Mestieri
inpiegatoLivello di scolarizzazione
licenza elementarePaesi di emigrazione
LibiaData di partenza
1911Periodo storico
Periodo post-unitario (1876-1914)Nonostante la guerra italo-turca si sia conclusa da alcuni mesi, le truppe del Regio Esercito continuano a incontrare sacche di ostilità e resistenza tra la popolazione araba. Ne seguono scontri, che portano a ulteriori spargimenti di sangue.
12 Febbraio – Notte = Alle ore 7, in seguito ad ordine del Comandante la Zona, la nostra Batteria si reca ad occupare la posizione a Sud, in prossimità della Ridotta Lombardia. Alle ore 10,35 apre il fuoco la Batteria “d’Angelo” in varie posizioni adiacenti al Marabutto e in direzione Sud-Est. La nostra Batteria, appena giunta sul posto, apre il fuoco contro gruppi nemici senza però che loro rispondessero; continuò così per poco tempo, disperdendo il nemico e terminando l’azione con alzo 24. Questo silenzio, al momento senza resistenza alcuna, diede dei sospetti. Difatti, il giorno addietro alle ore 22, per mezzo del nostro riflettore che rischiarava la zona a noi circostante, si scorsero dei gruppi di Beduini che venivano man mano avvicinandosi sul pianoro del Vallone Omboch e nelle adiacenze della Ridotta Lombardia. Altre colonne più in forza venivano su detta posizione distanti circa 600 metri. Alla Ridotta Lombardia presidiava una Compagnia del 5° Alpini del Battaglione Edolo, con una Sezione di Mitragliatrici; alla Ridotta “A bis”, ora “Calabria”, presidiava la 5° Compagnia del 26° Fanteria con una Sezione Mitragliatrici del 55° Fanteria (che disgraziatamente non poté funzionare causa di guasti momentanei) e una sezione della nostra Batteria, cioè due pezzi. Appena giunti ad una distanza brevissima, si aprì il fuoco disperato contro la massa nemica che in maggior parte era davanti alla Ridotta Lombardia. La sopraddetta Compagnia 5° Alpini, dimostrò valore, coraggio e forza, senza mai sospendere in tutte le 5 ore di fuoco nemmeno un solo momento ed evitando così di penetrare nella Ridotta com’era intenzione del nemico. Fu uno spettacolo da non immaginare: sentire quei Beduini, sotto la tempesta del nostro fuoco, gridare e precipitarsi verso la nostra Ridotta chi con armi e chi con qualche bomba a mano, credendo di poter raggiungere tale punto, sebbene non fosse loro possibile. Sempre hanno combattuto a brevi passi sotto lo impulso del loro fanatismo religioso. Continuò un fuoco celere per ben 5 ore, poi in seguito il fuoco si fa lento, e in ultimo i nostri colpi cadevano sopra carovane che lavoravano per il trasporto di cadaveri e di feriti. Eravamo tutti ansiosi che si facesse presto giorno e che il sole dovesse rallegrare ancora di più lo spettacolo della nostra vittoria. Difatti, appena fu chiaro, ci lanciammo in tutte le posizioni conquistate e, con nostra grande soddisfazione potemmo constatare la bellezza di più di 100 morti in nostre mani, oltre a quelli che, durante la notte, avevamo trasportato via per mezzo dei cammelli. In completo, le perdite nemiche furono calcolate in non meno di 500. Viceversa, da parte nostra, soltanto 5 Alpini morti e 7 feriti, che furono costretti a lasciare la Torretta e a battersi ad arma bianca perché privi di munizioni. Durante la giornata, sull’altipiano ove ebbe luogo il combattimento, si effettuò il caricamento dei cadaveri legandoli sui muli e poscia trasportandoli al Cimitero adiacente al faro, sfilando tutti nella città di Derna e suscitando cordoglio nella popolazione. Tra i tanti morti, molti Arabi della città si offrirono per il seppellimento dei cadaveri, porgendoli per gli ultimi Riti della loro Religione.
Il viaggio
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