Mestieri
marinaioLivello di scolarizzazione
Paesi di emigrazione
LibiaData di partenza
1930Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Il racconto dell’attraversamento in nave del Canale di Suez e l’effetto prospettico che impressione Giuseppe De Gregori, al quale sembra che le navi fendano la sabbia invece che la stretta lingua di acqua.
Dopo qualche mese, appena ebbi sistemato tutto, mi recai a Genova, deciso ad accettare qualsiasi imbarco, pur sapendo quanto soffrivo lontano da casa. Dopo due giorni ero sul treno diretto a Palermo da dove mi sarei imbarcato su una grossa petroliera, battente bandiera ombra, in qualità di terzo ufficiale di macchina. Trasportava il petrolio greggio dal golfo Persico e aveva un’equipaggio di quarantasei persone, tutti italiani; qualcuno era munito di passaporto, non essendo iscritto nei ruoli della gente di mare e quindi sprovvisto di libretto di navigazione e anche di cognizioni marinaresche, l’armatore era inglese, la bandiera era Liberiana, la nave era in affitto ad una agenzia marittima italiana, ma a me tutto questo non interessava, l’importante era lo stipendio che era buono, però la nave era vecchia, quasi da demolire, e priva di accessori moderni per allievare l’equipaggio dal caldo del golfo Persico.
Con gli equipaggi così composti la disciplina andava a farsi benedire, comunque era un vivere democratico. Ricordo una discussione tra il secondo di coperta ed il carbonaio, ultimo nella graduatoria di bordo, ma non ultimo per istruzione ed intelligenza, questi sosteneva che ogni lavoro è decoroso e degno di rispetto. Il suo lavoro non era per niente piacevole, purtroppo doveva stare ore ed ore sulle testate dei motori principali, mentre questi erano in moto, muovendo bilancieri e valvole perchè erano a quattro tempi, e asciugava i residui di lubrificante, tutto questo con un caldo insopportabile.
Tutti eravamo sacrificati e per questo molte erano le lamentele e un giorno il nostro comandante ci disse scherzosamente: ” non dovete lamentarvi nei riguardi dell’armatore, egli ci da lo stipendio, da mangiare da dormire, la possibilità di girare il mondo senza spendere una lira e ci dice anche bravi”. Lo stretto di Gilbilterra l’avevo passato alcune volte, ma il canale di Suez era la prima volta. Nel punto ove vi sono due canali separati tra loro da una larga striscia di deserto, non è possibile vedere il letto dell’altro canale e quando incrociavamo altri piroscafi, essendo il traffico nei due sensi come sull’autostrada, a doppia carreggiata, sembrava di vedere le navi scorrere sulla sabbia del deserto, e la senzazione di essere in auto e non sulla nave. Il caldo si faceva sentire già molto nel mar Rosso per poi raggiungere il massimo nel golfo Persico, quando si risaliva il fiume Eufrate di notte si sentivano gli ululati di animali selvaggi provenienti dalle sponde ove si estendevano fitti palmizi. La nave era antiquata; perciò mancava di impianti moderni per la refrige razione dei locali, le gabine erano provviste soltanto di un semplice ventilatore che rimescolava soltanto aria calda, perciò tutti i sistemi per aver più fresco venivano escogitati. Una volta ero in cuccetta e non potendone più dal caldo, mi misi a dormire sul divano che era vicino ai due oblò e misi ad uno di essi la manica a vento e vi attaccai come prolunga l’estremitta di una gamba del pigiama e quindi vi infilai la testa, così potevo respirare un po’ d’aria fresca, riuscii a prendere sonno, ma haimè! qualcuno gettò della sporcizia fuori bordo e parte di essa finì proprio sulla mia faccia, visto che la mia invenzione aveva qualche diffetto ritornai in cuccetta non a dormire ma a fare il bagno turco. Benchè la nave fosse spinta da due motori di duemila cavalli ciascuno, raggiungeva appena la velocità di dieci miglia orarie, perciò quando si passava il canale di Suez, faceva sempre la capofila del convoglio, perchè i piloti addetti a questa mansione sceglievano sempre la nave meno veloce così nessun piroscafo poteva rimanere indietro.
Il viaggio
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