Mestieri
geologoLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
SvizzeraData di partenza
1944Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Dopo aver trascorso momenti difficili, con il timore di essere rimandato in Italia, Arvedo Decima può tirare un sospiro di sollievo. La Svizzera è disposto ad accoglierlo. Come capitava a tutti i profughi italiani dell’epoca, viene ospitato in un campo di lavoro.
Mercoledì 1 marzo 1944 Verso le 3 arrivano tre allievi ufficiali italiani in divisa: uno sergente di aviazione, uno caporal maggiore di artiglieria ed un terzo soldato alpino. Erano tutti armati. Ci viene portata la colazione: pane e cioccolato. Verso le 8 i cinque italiani partono per la frontiera. Noi continuiamo a farci credere inglesi. Viene una guardia doganale e ci fa scrivere i nomi, ma sospetta subito che io e Astorre siamo italiani. Noi cerchiamo di insistere ma lui si arrabbia finché Smith ci rivela e Kennedy prende le nostre difese. Ormai pensiamo che tutto sia finito per noi. Poco dopo ci portano assieme ai tre soldati alla dogana e veniamo interrogati. Verso le 11 dopo due ore di attesa ci vengono a dire che possiamo rimanere. Un uomo ci regala una pagnotta che dividiamo volentieri. Ritorniamo felici dagli inglesi. Verso le 12 arrivano degli ebrei e perciò ci conducono nell’asilo dove attendiamo che ci vengano a chiamare per il pranzo. Verso le 14 pranziamo in un’osteria poi ritorniamo nell’asilo. Io cambio 5 sterline a 8,40 l’una. Spendiamo subito fr. 1,60 di sigarette e qualche altro per la corriera che ci condurrà, a Chiasso. Alle 16,30 veniamo condotti alla fermata della corriera. Siamo tutti noi con la famiglia ebrea arrivata alle 12: il sig. Orefice con la signora e due bambine, una di 6 mesi ed una di 2 anni, ed il sig. Soria, fratello della signora. Essi salgono sulla prima corriera, noi attendiamo la seconda completamente a nostra disposizione. Siamo accompagnati da un soldato. Seguiamo la valle profondissima e poi scendiamo nella pianura di Chiasso. Una piccola folla ci accoglie al nostro arrivo. Veniamo subito condotti al lazzaretto dove siamo ricevuti molto gentilmente. Vi troviamo un alpino e un artigliere, poi la famiglia Treves (marito e moglie ed una signorina), altri ebrei e cinque polacchi. Una signora ci offre delle sigarette, cambia le scarpe agli inglesi, ci provvede di maglie. Anch’io ricevo un maglione di lana. Più tardi subiamo una visita medica e facciamo una doccia calda. Siamo molto soddisfatti per il trattamento avuto. Ceniamo e quindi andiamo a dormire in uno stanzone con pagliericci. Il mio capitale ammonta a 34 franchi e 25 sterline. Dopo tre notti posso finalmente spogliarmi e dormire un po’. Nella stanza dove siamo noi c’è uno stemma svizzero e c’è: scritto sopra: Uno per tutti, tutti per uno.
Giovedì, 2 marzo 1944 Ci alziamo verso le 6, per la prima volta dopo 4 giorni (escluso il bagno di ieri) mi lavo il viso e mi taglio la barba. Facciamo colazione e alle 8 andiamo alla stazione. Ci separano dagli inglesi e dai militari. Noi saliamo sulla carrozza per internati civili, essi su un’altra. Partiamo alle 8,30 per Bellinzona. Non siamo ancora sicuri di essere ammessi definitivamente. Nella nostra carrozza c’è la famiglia Orefice, la famiglia Treves, un dottore ed un altro signore ebreo. Tutti ci chiedono e si interessano alla nostra avventura ed hanno per noi parole di conforto e di speranza. In breve siamo sulle rive del bellissimo lago di Lugano che costeggiamo e quindi attraversiamo. Tutto bello e pulito, il cielo è limpidissimo. Le stazioni sono piccole, ma graziosissime. Arriviamo a Lugano. Attraversiamo alcune gallerie e sbocchiamo molto alti nella valle del Ticino, dal fondo piatto e largo, disseminato di case, tagliato da strade rettilinee che si incrociano ad angolo retto. Attorno sono montagne piene di neve. Si scorge la parte nord del lago Maggiore. La ferrovia scende rapidamente e verso le 10 giungiamo a Bellinzona, capitale del Canton Ticino. Alla stazione vedo per l’ultima volta gli inglesi che si avviano prima di noi accompagnati dalle guardie. Pure noi scortati da due guardie armate ci avviamo alla Casa d’Italia. Tutti hanno parole di ammirazione per la Svizzera e per il suo popolo. Ci portano in una sala d’aspetto al I piano. Ci viene subito fatta la fotografia. Mi chiamano in un ufficio dove presento i miei documenti e scrivono una prima scheda. Mi consegnano, per riempirli, quattro questionari molto lunghi. Vengo poi chiamato per fornire le mie impronte digitali, per una nuova visita medica e per consegnare le 25 sterline, di cui mi viene rilasciata la ricevuta. A mezzo-giorno pranziamo assieme a molti altri che già si trovavano qui nel salone del teatro. Trovo Oscar Carraro di Campodarsego che 2 in Svizzera da domenica e con lui parliamo a lungo. Alle 14 ritorniamo al primo piano per finire di riempire i questionari che poi consegniamo. Mandiamo ad acquistare due quaderni, quattro banane e due pacchetti di sigarette Boston: totale 2,74. Un soldato mi porta una lettera di Kennedy e Smith ed un’altra scritta in inglese che documenta la nostra attività in loro favore, mi manda anche la mia roba. Attendiamo a lungo l’interrogatorio, ma tutto rimandato a domani. Alle 17,45 ceniamo e verso le 21,30 andiamo a letto.
Il viaggio
Mestieri
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