Mestieri
manovaleLivello di scolarizzazione
diploma di scuola media inferiorePaesi di emigrazione
VenezuelaData di partenza
1952Data di ritorno
1958Periodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)L’avventura nell’Orinoco alla ricerca di impossibili ricchezze si è rivelata un fallimento. Vincenzo ha fatto ritorno a Caracas, dove medita di trovare un lavoro stabile per un po’ di tempo. Contro i suoi piani, però, si frappone la rivolta studentesca contro la dittatura di Pérez Jimenez.
Dopo quell’ultimo viaggio nella Gran Savana, che si era rivelato più disastroso del previsto, ero tornato a Caracas con un desiderio sfrenato di rifarmi del tempo perduto ed anche con maggiore fiducia.
Intendevo reinserirmi in quella grande città con caparbietà e recuperare quanto avevo perduto nell’entroterra anche a costo di sacrifici. Ben presto però mi resi conto che Caracas non era più la stessa.
L’ambiente non era più quello disteso e tranquillo che avevo lasciato qualche anno prima ed ora, nella città, si respirava un’aria irrequieta ed incomprensibile. Sui volti e nell’animo della gente era facile leggere una tacita disapprovazione per la politica che il governo imponeva. Gruppi di opposizione si scontravano quotidianamente con le truppe filogovernative e la diffidenza regnava tra i cittadini.
Ormai Caracas precipitava di ora in ora nel caos e la situazione, sfuggita al controllo delle autorità, rischiava di trasformarsi in una vera e propria rivolta popolare. I segni erano evidenti: brevi scioperi, manifestazioni di protesta; bisognava perfino essere cauti nel parlare per timore che il vicino fosse un avversario politico. […]
Fu così che mi vidi costretto a prendere una decisione risolutiva: quella di tornarmene in Italia, al mio paese. Non ebbi nemmeno il tempo di accingermi ai preparativi che, nei primi giorni di novembre 1957 alle 12 precise, scoppiò la scintilla della rivoluzione, e quindi della guerra civile. […]
Nel caos e nella confusione che fece seguito alla rivoluzione noi emigranti ci sentimmo come isolati anche se molti di noi avevano partecipato alla lotta per la causa: i Venezuelani ci guardavano con occhio torvo ed apparivano risentiti soprattutto per il fatto che, all’ultimo istante, ci era stato concesso il diritto al voto elettorale al pari dei nativi. […]
Un mattino del mese di giugno, precisamente alle ore 13.30, mi accingevo a ripercorrere un cammino che avevo già conosciuto. Lasciavo “Las pieza de los desperados”, la piccola pensione nella quale avevo alloggiato proprio al centro della città, e quindi Caracas! Nel salutare i pochi presenti che a quell’ora si trovavano in casa mi tremava la mano e non riuscivo a trovare le parole adatte per dare loro un saluto adeguato. Dagli sguardi tristi e dagli occhi arrossati era facile, comunque, comprendere che forse non ci saremmo mai più incontrati e forse proprio per questo cercavamo di imprimere nelle nostre menti quell’ultimo istante.
– Portami un bacione all’Italia, Enzo! – mi gridò con voce nostalgica Luciano.
Il viaggio
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manovaleLivello di scolarizzazione
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