Paesi di emigrazione
Bosnia-ErzegovinaData di partenza
1984Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Lucio Italo Brusorio racconta l’atmosfera distesa che si respira all’interno di un gruppo che sta per partire in pullman da Milano alla volta di Medjugorje, luogo di culto per molti cristiani.
L’emozione diffusa tre tutti coloro che con noi devono partire, è ben contenuta dai gesti misurati, dal tono non spensierato e ciarliero delle partenze in comitiva, dai richiami appena accennati con la mano, da sorrisi di intesa, da volti che ridiventano subito seri perché occupati, nelle piazzetta accanto a una vecchie chiesa, a sistemare, seppur momentaneamente, borse e valige e, per i frati di laggiù, lattine d’olio, fustini di detersivi, da portare come saluto reso concreto da un piccolo gesto di generosità. Depongo anch’io le mie cose e mi guardo attorno lievemente impacciato. A volte ricordiamo anche i nomi, altre soltanto l’espressione del viso riaccende i contorni conosciuti al tempo in cui eravamo più giovani. Sono le conoscenze di un tempo, quando abitavo a Milano, nate nel fervore di una comunità cristiana in crescita e che in questa trovava amicizia, dialogo. I saluti che si incrociano sono gioviali ma non cercano, oltre la momentanea cortesia, di approfondire, di creare dialogo in curiose, reciproche confidenze perché tutto potrebbe essere interrotto nell’istante dopo. Il gruppo sta man mano aumentando. Noto tra le persone due modi di comportamento: uno quieto, quasi timoroso e modesto, l’altro più esuberante nei gesti e nella voce.
Penso ai diversi modi di affrontare il viaggio. Ma ben presto mi rendo conto che i più indaffarati a dare ordini, a sistemare, a guardare l’orologio e a preoccuparci di ogni piccole cosa, sono quelli che rimangono a casa. Non riesco ad azzeccarne una, mi dico dopo aver valutato come assistenti alla partenza una coppia anziana, tranquilla e modesta in tutto. L’arrivo del pullman scioglie ogni dubbio e ci divide decisamente in due parti ben definite. Sistemo la borsa a metà del pullman, proprio vicino alla coppia anziana. Mi guardo attorno con veloci sguardi. Ci guardiamo attorno come ad imprimere subito e bene i volti dei vicini di viaggio. Annalisa è seduta accanto a me, e dietro c’è sua mamma che, come prevedevo, già trova un ulteriore appoggio nella coppia che sta giusto dietro a lei. Il gusto del possesso si fa acuto e limitato al proprio posto e alle persone accanto. Con altri ci scambiamo volentieri osservazioni sulla struttura del pullman. Il pensiero di tutti corre veloce al lungo tempo durante il quale questo mezzo di comunicazione dovrà ospitarci per gli oltre mille chilometri. Ma poi, grazie alla ridente accettazione che sa diventare in alcuni euforia, i sedili che non sono in effetti un gioiello di comodità diventano, se non altro, sicuri abitacoli. E anch’io mi lascio prendere dal comune senso di adesione, senza porre nessuno dei miei nascosti freni, pensando soltanto a quella calamita lontana che da ora e proprio su questo automezzo si fa espressione concreta.
Improvvise esplosioni di gioia salutano l’arrivo di una suora insieme ad altre persone. La suora sorride pacioccona, si scusa del ritardo di cui dice di non aver colpa, e risponde poi scherzosamente di non sentire affatto la punizione né l’umiliazione di prendere posto in fondo al pullman.
Il viaggio
Paesi di emigrazione
Bosnia-ErzegovinaData di partenza
1984Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Gli altri racconti di Lucio Italo Brusorio
Riflessioni lungo la strada
Il parroco seduto all'inizio del pullman ora dice brevi parole sullo scopo del nostro viaggio, del...
Il santuario di Medjugorje
La chiesa è illuminata. Non c'è spreco, non c'è abbondanza, non sono luci a fenta, e...
Il ponte di Mostar
A piedi, ora percorriamo il centro di Mostar. Il simbolo della città, uno stretto ponte fortemente...
Tra le case dei veggenti
Il pullman ci lascia poco dopo aver superato la chiesa, a causa del percorso sempre più...