Paesi di emigrazione
EtiopiaData di partenza
1935Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Temi
colonialismoTemi
colonialismoMentre il padre spinge affinché venga congedato, Adriano continua ad accumulare esperienze di vita nell’Africa orientale.
Mio padre, quale titolare di azienda, chiedeva il mio rientro, in quanto aveva bisogno di me, figlio unico, per il buon andamento della sua impresa. Il Generale accolse le due domande ed autorizzò per me il rientro in Italia previa sostituzione, mentre a Meroni, che era il prediletto del Capitano, fu concesso il rimpatrio immediato. In questo frattempo, due volte alla settimana, andavo ad Axum col camioncino a portare la posta ed altri piccoli oggetti che venivano paracadutati dagli aerei su Gondar. Guidava il camioncino un bravo autista ed il viaggio era piacevole. Mi fermavo ad Adi Caihé, dove avevo conosciuta una dolcissima e bella sciarmutta, con un tukul ben arredato, mi aspettava sempre nei giorni previsti. Facevo tappa piacevolmente. Dall’Asmara le portavo sempre qualche cosa: profumi e oggettini qualsiasi e lei li accettava con tanta grazia, forse era innamorata perché non volle mai un soldo. Proseguivo poi per Axum, città santa dei cofti, che aveva delle belle costruzioni; ma mi fermavo poco perché era piena di lebbrosi. Visitai una bella chiesa una volta sola, perché per entrare bisognava passare per un lungo e stretto corridoio nel quale, su alcune banchine appoggiate al muro, giacevano dei lebbrosi. Sulle loro mutilazioni volavano sciami di mosche, diverse delle quali si posavano anche sui passanti. Io avevo paura di quella passeggiata poco piacevole che ritenevo pericolosa. Come ho già detto, il nostro ufficio all’Asmara dipendeva dal Governatorato dell’Asmara con capitale Gondar ed i militari in transito, per tale governatorato, erano presi in forza da noi con regolare bassa di passaggio ed amministrati per quei pochi giorni di permanenza all’Asmara in attesa della partenza della carovana. Poiché ogni militare di truppa, oltre la paga, aveva diritto anche a delle sigarette ma nella maggior parte dei casi essi ritiravano soltanto la paga, rinunciando a quelle tre o quattro sigarette che loro spettava. Cosi in diversi mesi di amministrazione ne rimasero diecine di pacchetti, che alla sera, quando giocavamo a poker, distribuivo agli amici. In quel periodo giocavo molto spesso a poker e vincevo, per cui alla partenza da Massaua mi trovai qualche migliaio di lire in tasca.
Il viaggio
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