Mestieri
sacerdoteLivello di scolarizzazione
Quinta ginnasioPaesi di emigrazione
CinaData di partenza
10.8.1933Data di ritorno
1953Periodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976) Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Finita la Seconda guerra mondiale, la Cina vive una seconda cruenta fase di guerra civile che sancisce la sconfitta del Kuomintang (Partito Nazionalista Cinese) e l’affermazione del Partito comunista cinese guidato da Mao Zedong. Per i missionari cristiani inizia un periodo di persecuzioni che Ruffino Barfucci, divenuto sacerdote, vive sulla propria pelle.
Il mio distretto di Shantsin (si riferisce probabilmente al distretto di Shaanxi, Ndr) fu invaso il 10 nov. 1947 dall’esercito affamato dei rossi calati dallo Scensi. Allora potei vedere coi propri occhi gli orrori spaventosi ed il diabolico metodo usato da essi nella guerra e nella conquista. Se ne sapeva già qualcosa dai giornali e dalla voce dei Missionari evasi o espulsi dalle zone occupate. Nessuno, però, avrebbe potuto credere a quelle enormità prima di averle vedute. Chi ha visto un grosso sciame di cavallette ed i danni che esse producono in una fiorente coltura potrà farsi una pallida idea di questo che si chiamava pomposamente “Esercito della Liberazione”. Sempre in moto, giorno e notte, per sorprendere e disarmare i piccoli presidi locali e per imbrogliare le piste all’esercito regolare che lo inseguiva, si gettava ora qua, ora là sulla campagna o sui paesi, saccheggiando tutto ciò che trovava e portandosi poi dietro, se doveva sgomberare, uomini e cose, specialmente giovani e ragazze.
Il metodo di saccheggio, però, era quanto mai sapiente e sottile. I soldati dell’esercito rosso, costretti ad una disciplina ferrea, non potevano entrare nelle case o appropriarsi neppure di un filo o di un ago. Essi volevano dimostrare di non essere dei briganti, come quelli di Kangkaiscek! Promettevano, anzi, l’abolizione delle tasse e dei barzelli così pesanti durante gli anni passati, la forzata leva militare e le altre innumerevoli oppressioni del Governo Nazionalista (che purtroppo era non poco ladro e corrotto!), assicurando pace, uguaglianza e benessere per tutti,
Così cercavano di tranquillizzare gli animi e di richiamare a casa quelli che erano fuggiti, specialmente i ricchi, promettendo a tutti immunità e rispetto. Cercavano, insomma, di acquistarsi la fiducia del popolo, scossa dalla propaganda avversaria. Intanto, però, subito dopo l’occupazione di un luogo, organizzavano il Soviet locale, eleggendo un “Governo Popolare” affiancato dalle varie Associazioni: dei Contadini, degli Operai, delle Donne ecc.
A far parte di questo “Governo” e di queste Associazioni erano ammessi solo e tutti gli elementi più perversi della zona, poveri e ignoranti, ex-ladri ed ex-briganti, scontenti e mestatori, gente senza né arte né parte e specialmente senza cuore, gente che non aveva nulla da perdere e sperava, invece, di guadagnare qualcosa in quella confusione.
Sopra tutti e sopra tutto stavano, però, uno o due “Istruttori Militari” o “Commissari del Popolo” i quali erano comunisti della prima ora imparato in Russia o nelle Scuole specializzate del Partito. Erano essi che effettivamente dirigevano ogni cosa, imponendo le loro idee ed i loro metodi.
Questo “Governo Popolare” locale non era che un docile ed utile strumento nelle loro mani per farle apparire pulite e poter levare la castagna dal fuoco con la zampa del gatto.
Questi cosidetti “Rappresentanti del Popolo”, dunque, aizzati come cani feroci e pratici dei luoghi e delle persone si davano alla caccia dei ricchi, dei possidenti, dei mercanti un po’ facoltosi, degli intellettuali e di tutti gli impiegati, grandi e piccoli, del Governo passato per operare “giuste vendette” di tutte le ingiustizie vere o presunte degli anni passati. Ne seguivano saccheggi, uccisioni, distruzioni di case private e di opere pubbliche, quali uffici, Ospedali, Chiese, perfino delle stesse mura che da centinaia di anni circondavano le città ed i grossi borghi. Secondo le direttive dei nuovi padroni era necessario distruggere completamente l’inferno vecchio per edificare un paradiso nuovo che potesse essere degno della “Nuova Società” che si prometteva. (Il famoso…. sole dell’avvenire!)
