Mestieri
perito edileLivello di scolarizzazione
diploma di scuola media superiorePaesi di emigrazione
ArgentinaData di partenza
1948Periodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)Temi
lavoroTemi
lavoroDaniele Triches spende alcune parole sul suo diario per descrivere le qualità umane e professionali dei peones, i tipici braccianti a giornata così chiamati in America meridionale.
Sono lo scalino più basso nel mondo del lavoro, quasi tutti analfabeti e addetti ai lavori più pesanti e umili; il lavoro manuale insomma, dove la testa nel senso di ragionare – non c’entra proprio per niente. Eppure anche tra loro c’era tutta una serie di “specializzazioni”; c’era il peòn de campo (quello dedicato prevalentemente alla pastorizia delle vacche e cavalli); quello di fabbrica o de taller (officina meccanica, di riparazione auto, di falegnameria, ecc.) quello del tambo (ossia dedicato all’estancia e al recinto degli animali con magari la mungitura delle vacche, che doveva andare a prendersi perchè vivevano allo stato semi-brado); quello dedicato alle pecore, che doveva mungere per quel po’ di latte che servisse e anche alla esquila (tosatura). Poi c’era quello più fidato che si occupava della casa, della sua pulizia, provvedere la legna e accendere i fuochi, ammazzare il bestiame, scuoiarlo e fare “el asado” (carne alla brace, cotta con diversi sistemi, che era il pasto principale per tutti (come dire da noi fare la polenta due volte al giorno); c’era il peòn de oficina (ufficio); il più “intellettuale” perchè stava in mezzo alle carte e ne menava vanto, il suo compito era la pulizia, accendere il fuoco nelle stufe prima che si arrivasse e mantenerlo acceso per tutto il giorno. Fungeva anche da usciere e riportava magari le richieste dei suoi pari; aveva però l’assoluta proibizione di toccare le carte, perchè quando metteva mano alla pulizia dei tavoli e scrivanie, le spostava e riammucchiava di modo che ci voleva del buon tempo per ritrovare quella che ti serviva. Il suo compito era anche quello di mantenere la coccoma sempre piena di acqua bollente e faceva il caffè o il nate. Quelli che lavoravano nei cantieri erano anche, dopo qualche tempo, abbastanza bravi. Erano i peònes de albanl (manovali dei muratori). Se dovevano fare la malta o del calcestruzzo, gli s’insegnava a contare le palate di sabbia, ghiaia e cemento; così ne veniva fuori che per fare un “pastone” di calcestruzzo contavano per esempio 20 palate di ghiaia, 10 di sabbia e 5 di cemento (questo poteva variare a seconda se il pastone doveva essere più magro o più grasso, quindi doveva variare il numero delle palate di cemento e quì sorgevano quasi sempre i problemi, perchè la conta si complicava), poi dovevano mettere, per le 30 palate, tanti bussolotti di acqua, nè uno di più nè uno di meno. Per essere sicuri che contavano bene le palate, perchè nel conteggiare non era difficile che si sbagliassero o perdessero il conto, gli si davano dei sassolini, tondi, più grandi per la ghiaia e più piccoli per la sabbia; per il cemento dei sassi fatti a’ scaglia e per l’acqua degli stecchi. Quando ali si diceva di farlo, il pastone, più grasso mettevano una palata di più, più magro una di meno e per il normale le cinque palate.
C’erano dei peòn che non sapevano usare il badile, il piccone forse non l’avevano neanche mai visto e spingere una carriola piena un esercizio difficile, specie quando dovevano guidarla sui ponteggi o piani inclinati. Quì c’era da stare attenti e, naturalmente, mai starci di sotto.
Il viaggio
Mestieri
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ArgentinaData di partenza
1948Periodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)Gli altri racconti di Daniele Triches
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