Orient Express

Dicembre 1939

Tornando dalla Legazione, Gino mi ha detto: “Vuoi andare in Italia per Natale? Devo parlare con qualcuno al Ministero”. “Sono felice, ma come andremo?” “Con un aereo militare, Baghdad-Roma. Pernotteremo a Rodi”. “Una meraviglia”.

Siamo andati a Spezia, in casa dei miei suoceri. Siamo stati accolti da due piccoli bambini biondi, vestiti uguali, con un minuscolo mazzo di fiori in mano, sono il figlio e la figlia delle mie cognate, adorabili.

Poi Livorno, ma com’è triste la casa senza Mammà. Gino va a Roma, ed io da Maria Stella a Firenze, a fare commissioni.

Per tornare in Iran prendiamo l’Orient Express fino a Costantinopoli, e poi altro vagone letto fino a Baghdad.

Scendo dal treno con la faccia tumefatta dai pinzi delle cimici! Che orrore! Mille chilometri di macchina, e la nostra bella, comoda casa.

Com’è bello avere una macchina, poter spendere senza contare le lire, comperare tappeti, porcellane.

Adesso portiamo occhiali da sole Zeiss, invece di quelli comperati dal tabaccaio.

Sono viziata, coccolata, elegante, giovane. Sono la prima signora della Legazione, perché il Ministro è diviso dalla moglie da molti anni.

Tra pochi giorni ci sarà il matrimonio del figlio dello Shah Reza Pahlevi, con Fauzia d’Egitto. Verrà

una delegazione dall’Italia, con il Duca di Spoleto.

Conosco bene il Duca, perché è stato a Livorno per un periodo, e viveva vicino a noi.