Mestieri
bracciante, meccanico, motorista, fuochista, minatore, gestore di barLivello di scolarizzazione
licenza elementarePaesi di emigrazione
Stati Uniti d'AmericaData di partenza
1925Data di ritorno
1946Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Dopo diverse settimane su una vecchia nave su cui si è imbarcato come fuochista, pagando quelli che avrebbero dovuto «chiudere gli occhi e cucire bocche» sulle vere ragioni della sua presenza a bordo, Riccobaldi giunge finalmente a New Orleans.
Finalmente entrammo nel Mississipi; divenni così allegro che non sapevo più quello che facevo. Mi lavai, mi feci la barba e mi preparai anche nell’animo per il salto nella nuova vita. Sul far della sera attraccammo a New Orleans.
Ricordo il mio primo pasto a terra: quel bel pane francese…. Come era buono! Ne mangiavo pagnotte intere lunghe come il mio braccio; solo pane, senza companatico. Mi piaceva pure molto quel pane americano avvolto nella carta oleata e preparato a fette, bianco come il latte… credevo fosse torta o una specie di panettone senza uvetta. Feci scorpacciate di banane; non ne avevo mai mangiato, mi piacevano, ma mi era anche facile comprarle: “banana”, in lingua inglese, come in italiano. Per la stessa ragione cominciai a fumare sigarette “Camel”. Come avrei potuto dire “Lucky Strike” o “Chesterfield”?
Prima di scendere a terra ci avevano dato due dollari come acconto “per comprare sapone”, ci dissero.
Due dollari! Sia pure del valore della metà degli anni venti e ci dicevano anche come avremmo dovuto spenderli… più che a comprare sapone io ero interessato a raccogliere informazioni circa il costo del biglietto del treno e gli orari e tutto quanto potesse servire per l’imminente viaggio verso nord. Di solito preferivo spostarmi a piedi per la città, così da dover palrare il meno possibile, ma in un’occasione fui costretto a prendere il bus. Ero pieno di timore e, quasi per non farmi vedere, andai a sedermi in fondo, nell’unica sedia rimasta libera, e me ne stavo rannicchiato. Tutti, bianchi e negri, si voltarono a guardarmi stupefatti.
– Ma che c’è… che ho fatto di male? – penavo tra me e tremavo di paura. – Povero me, mi hanno scoperto, ci sono, non scappo più!
Che potevo sapere io dei posti per negri sui bus?
Il conducente mi parlava con energia, ma io non capivo, mi faceva segni con la mano, si sbracciava ma, agitato com’ero, continuavo a non capire. Allora fermò il bus, venne a prendermi per un braccio e mi condusse davanti, con i bianchi; io continuavo a non capire….
Il viaggio
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