Mestieri
medicoLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
Repubblica Ceca, SlovacchiaData di partenza
1968Periodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)Orazio Antonacci si confronta con gli universitari che assistono all’invasione della Cecoslovacchia da parte delle truppe sovietiche, nell’agosto del 1968. Molti provengono dai Paesi satelliti di Mosca che hanno partecipato all’occupazione, tutti dissentono e protestano contro la repressione della libertà.
Praha 25.8.1968
Secondo giorno a Praga. La prima notte è trascorsa nell’interno della stazione principale circondata dalle truppe occupanti. Pare che i russi abbiano molta paura degli attentati: in due mi hanno fatto entrare, armi in pugno, in una stanza, per perquisire il bagaglio. Alle cinque del mattino, finito il coprifuoco, ci siamo avviati a piedi verso l’ambasciata italiana. Passiamo sotto la statua di S. Venceslao coperta di fiori, bandiere e manifesti ed attraversiamo la piazza deserta e sorvegliata da diecine di carri armati. Dall’ambasciata italiana stanno per partire alcuni pulman e macchine per l’Italia. Preferisco rimanere e cerco di raggiungere l’aeroporto di Praga dove è parcheggiata la mia macchina. Un collega, medico a Venezia, gentilmente e coraggiosamente mi accompagna. I controlli sono fatti dai bulgari, mentre l’aerostazione presidiatissima pullula di ufficiali sovietici. Grandi auto scure con le tendine abbassate arrivano e partono per Praga. Hanno targhe Ceche: collaborazionisti? La macchina non si trova. Il maggiore Markoff mi consiglia di tornare a vedere dopo 3 giorni. Ritorno indietro a piedi, il collega è stato costretto a ripartire subito. Un ufficiale cecoslovacco mi fa sapere che lo troverò all’ambasciata. Mi accompagna sino alle nazionali. Una autoblindo degli occupanti chiede una informazione. L’ufficiale li manda per la strada sbagliata. È piena di carri armati. In molte strade non si passa. Oggi è domenica. La città è tutta tappezzata di scritti e manifesti. La gente affolla la piazza. Quasi tutti portano una piccola coccarda con i colori della bandiera nazionale listata a lutto. E’ significativo che la portino anche soldati e poliziotti. Questi ultimi. permanentemente di guardia armati dinanzi ai commissariati. Ho notizie di come si è svolto il congresso straordinario del partito. Non esistono più indicazioni delle strade i cui nomi vengono sostituiti con quelli dei leaders del nuovo corso. Anche i numeri civici sono scomparsi. La gente per strada si rifiuta di dare informazioni. Un elicottero sovietico fa cadere volantini che riportano articoli e fotografie della Pravda. In una di queste si vede il Presidente Svoboda in compagnia dei leaders sovietici. Vengono raccolti e bruciati senza che vengano neppure letti. La sera del 25 agosto, domenica, sono nella portineria del collegio che ci ospita. Non c’è personale e gli studenti provvedono a turno al servizio. Ascolto la radio in compagnia di 4 studenti appartenenti ognuno ad uno dei paesi che hanno invaso con l’URSS la Cecoslovacchia. Scherzando li chiamo “occupanti!” Rispondono sorridendo e con gesti che fanno chiaramente capire la loro riprovazione per l’aggressione. Anche loro definiscono i Russi novy nazi. L. è uno studente che proviene da una città del sud della Polonia. Tra le altre lingue conosce anche l’italiano. Mi aiuta a capire quello che trasmettono le radio clandestine. Molto intelligente, ha delle felici battute: mentre cambia stazione ironizza: “ora ascoltiamo qualcosa di umoristico da radio Mosca”. Il tedesco orientale mi fa domande circa la possibilità di venire in occidente con l’aiuto della nostra ambasciata. E’ stanco del regime del suo paese e disapprova nella maniera più categorica la partecipazione dei tedeschi orientali all’aggressione. Questi giovani hanno preparato un documento di aspra condanna per conto dell’Unione degli studenti africani. Vi si parla apertamente di aggressione e si ribadisce che l’autonomia non è in contraddizione con la solidarietà tra paesi socialisti.
Il viaggio
Mestieri
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