Mestieri
operaio, commercianteLivello di scolarizzazione
licenza elementarePaesi di emigrazione
Stati Uniti d'AmericaData di partenza
1926Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Anno 1927: il giovane Antonino, sedicenne, ha deciso che è arrivato il momento di lasciare Buenos Aires e l’Argentina per cercare la fortuna negli Stati Uniti d’America. Riesce a convincere i genitori a firmare i documenti presso il consolato, raccoglie i pochi spiccioli che ha ottenuto in prestito da un amico più grande di lui, e si imbarca diretto verso una nuova vita.
Era un giorno eccessivamente caldo a Buenos Aires. Era la prima settimana del febbraio 1927, a metà di un’estate calda. Appena il Console mi diede la disposizione del visto, con il giuramento che dovevo farla firmare ai miei genitori, andai a casa nel quartiere di Barracas, dove come al solito mia madre mi aspettava sulla porta. Non appena mi vide, entrò in fretta per riscaldare il lesso che aveva preparato per me. Le raccontai che ero stato al Consolato nord-americano e che sia lei, quanto papà sarebbero dovuti andare a firmare i documenti. Più tardi tornò a casa mio padre, dopo una lunga e pesante giornata di lavoro nella fabbrica di sacchi e gli raccontai tutto ciò che avevo fatto. Disse che il giorno dopo sarebbe mancato dal lavoro e tutti insieme saremmo andati al Consolato Americano. Così fu!
Mia madre camminava molto lentamente e allora ogni tanto io e papà dovevamo aspettarla. Di fronte al Consolato mia madre disse che non era più sicura di voler firmare i documenti.
Il suo commento mi intimorì e mi fece sentire nell’incertezza. Se non avesse firmato? Che avrebbe detto al Console? Affettuosamente andai accanto a lei dicendole che le volevo bene e chiedendole di firmare. Il Console ci aspettava e davanti a se, c’erano le carte che si dovevano firmare.
Senza formalità chiese a mio padre di firmare sulla riga inferiore; siccome mio padre non sapeva farlo, mise una croce nel posto che il Console gli aveva indicato. Mia madre che neanche sapeva firmare fece lo stesso. Il Console, quando ci congedammo mi augurò buona fortuna e mi disse di non dimenticare mai la mamma. In una settimana il visto sarebbe stato pronto. Non potetti conciliare il sonno quella sera. Ero il ragazzo più felice del mondo ed ero tanto eccitato che non sapevo cosa fare.
Finite tutte le pratiche non restava che aspettare l’arrivo del 4 marzo. I giorni passavano e di sera quasi non dormivo, aspettando la data della partenza. Finalmente arrivò. Così cominciarono le mie avventure.
Mangiammo l’abbondante cena che la mamma aveva preparato e poi cominciai ad imballare la roba. Parecchie volte tirai fuori dalla tasca il denaro e lo contai. Otto dollari a un dollaro. Li riposi e mi preparai a partire verso il porto. I miei genitori mi accompagnarono per salutarmi. Quando arrivò il momento di salire la scaletta, abbracciai lungamente mia madre e dopo mio padre. In quel momento una signora di mezz’età stava per salire la scaletta, accompagnata dai due suoi figli per salire a bordo. Mia madre si avvicinò a lei e le chiese se facesse il viaggio per New York. “Si fu la sua risposta”. Viaggio con i miei due figli. Abbracciandola mia madre la pregò di sorvegliarmi. La signora, allora, si presentò dicendo di chiamarsi Antonia Carabe ed i suoi figli Antonio e Raffaello. Tutti noi sorveglieremo suo figlio, per favore non si preoccupi. Sento che ho incontrato un altro figlio.
Osservai che mia madre si tranquillizzava abbastanza dopo aver conosciuto la signora Antonia. Già a bordo, fermo sulla ringhiera, gridai a mia madre: “mamma ti voglio tanto bene e non ti dimenticherò”. Ritornerò un giorno. Di colpo mi accorsi che la nave si muoveva e corsi a coperta per dare l’ultimo addio a mia madre. Quando la nave entrò nel Canale di Rio della Plata, non potei vederla più. Sentendomi solo, scesi nella cuccetta per dormire. Andai in bagno e cercai nei miei pantaloni per assicurarmi che i miei 8 dollari erano ancora lì. Era tutto quello che avevo e dovevo stare attento. Mi buttai sulla cuccetta, ma il rumore che provocavano le eliche,
non mi lasciava dormire. Cominciai a pensare cosa mi avrebbe riservato il futuro e finalmente mi addormentai.
Il viaggio
Mestieri
operaio, commercianteLivello di scolarizzazione
licenza elementarePaesi di emigrazione
Stati Uniti d'AmericaData di partenza
1926Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Gli altri racconti di Antonino Di Rosa
La Statua della Libertà
Era l’alba del 27 marzo. Andai in coperta con l’intenzione di vedere terra e contemplare la...
Torna nel tuo paese
Finiva aprile quando cominciò veramente il lavoro. Era un lavoro pesante, collocando delle nuove rotaie ed...
Essex 4 porte
Il mio amico Chickie mi invitò ad accompagnarlo ad un’asta pubblica che avrebbe avuto luogo sulla...
Un Natale perfetto
Nella terza settimana di ottobre 1931, nacque nostra figlia. I nostri amici e vicini, vennero a...
Carbone per il presidente Roosvelt
Grande fu la mia sorpresa quando il giorno 6 novembre 1938 ricevetti una busta di gran...