Paesi di emigrazione
RussiaData di partenza
2001Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Tra le attività che Fabrizio e i colleghi della Operazione Colomba svolgono in Russia nel 2001, mentre infuria la seconda guerra cecena, c’è l’incontro con gli obiettori di coscienza locali, che espongono le difficoltà che incontrano per rifiutare il servizio militare.
Madri dei soldati (marzo 01)
Come molte cose qui anche l’ufficio dell’Associazione delle Madri dei Soldati si trova sotto il livello della strada in un quartiere fatto di palazzoni tutti uguali che formano un ampio cortile interno. Conosciamo già’ questa associazione poiché ci siamo già’ incontrati qualche settimana fa. Loro aiutano e sostengono legalmente, e non solo, i reduci o tutti quelli che si sono trovati discriminati o che si sono trovati invalidi dopo il servizio militare di leva che qui é di due anni. Sembrano in gamba e naturalmente sono tutte donne. La scorsa volta ci hanno parlato anche del sostegno che offrono ai ragazzi che, appellandosi alla costituzione russa, chiedono di prestare servizio civile alternativo. Visto il nostro interesse alla questione e il loro desiderio di confronto con altre realta’ si era deciso per un incontro fra noi, tutti e tre obiettori di coscienza tra cui uno che sta prestando servizio civile, e questi ragazzi. Finalmente la data dell’incontro è arrivata, personalmente speravo di incontrare i ragazzi ma soprattutto di starli ad ascoltare. La sede dell’associazione è accogliente ci sono un paio di stanze, computer, fax e tutto quello che serve. Alcune donne hanno l’aria di passarci molto tempo li dentro. Ai muri sono appese foto, ritagli di giornale, volantini e vignette che testimoniano le attività’ e la vitalità’ dell’associazione. A nostra insaputa all’incontro sono stati invitati anche dei giornalisti, due della carta stampata e una TV locale. La cosa mi ha infastidito e un po’ spaventato allo stesso tempo. Tutte i nostri discorsi sull’importanza di mantenere basso il profilo della nostra presenza si sono volatilizzati all’istante. All’incontro erano presenti cinque ragazzi, due accompagnati anche da un genitore, che stanno pensando o hanno già’ deciso di iniziare la lunga causa che forse un giorno gli riconoscerà’ il diritto al servizio alternativo. L’incontro è introdotto da una donna dell’associazione che spiega la situazione attuale e il dibattito che è nato in seno all’associazione, a livello nazionale, sul merito di quale tipo di proposta di legge fare al governo. Il paradosso è infatti che la costituzione russa riconosce la possibilità’ di prestare servizio civile alternativo ma non vi é attualmente una legge che applica questa possibilità’. Si continua con la nostra testimonianza su quello che succede a riguardo in Italia. I giornalisti e in parte le donne dell’associazione ci continuano a fare domande e sento che questo è un ostacolo. lo sono venuto qui per sentire cosa pensano alcuni giovani ragazzi russi sul servizio civile e mi disturbano le interferenze. Finalmente le domande rivolte a noi finiscono e incalzati da una giornalista troppo insistente e provocatrice i ragazzi incominciano a dire qualche frase. Uno di questi, magro e con i capelli corti, incomincia dicendo che a lui non interessano le armi e che non vuole averci niente a che fare inoltre non gli interessa l’esercito ne tanto meno la guerra. La sua emozione é tradita dal fatto che il suo viso é solcato da vistose gocce di sudore. É continuamente incalzato dalle domande della giornalista che provocatoriamente gli chiede se da piccolo giocasse alla guerra o se abbia mai giocato con videogiochi di guerra. Lui continua rispondendo che quelle cose non gli interessano. Un altro racconta di essersi dichiarato pacifista alla visita militare e di non volere prestare il servizio nell’esercito. Un terzo parla del fatto che non gli va di sparare, dichiarando la sua origine afgana, sulla sua gente e comunque non condivide il fatto di sparare su altre persone. Da ormai due anni e mezzo discute la sua causa in tribunale e ogni volta gli vengono chieste nuove motivazioni alla sua obiezione riguardo al servizio militare. La sua famiglia é d’accordo con lui e lo sostiene nella causa. Un altro ragazzo si dichiara contrario al servizio militare, ha già’ iniziato la trafila legale, e suo padre, presente all’incontro, viene chiamato in causa dalla giornalista che gli domanda se è d’accordo con la scelta del figlio. L’uomo, con poche parole, risponde che lui ha prestato servizio militare durante la crisi cecoslovacca nel “68 e si é portato a casa un invalidità’ che tutt’oggi lo accompagna. Tutti i ragazzi raccontano che tutti i loro amici non farebbero il militare se ci fosse una vera alternativa. Il problema é che se ci sara’ un giorno un servizio alternativo durerà’ almeno quattro anni. Guardo questi ragazzi e penso a quanto devono lottare per la loro causa, quanto é per loro difficile fare una cosa che io, in Italia, ho trovato già’ fatta. Finito l’incontro le donne dell’associazione ci offrono un the in una stanza dell’ufficio adibita a salottino. Vicino a noi c’é una signora con gli occhi rossi di lacrime. Ci dicono che suo figlio, che sta prestando servizio militare, è stato probabilmente picchiato e che lei ha dovuto pagare per potergli ottenere una licenza che passera’ probabilmente all’ospedale.
Il viaggio
Paesi di emigrazione
RussiaData di partenza
2001Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Gli altri racconti di Fabrizio Bettini
Incapaci di aiutare
Piatigorsk (febbraio marzo 01) Finalmente anch'io sono partito da Volgograd alla volta di Piatigorsk. Questa volta la...
Vodka e antibiotici
Volgograd (giugno 01) La Guerra è lontana e entrarci dentro per stare al fianco delle vittime è...
Tra i profughi ceceni
Diario caucasico (12/06-22/06 2001) La partenza da Volgograd mi spaventa come tutte le partenze ma la mia...
Ritorno in Ossezia
11-12 ottobre 2001 (In viaggio) Ancora una volta il nostro viaggio per il sud parte da Volgograd...
“Un lavoro umanamente umanitario”
16/10/01 Già da qualche giorno siamo a Vladikavkaz ed è troppo presto per dire quello che riusciremo...