Paesi di emigrazione
SpagnaData di partenza
1980Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Nel taccuino di Antonio, trova posto il ricordo di un incontro particolare con i bambini di una piccola città andalusa.
La terra era una crosta dura con rughe d’argilla, il sangue era acqua scura e sudore.
L’uomo era un arco piegato sulla terra, con un braccio di bronzo.
La terra era una crosta dura e l’acqua scorreva dal canale come da una vena recisa.
(Venta Nueva)
Loja. Case bianche, una contro l’altra, addossate come tanti gradini sconnessi. Case piccole, rette da un precario equilibrio di muri e panni stesi. Alloggiai nel punto più rumoroso della cittadina. Traffico, musica, discorsi s’intrecciarono senza sosta sino al mattino. Un’insegna al neon gettava un raggio azzurro su una parete. Indolenza e malavoglia. Tuttavia mi alzai, ridiscesi in strada e rifeci gli stessi passi del giorno prima. Con la flemma d’un vagabondo vagai a lungo indagando tra una crepa di un muro e l’infisso di una porta, lo zoccolo d’un mulo e un geranio avvizzito. La vita diurna procedeva regolare. I panettieri distribuivano grosse pagnotte infarinate passando di contrada in contrada. Uomini e donne, bambini e animali: tutti in regolare armonia. Giugno è un mese estivo e soprattutto in questo periodo l’acqua è l’elemento principale per ogni genere d’attività, sia essa mentale o fisica. Questo pensiero divenne presto il mio problema e obiettivo principale. Risalii per una strada del centro, svoltai a destra, … poi non ricordo. Fuénte de los Veinticinco Canàs, 25 getti d’acqua all’ombra del grande muro. Un sorso, un fresco piacere. Venerai quell’acqua come la cosa più magica e sacra della terra, senza aggiungere ulteriori pensieri.
Quando incontrai i bambini era giunto ormai il momento di partire. Per scenografia avevo un’altra fontana più piccola, la vetrina d’un droghiere e un portone semichiuso. I bambini erano cinque. Incuriositi dal mio aspetto si avvicinarono ponendomi alcune domande a cui seguirono le mie traballanti risposte. Divertiti continuammo così per quasi un’ora, poi fui io a porre loro una domanda, pronunciando solo quel nome: Federico Garcia Lorca?
D’improvviso ammutolirono. Il più grande, ritirò il suo sorriso e, ostentando fierezza e severità, rispose: ES UN ROJO, ES UN MALO! (É un rosso, è un cattivo!). L’orologio indicava le due del pomeriggio. Mi congedai frettolosamente e raggiunsi l’auto-bus già pronto sul piazzale, e ripartii … portando con me quelle parole.
Il viaggio
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SpagnaData di partenza
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Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Gli altri racconti di Antonio Gramatica
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