Mestieri
ufficiale medicoLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
EtiopiaData di partenza
1936Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)A Manlio La Sorsa, ufficiale medico in servizio in Etiopia durante la guerra di aggressione italiana del 1936, l’occasione di entrare in contatto con la popolazione africana.
Non mai superfluo ripetere quanto sia difficile non dico far parlare un indigeno, ma deciderlo a uscire da quella naturale apatia, indifferenza direi quasi strafottenza, che lo caratterizza. Quando non à voglia di parlare fa credere di non capire o di non sapersi esprimere. Dopo molte insistenze sono riuscito a far cantare ad un ascaro ricoverato nel nostro ospedale, una fantasia di guerra e una d’amore; ma mentre il canto direi quasi melodioso, l’ispirazione semplice e rozza, le parole sono, povere, insipide con ancor più sceme divengono quando son tradotte in italiano. Si ripetono, rapide e un gioco musicale di accenti, battono e ribattono sempre su uno stesso motivo soave, pieno d’infinita dolcezza: ed è la sola cosa bella di tutta la fantasia.
O insistito per conoscere qualche storiella abissina qualche canzone caratteristica, quale per esempio la ninna-nanna; ma anche costui mi risponde che la mamma per addormentare il bambino non à bisogno di cantare. Per fargli capire che cos’è una storiella gli racconto io quella di cappuccetto rosso. E alla fine tutto giulivo mi dice che anche in Abissinia ce n’è una simile per far paura pii bambini e si chiama la storia del Cajè, che significa diavolo; dopo essersi mangiato la mamma, tenta di divorarsi il piccino, che però accortosene, corre a chiamare aiuto, e tutto il villaggio, armato di bastoni, uccide il Cajè… L’uomo nero si dice invece: regùm; e anche qui è abitudine minacciare i ragazzi irrequieti dicendo: se sei cattivo il regùm ti porterà via lontano. Perduta ogni speranza di conoscere una novella autentica abissina, gli domando come si fa la caccia al leone: ed egli mi dice che, mentre prima si preferiva la caccia con la freccia e l’arco, oggi per io più si va col fucile. La stagione più indicata è quella che va da aprile a tutto giugno vale a dire durante periodo delle piccole piogge. Le regioni dove più indicata la caccia al leone, sono il Goggiam e il Caffa. Alcuni amici si mettono d’accordo per andare insieme alla caccia del leone, e la mattina all’alba si recano nelle foreste e si dividono in piccoli gruppi, seguendo direzioni diverse. Quando uno di loro scorge la belva egli resta sul luogo per non perderla di vista e manda ad avvertire tutti i compagni, in modo che insieme circondano e chiudono in una cerchia stretta la povera bestia. Il primo colpo spetta a chi l’à vista per prima: gli altri tirano subito dopo, in modo che fra i tanti, almeno un colpo non fallirà. Quando il leone è morto, fanno una fantasia intorno; lo spellano e la pelle diviene di proprietà, ricordo e trofeo di che per primo lo vide, anche se il suo colpo falli. Ritornati al loro villaggio, fra canti e grida di gioia ripetono la fantasia e il possessore della preziosa pelle diventa l’eroe della giornata ricevendo i complimenti di tutti, il sorriso e l’ammirazione delle donne…
Il viaggio
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