Mestieri
medicoLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
Repubblica Ceca, SlovacchiaData di partenza
1968Periodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)22 agosto 1968, secondo giorno di occupazione della Cecoslovacchia da parte delle truppe sovietiche. Orazio Antonacci, medico italiano, è testimone del caos che si scatena per le strade di Kosice.
KOSICE 22.8.1968 Dopo una notte che in apparenza è stata tranquilla, troviamo le strade di Kosice molto animate. Il primo avviso che i russi circolano dentro l’abitato l’abbiamo mentre facciamo colazione e vediamo all’esterno transitare un’auto blindo carica di soldati in assetto di guerra. Costatiamo poi che in effetti quasi tutte le strade del centro presentano i segni del passaggio di mezzi cingolati. A ridosso di un portone la folla si accalca per sottoscrivere su un registro un appello per il ritiro delle truppe straniere dalla Cecoslovacchia. Altri leggono un comunicato affisso alle vetrine dei negozi. Trovo l’ufficio postale presidiato da autoblindo sovietiche. I volti sono quelli di gente del sud e di mongoli. Due sentinelle armate fanno la guardia all’ingresso dell’ufficio stesso. Più oltre c’è una colonna di autoblindo in sosta sotto gli alberi di un viale. Per tutto cittadini slovacchi, specie giovani, circondano i mezzi blindati commentando qualcuno parla ai russi per cercare di far capire quale è la reale situazione del paese. Scattate delle fotografie ed uno dei soldati sovietici fa un timido tentativo per farsi dare la macchina. Gli rispondo nella sua lingua: andate a casa, e lui non insiste. Vedo e riprendo: una autocisterna sovietica con la cabina semidistrutta; alcune case con finestre ed intonaci forati dai proiettili dei mitragliatori, i due camion sovietici incontrati il giorno prima. Sulla Leninova grossi fogli con scritte antisovietiche ed in favore di Dubecek disegnati a mano, contengono anche disegni e caricature molto eloquenti. Improvvisamente ad un angolo scorgo gente che si accalca, mi avvicino e riesco a vedere: c’è sul muro una larga chiazza di sangue. Sotto una fotografia e due fori: un’altra vittima. Si parla stamani di trenta morti a Kosice e dintorni. Anche otto sovietici sarebbero stati uccisi. I feriti sarebbero una sessantina. Nella tarda mattinata gli studenti italiani di medicina ci faranno sapere che i trecento posti requisiti nell’interinato per ospitare soldati occupanti non sono stati utilizzati. ore 14,30 – Per le strade sempre giovani in fermento attaccano alle vetrine scritti inneggianti ai dirigenti del nuovo corso. ore 15 – Sono alla stazione per vedere se è possibile ripartire per Praga. Ci sono occupanti dappertutto. All’improvviso il sibilo delle sirene viene ad annunciare l’inizio di uno sciopero. Interroghiamo un soldato russo – non sa perché è lì. Due giorni prima era in fabbrica, ora in carro armato. ore 16,30 – In Osvoboditelov alcuni ragazzi abbattono la falce ed il martello sul monumento al soldato russo. A pochi metri, sul marciapiede una macchia di sangue e vicino piccoli mazzi di fiori.
Il viaggio
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