Nel blu dipinto di blu

Durante la mia permanenza in Germania, mamma venne operata per calcoli alla cistifellea, ma non volle assolutamente che io rientrassi. Ebbi comunque buone notizie sulla sua convalescenza da Carlo e zia Maria, che in settembre vennero a trovarmi; feci loro da guida a Heidelberg, Friburgo e Francoforte. Carlo mi raccontò le vacanze che avevano passato a Cesenatico e mi aggiornò sulla vita milanese. Già ai tempi della mia partenza sapevo che Carlo portava spesso mamma al cinema, grazie alla tessera di libero ingresso in molti locali che gli avevano dato in ditta, alla SIPRA, e ne ero stata contenta perché mamma godeva di tutte le occasioni che potevano capitarle ed era contenta di uscire col suo figliolo grande (la tessera era per due persone ma Pupa ci andava raramente, forse perché i film non erano adatti alla sua età o forse perché doveva studiare. In ogni caso le uscite di mamma e Carlo le facevano venire una rabbia….). Appresi però che nel corso di quegli anni il tenore della vita sociale della famiglia era decisamente aumentato. Avevano preso l’abitudine di andare al cinema Nazionale, in piazza Piemonte, tutti i sabati, con grande gioia dei due ragazzi e, sicuramente, anche di mamma. Mi parlò anche degli ultimi avvenimenti in Italia. Ero così lontana che non conoscevo quasi Mina e non sapevo che “Nel blu dipinto di blu” avesse vinto il Festival di San Remo! Anticipai loro la notizia che in dicembre sarei tornata definitivamente a casa: nel 1953, partendo, avevo detto che sarei stata lontana cinque anni. Erano passati. Feci un giro lungo per tornare a casa, visitai Salisburgo e Vienna e proprio a Vienna dovetti fare uno sforzo su me stessa per non recedere dai miei propositi: il direttore dell’albergo dove alloggiavo mi propose di lavorare alla reception, era il lavoro che avrei sempre voluto fare. Rifiutai. Tornavo a casa, era il Natale 1958.