Paesi di emigrazione
GiapponeData di partenza
1907Periodo storico
Periodo post-unitario (1876-1914)La baronessa Carla Novellis di Coarazze è in viaggio in estremo oriente al seguito del marito, il Barone Carlo Maria Novellis di Coarazze, comandante dell’incrociatore della Regia Marina Italiana “Marco Polo”. All’arrivo in un’isola al largo della Corea del Sud, descrive le impressioni entrando a contatto con la popolazione locale.
1 Agosto 1907
Appena arrivati a Port Hamilton, nel piccolo mar interno fra le diverse isole, si vedevano avvicinarsi delle barche stranissime, primitive, vogate ai fianchi, ma della stessa maniera come vogano in Cina, cioè colla massa dei pesci. Poi i due vogatori non vanno mai insieme e così le barche camminano con un movimento come le oche. Subito si vede, che qui tutto è diverso dalla Cina, le case (se si può chiamare così quei mucchi di fango con un muro in giro) la gente, tutto. Non si vede che uomini perchè le donne si nascondono, i grandi sono tutti vestiti di bianco, senza nessun colore, il vestito è fra il kimono e la lunga veste Cinese, chiuso di fianco con un nastro bianco. Hanno i capelli lunghi tirati sulla testa in una specie di gnocco a punta che ser ve a fare tenere il cappello strano che portano, quasi come un piccolo cilindro fatto di roba leggerissima (credo di cruis). I bambini poi vestiti solamente della loro pelle scura, sporca. Si sentiva venire su dalle barche un odore tremendo di pesce e sporcizia e ci voleva del coraggio per scendere a terra e vedere due paesi che sono molto vicini l’uno dell’altro. Tutta la popolazione maschile era sulla spiaggia al nostro arrivo ed io posso dire di non aver mai avuto un successo in vita mia come ieri. Mi guardavano come una bestia feroce e c’era uno che mi correva dietro sempre e voleva cominciare un flirt. Certo è che non c’è mai ancora stata donna bianca qui su queste isole, perchè non c’è altro che di tanto in tanto una nave da guerra che si ferma qui. Pare che nella guerra Russo-Giapponese era un posto molto importante qui. Appena sbarcati ci portavano delle piccole perle nere per comprare, ma nessuno ha preso niente. Il paese (pardon!) puzzava tanto, di nuovo d’una maniera diversa che in Cina, che era impossibile di entrarci proprio, così si andava lungo la spiaggia. Da lontano si vedeva sparire qualche figura femminile, come se fossimo diavoli tutti. Poí attraversando una piccola collina su un sentiero stretto si arrivava al secondo paese che è tale quale il primo. Tenendomi il fazzoletto al naso ho cercato di entrare in una casetta, ma non era possibile. Carlo è riuscito anche in quel paesetto miserabile di trovare qualche cosa, due coppe di bronzo niente male ed un temperino come lo portano gli uomini legato al collo. Il dottore che cercava insetti ha trovato un ragno grosso come una nocciola, orribile, ne era molto fiero.
La gente non è brutta, c’erano bambini veramente carini ma talmente sporchi che facevano schifo. Il paesaggio molto carino, alberi splendidi con rampicanti. Mai ho ancora avuto l’impressione di essere così lontana dal mondo nostro, così fuori della civilizzazione. Oggi piove, non di meno abbiamo voluto andare in baleniera dall’altra parte dell’Isola, vedere degli esercizi di scoppio di mine, che facevano i marinai. Ma appena in mare aperto si metteva il vento più forte, io avevo paura perchè le onde crescevano e per fortuna Carlo ha fatto tornare indietro la baleniera. Ho paura di essere stata un poco vile. Nel dopo pranzo scoppio di 3 mine sott’acqua, che si vedeva benissimo di bordo. C’era un vero ambulatorio per i Coreani, a bordo una quantità di ragazzi e giovani venivano per farsi medicare piaghe, ferite e tumori. Pare che ieri riconoscevano il segno della croce rossa sui berretti dei nostri medici. Anche oggi il Marco Polo era sempre circondato di barche e piccole zattere piene di bambini. Come ieri avevo visto uno che aveva la sua giacca chiusa con un bottone di marina inglese, ho buttato due dei nostri bottoni ai ragazzi di un battello per lasciare anche un segno italiano a Port Hamilton.
Il viaggio
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