A tutte le famiglie indistintamente veniva requisito l’80% delle granaglie che avevano in casa. Questo, si noti bene, non come “tassa”, essendo le tasse abolite, ma come “contribuzione spontanea”, anzi, come “rispettosa offerta” all’esercito liberatore. Di più venivano imposti altri enormi contributi, anch’essi, naturalmente “spontanei”, in denaro, panni, sigarette, medicinali ecc. Tutto il denaro sonante e gli oggetti di valore (orecchini, braccialetti, anelli d’oro e di argento) venivano chiesti “in prestito” per le spese dell’esercito, con promessa di restituzione… per la festa di S… Mai. Quello che compravano lo pagavano con carta-moneta stampata lì per lì a fasci con un ciclostile su ordinaria carta da imballaggio. Oppure lasciavano una ricevuta, buona per ammortizzare la tassa fondiaria per gli anni futuri quando sarebbero distribuito ai poveri le terre tolte ai ricchi!… Ed erano venuti per abolire le tasse!…
I ricchi, i possidenti, gli impiegati del Governo passato, se catturati, erano condotti davanti al “Tribunale del Popolo”, composto, appunto, dagli elementi sopradetti [sic], ma presieduto dagli Istruttori militari o dai Commissari del Popolo scelti nell’esercito. Il “Tribunale popolare” li sottometteva a tutti i supplizi e sfregi più barbari affinché consegnassero tutta la roba realmente o presubimilmente [sic] nascosta. A chi venivano cavati gli occhi, mozzate le orecchie, il naso, le mani; chi era sospeso ad un trave, legato con fili di ferro ai pollici e con pesi ai piedi e poi bastonato con nodose pertiche; chi attaccato nudo a capofitto agli uncini di ferro dei macellai e tagliato a pezzi con coltelli finché non “cantasse” su quanto gli veniva richiesto. Alle donne si bruciavano le mammelle o altre parti del corpo con ferri roventi; altre venivano immerse alternativamente nell’acqua bollente e nella fredda ecc. ecc. Tali e tanti erano, insomma, i supplizi usati che solo una fantasia diabolica ed un odio feroce li può inventare. E tutto ciò era fatto non dal “Tiranno Kiang”, ma da coloro che erano venuti per portare libertà e benessere al popolo!..
Con simili metodi la roba nascosta usciva certamente fuori ed era consegnata ai “Giudici popolari”. Questi, poi, la consegnavano all’esercito.
Al popolo, per ingannarlo, si faceva talora qualche distribuzione di granoturco avariato, di tabacco ammuffito, di vesti lacere, di seggiole, tavolini, o altra mobilia asportata dalle case dei ricchi o anche dei meno abbienti, poiché per ogni famiglia era stabilito il numero delle seggiole e dei tavolini che si potevano tenere in base al principio della perfetta uguaglianza. Vidi io stesso una enorme quantità di mobilia radunata alla sede di un Soviet e che non poteva più essere distribuita perché tutte le famiglie della zona avevano ormai…il necessario.
Contemporaneamente si requisivano e si bruciavano tutti i titoli di proprietà delle terre e delle case, mentre si procedeva ad una nuova spartizione di tutti i beni mobili ed immobili.
Il popolo si accorse ben presto che sorta di liberazione avesse avuto! Mal volentieri accettava quelle irrisorie distribuzioni di roba inutile che lo lasciava più povero di prima. Sentii più d’uno commentare: bella carità! A fare l’elemosina con la roba degli altri tutti siamo capaci”!
Ma il terrore che ormai dominava immobilizzava ed ammutoliva tutti.
Infatti ogni giorno i “processi popolari” contro le persone catturate e le persone indiziate del Paese (non solo ricchi e possidenti, ma anche poveri operai e contadini che rifiutassero di tradire il padrone, garzoni di bottega che non facessero la spia contro il principale, mogli che non consegnassero i loro mariti fuggiti ecc.) finivano con la macabra uccisione di varie persone. I disgraziati, molti dei quali già mutilati o sfiniti dai supplizi, venivano condotti in riva al fiume, spogliati completamente nudi, uomini e donne e poi fatti lapidare dal popolo eccitato alla sete del sangue. Ogni persona presente (ed ogni famiglia doveva mandare almeno un rappresentante) doveva scagliare un sasso, cercando di non colpire subito la testa affinchè i disgraziati morissero più lentamente. Udii qualcuno che, temendo di essere preso prima o poi e condannato a quella fine, si raccomandava ai familiari ed ai parenti di andare tutti alla sua esecuzione e di scagliare subito qualche grosso sasso alla sua testa per farlo morire prima e soffrire di meno. Sarebbe stato un atto di carità. Se qualcuno, chiamato o per pietà o per ripugnanza si asteneva dal gettare il sasso veniva subito spogliato e lapidato anche lui perché sospetto simpatizzante dei “nemici del popolo”.
Si uccideva a sassate o a bastonate e non col fucile perché le pallottole allora scarseggiavano e ce ne era bisogno per l’esercito. Non si potevano sciupare inutilmente! Solo a vittoria ottenuta, durante le repressioni del Governo Comunista di Pechino, si useranno fucili e mitraglie per le esecuzioni in massa, perché allora le pallottole abbondavano e scarseggiavano i sassi!…
In quel piccolo paese di montagna dove ero io, durante il primo mese di occupazione rossa ne furono trucidati più di 200, tra paese e campagne vicine. Altrettanti erano rinchiusi in attesa del processo e della consegna della roba richiesta. Tra gli uccisi vi furono anche 10 dei miei cristiani, tra cui il padre di uno dei due Seminaristi maggiori che si trovavano a Hankow e che poi mai più sarebbero potuti ritornare al loro paese.
Il viaggio
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CinaData di partenza
10.8.1933Data di ritorno
1953Periodo storico
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