Paesi di emigrazione
LibiaData di partenza
1942Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)La cronaca del siluramento della nave Diana da parte di un sommergibile inglese nel 1942 nei ricordi di un sopravvissuto.
Siamo al 29 giugno e sono circa le dieci e trenta. La gente è in piedi dalle tre del giorno 25 cioè da più di quattro giorni. Questi 4 giorni vissuti in quelle condizioni sono eccezionali hanno fiaccato anche i più forti. Siamo tutti intontiti e il “Diana” che non ni sa per quale saggio o sciocco ordine ha navigato sino a questo momento alla velocità di 22 miglia mentre potrebbe averne fatte comodamente 33, accende le altre caldaie e si mette ad andatura superiore dalle 30 orarie. A bordo di questa Unità che è quanto di più perfetto e di bello la moderna tecnica navale poteva offrire al Capo del Governo, ho trovato due vecchi amici. Senza essere profeta da strapazzo avevo previsto una disgrazia. Tobruk era italiana da meno di una settimana. Noi vi distavamo una cinquantina di miglia ed eravamo la prima nave italiana ed alleata che rientrava nel nostro vecchio porto. Bisognava attendersi l’agguato. Le due ricognizioni del mattino lasciavano chiaramente capire che l’apparecchio aveva già segnalata la nostra presenza, rotta e navigazione. Allo 10 e 40 Mi tolgo il berretto, la giubba, ho il mio inseparabile salvagente a portata di mano sulla dritta. Accendo una sigaretta, apro ln mia stilografica e comincio a scrivere: “Cara maglietta, approfitto della solita cortese ospitalità per…” una terribile detonazione che ha nel suo poderoso boato qualche cosa di metallico, di argentino. La luce si spegne, il ventilatore si ferma. La nave ha sbandato fortemente. Mi trovo in mezzo alla cabina, solo, nella totale oscurità. Sento un silenzio di morte. Ho l’immediata sensazione del disastro. So che mi è preclusa ogni possibilità di salvezza. Sono chiuso vivo in un locale di una nave che affonda rapidamente. So che la porta unica di emergenza mi è lontana una sessantina di metri. Questi sono al buio, pieni di ostacoli contorti, impossibili. Il calore nella cabina è subito salito spaventosamente. Le macchine si sono fermate di colpo, i ventilatori non funzionano più: saremo a 90°.
Il viaggio
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