Mestieri
casalingaLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
SvizzeraData di partenza
1944Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Adriana Luzzati, giovane astigiana di famiglia ebraica, racconta gli ultimi drammatici giorni trascorsi in Italia, nel 1944, prima della fuga in Svizzera alla quale è costretta la sua famiglia a causa delle persecuzioni sempre più minacciose dei fascisti piemontesi.
Passarono i mesi di marzo ed aprile: un giorno arrivarono i Repubblichini a Vesime, che è un paese molto vicino a Cessole, e noi incominciammo a non respirare più tanto tranquillamente, e soprattutto ci spaventammo quando ci dissero che certi Vitale di Alessandria erano stati circondati e presi prigionieri, però rilasciati immediatamente in seguito ad una dichiarazione di arianità e ad una dichiarazione del municipio di Alessandria che erano cittadini benemeriti, avendo fatto molto per il Comune. Però ci riportarono anche che il capitano dei Repubblichini aveva detto che presto avrebbe sistemato gli ebrei che si nascondevano a Cessole. Questo ce lo riferirono Fausto ed Emilio la sera del 30 aprile, domenica ed il lunedì mattina, dopo molte indecisioni, e soprattutto sotto la pressione della mia paura, mamma e Fausto decisero che dovevamo andarcene. Il giorno di Pasqua avemmo una brutta sorpresa: io ero ammalata di quel famoso forte mal di gola, che mi costringeva a letto, Fausto sta facendosi la barba in camera.quando sentimmo delle voci in cucina, piuttosto villane, e la Mamma, che stava facendo i dolci di Pasqua, entrò in camera e ci disse che c’erano i repubblichini che si spacciavano per partigiani e che pareva stessero cercando qualcuno. Ad un certo punto la porta fu aperta violentemente e quei tipi entrarono in camera con le rivoltelle spianate, e mentre uno diceva: ecco l’abbiamo trovato, e si affrettava a trascinare Fausto fuori, un altro fece per perquisire la stanza, poi si accorse che io ero ammalata e, sprofondandosi in scuse, se ne andò. La Mamma faceva l’indifferente e scherzava con quei tipi, invitandoli a mangiare i dolci che aveva appena fatto, mentre in cuor suo li mandava a quel paese… Intanto Fausto veniva interrogato e a forza di bugie riuscì ad ingannarli e a far credere le sue storie. Finalmente se ne andarono.
Ne venne fuori la decisione che non si poteva andare avanti così e che bisognava decidersi ad andare in Svizzera. Fausto e Vittorio si recarono a Milano e combinarono il passaggio in Svizzera aiutati da un nostro cugino, Ugo Garretti che era un grosso dirigente delle Ferrovie Nord Milano cattolicissimo. Fu deciso che dovevamo passare in tre gruppi, prima Bianca e famiglia, poi noi, poi lo zio Guido e famiglia, Bianca era sempre in Fogliano, mentre lo zio aveva cambiato sede e si era trasferito a Bubbio da una sorella di Emilio. Dopo un mese, e precisamente l’8 giugno trovammo la scusa che dovevamo andarcene a causa di una malattia di Bianca e salutammo i nostri gentili ospiti, promettendo loro di tornare. Scendemmo ad Alba una mattina ed alla stazione trovammo Bianca, Ettore e Deliettina, e Partimmo per Torino dove, sussultavamo ad ogni rumore e sopratutto ci spaventammo quando suonò la sirena delle dieci. Rimanemmo solo qualche ora in attesa del treno per Milano, dove arrivammo nel pomeriggio e trovammo ad aspettarci Vittorio. Ci sistemammo in un albergo vicino alla stazione, credo in piazza Duca d’Aosta, ed era buffo vedere Deliettina che non si ricordava più delle cose di un mondo che non fosse quello della campagna toccava stupita i muri di marmo e non si rendeva conto di come l’acqua potesse sgorgare dai rubinetti anziché dal pozzo. Vittorio ci diede due biglietti per Cernusco-Merate, dove avremmo dovuto trascorrere in un albergo dove ci aveva fissato una camera i giorni che ci separavano dall’andata in Svizzera.
Il viaggio
Mestieri
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SvizzeraData di partenza
1944Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Gli altri racconti di Adriana Luzzati
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