Mestieri
Operaio, artigiano, sindacalistaLivello di scolarizzazione
licenza elementarePaesi di emigrazione
FranciaData di partenza
1919Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Gino Mangini, socialista perseguitato dal fascismo, sente su di sé la pressione della polizia segreta, l’Ovra, che nella sua memoria chiama “Ombra”
Forse avranno messo find’da principio un’agente alle mie calcagna, forse era la stessa Ombra che sentivo sempre vicino, che indagava sul mio comportamento, come se non fosse già tutto scritto nei loro Archivi, bastava aprire la mia Cartella dove resultavano le mie condanne per aver creato delle serie difficoltà per il rilascio a suo tempo del mio passaporto, e tutto sarebbe tornato a galla e anche chiarito come sempre alla luce del Sole.
Ma la mia mente era diventata un Vulcano in piena erruzione, e tante furono le cose che si sviluppavano in quel poco tempo a disposizione, che tutti i miei cari compagni di Parigi mi avevano predetto. E se poi loro avessero avuto ragione? Che senza volerlo sapere ero caduto in quel circolo, il cui cerchio ora si stava stringendo intorno al collo come un cappio già insaponato?
Sarebbe stata la mia più grande fesseria che avevo commesso nella vita, nella mia esistenza c’era un passato ed un presente che continuava, e tutto ciò era già alla conoscienza del capo del governo perché di quel passato era stato trascorso insieme a lui, e poi, erano già tre anni che mi trovavo lontano dal paese, ed erano stati i più difficili, i più contrastati, non riuscivo proprio a quel punto a trovare il vero rapporto strettamente diretto frà me ed il mio paese.
E tutto questo per avere ascoltato del puro sentimentalismo di un padre verso il proprio figlio, ma la politica ed il sentimento sono due cose che spesso non vanno mai d’accordo, che fanno veramente a pugni frà loro, e perde sempre il sentimento sopraffatto della sporca politica in’atto.
La mattina dopo ci trovammo in Questura per il ritiro dei passaporti della famiglia, le mie previsioni cominciarono a realizzarsi non appena entrai nell’Ufficio addetto al rilascio dei passaporti stessi, le Ombre non erano più tali, ma cominciavano a prendere una forma di realtà, una realtà che si presentava in un momento assai difficile per me, tutti i passaporti erano già pronti e vistati e registrati meno il mio, feci allora una sola osservazione, ma che voleva essere allo stesso tempo una precisa domanda, forse ritenuta troppo ingenua per loro, perché mi risero in faccia talmente doveva essere puerile la mia osservazione, volli non dimeno parlare [col] capo Ufficio, era un Commissario del Sud, il quale senza preamboli mi disse: “questo è l’ordine ricevuto che ci anno impartito, elementi come lei gli vogliono tenere d’Occhio qui in casa nostra” poi dandomi del tù come se fossi già un’imputato sotto interrogatorio continuò, “non puoi più partire hai fatto molto male, eri in Francia al sicuro e sei tornato peggio per tè”. La loro logica era piuttosto giusta, mi avevano fregato, meglio sarebbe dire che mi ero fregato colle mie stesse mani da solo, nessuno mi parlava durante il mio soggiorno, ma tutti si erano interessati di me e dei miei muovimenti, e poi riferivano in’alto che aveva preso contro la mia persona dei drastici provvedimenti che erano stati emessi per avermi sotto il vigile Occhio in patria, come vi aveva detto il Comm. si doveva a loro avviso aprire per me una nuova vita, la peggiore che io avessi mai passato e desiderato di passare, senza la libertà.
Dissi al Comm. tanto per dire qualcosa, “questo mio breve ritorno può significare che non avevo nulla da nascondere” e lui ridendo, “non nascondi nulla, ma il dossie parla per te, infatti, è molto chiaro ed assai edificante, non nasconde nulla, c’è tutto il tuo passato arroventato, prima della guerra durante la guerra col tuo arresto a Sesto Fiorentino la tua Diserzione, la tua participazione hai fatti di Torino poi l’Albania ecc. ecc.” non ascoltai di più uscii dall’Ufficio a testa bassa per commentare l’accaduto con l’Allievo Ufficiale dei Carabinieri, si mise subito in muovimento parlando col capo Cabinetto del Questore, che vennero fuori insieme verso di me, io lo conoscievo il Capo Gabinetto da molti anni, infatti riconosciendomi mi disse: “Gino sei tù l’interessato?” era stato Delegato di P.S. alla Lastra a Signa conoscieva bene la mia famiglia, e la mia attività politica, messo al corrente della triste situazione in cui sarebbe andata a trovarsi la mia famiglia residente a Parigi, mi ascoltò colla massima attenzione, il suo volto sembrava alimentasse buone speranze, non si era mai oscurato, e la sua faccia da buon tempone non smentiva le mie previsioni, anzi, sembrava più tosto e incline alla comprensione verso di me, sorridendo ritornò poi nel suo Ufficio, riapparve poco dopo col mio passaporto in mano, non credevo hai miei Occhi, la fortuna mi era rimasta fedele, dandomi il passaporto mi disse, “prendi, ma parti subito senza esitazione prima che si scopra l’inganno, e se puoi, non tornare più, ti avverto, questo non è stato registrato, c’è il visto per l’autorizzazione d’uscita soltanto”, mi tese la mano, stavo per aprire la bocca, lui si portò l’indice alle labbra come dire, stai zitto, non dire nulla, basta così, ci stringemmo la mano e lui rientrò nel suo Ufficio.
In quell’istante compresi quanto doveva essere forte l’apparato fascista, anche se non era ancora padrone di tutto il potere nel paese, compresi che tutte le maglie della catena presto sarebbero state saldate intorno all’italia, compresi anche perché mio Cognato Serafino volle lasciare in tempo il paese prima che l’aria cominciasse veramente ad inquinarsi diventando irrespirabile, avvelenata per uomini abituati a vivere e pensare liberamente nella vera democrazia.
Il viaggio
Mestieri
Operaio, artigiano, sindacalistaLivello di scolarizzazione
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FranciaData di partenza
1919Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Gli altri racconti di Gino Mangini
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