Mestieri
agronomo, fattore, allevatore, piccolo imprenditoreLivello di scolarizzazione
diplomaPaesi di emigrazione
BrasileData di partenza
1.1889Periodo storico
Periodo post-unitario (1876-1914)Diletto è ormai l’uomo di fiducia del proprietario della fazenda in cui si trova. Scrivendo al suocero, gli raccomanda quanto fare per il bene della figlia, a questo affidata.
Carissimo signor Celso,
È qualche giorno che ricevei l’ultima sua lettera e mi consolo moltissimo nel sentire che state tutti bene, come sempre al presente di noi. Come pure gli interessi per ora seguitano andarmi bene tutto, come pure anche vo crescendo di stima presso il mio buonissimo Principale. Solo le dissi che non ho mai un momento di pace, non mi riesce, se voglio fare il mio dovere, avere libero neppure mezza ora e tante volte anche la sera fino a tardi mi tengono occupato, se non altro che fare, a parlare. […]
Uno di questi giorni le spedirò una cambiale di lire 205 che riscoterà alla Banca di Firenze. Gli mando questa piccola somma, intanto, perché io desidero che la mia Urania impari un mestiere, perché fa sempre bene sapere qualche cosa. Voglio che impari la lingua francese, [mentre] il mestiere che desidero che impari sarebbe la sarta Che gliene pare, non è buona la mia idea [?] E’ sempre bene avere una professione nelle mani, che io ne ho la prova. Ché se io non fosse stato abilitato in qualche cosa mi sarei trovato molto male, per cui penso che la professione non è cosa che disonori ne agravi ed anzi è un cassettino di denaro da usufruire in qualche momento critico della vita. Perciò la preghi a mio nome a volersi mettere con passione e imparare bene, che io ne sentirò molto piacere.
Uno di questi giorni scriverà anche l’Albina alla Maria e Urania e le descriverà estesamente come ci troviamo qui.
Io non ho sofferto mai tanto caldo come questi giorni passati e costà chi sa che freddo che farà ora. Noi qui mangiamo i cetrioli e fra poco mangeremo i cocomeri; le fragole è poco che sono finite, insomma e propria estate.
Mi dice del caffè, si figuri se ce il caffè buono: qui il lavoro principale e il caffè e si trova di tutte le qualità. E qui il mio padrone ne possiede dei monti di miglia tutti piantati di caffè e nei magazzini migliaia di quintali. Ma non posso mandarne perché e solo a grande quantità che lo vendono e poi non merita il conto neppure ai negozianti fare piccole partite. La partita più piccola che fanno qui [presso] il mio padrone e di 500 quintali e lo vendono due lire al chilo e due e mezzo e delle quantità anche meno.
Non lo crederà, ma pure e vero, io da che sono nel Brasile non mi piace più il caffè. Non ne prendo quasi mai e tutto il mio bere si riduce all’acqua, perché il vino, dopo essere carissimo e cattivissimo, tutto fatturato. E se pure se ne trova da qualcuno proprio del buono, non costa meno di dieci o dodici lire al litro. Quasi non mi ricordo più come è quel vino frizzante che tante volte desidero con tanta volontà: e pure bisogna fame a meno.
Il viaggio
Mestieri
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1.1889Periodo storico
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