bronzi di cattedrali…Campanelli di pieve e di parrocchie…Campane di montagna, di spiaggia e di marina. Ogni soldato cerca di conoscere la sua campana! Suonate, suonate, campane d’Italia…Suonate forte, più forte, più forte ancora…Suonate campane di Milano, campane di Bologna, campane di Firenze, campane di Roma, campane di Napoli, campane di Palermo, campane di Bari, campane di Trieste, Campane di Sassari… Suonate forte, belle campane di nostra terra, sante campane delle nostre chiese, dolci campane dei paeselli nei quali siamo nati…Suonate forte perché tutti vi odano i soldati e gli operai dell’Africa Orientale che son qua giù a combattere per fare grande l’Italia.
Il viaggio
Mestieri
impiegatoLivello di scolarizzazione
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EtiopiaData di partenza
1935Periodo storico
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