Mestieri
operaioLivello di scolarizzazione
licenza elementarePaesi di emigrazione
GermaniaData di partenza
1941Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Nel 1941 l’Italia fascista e la Gemania nazista sono nazioni alleate in guerra. Non per questa ragione, però, le condizioni degli italiani emigrati oltre le Alpi sono migliori: lo testimonia il diario di Renato Colosi, breve ma scritto con cadenza quotidiana nei mesi estivi dell’estate di quell’anno. Un diario che commuove, in numerosi passaggi, quando Renato descrive le misere condizioni di vita e di lavoro che deve affrontare al pari dei suoi connazionali. E soprattutto quando il suo pensiero vola verso l’Italia, verso gli affetti lasciati a casa, soprattutto verso la moglie e la figlioletta piccola, Rita. Dopo le fatiche quotidiane, Renato si lava e si rannicchia nella sua cuccetta, dove pensa alla sua “frugolina”, sogna di rivederla presto e stringerla nuovamente tra le braccia.
21/7/41 XIX
Non so nemmeno più quanti ne abbiamo del mese tanto è il disorientamento che è in me. Questa sera tutti gli Italiani sono andati alla festa che gli alemanni danno in nostro onore. Io ho voluto rimanere per godermi la quiete, il silenzio riposante che è tutto intorno al nostro campo. Forse o fatto male perché sono troppo solo e troppa nostalgia subentra nel mio animo già scosso dall’ancora recente distacco dalla famiglia. Eppure per forte che un uomo sia non può non pensare alla casa lontana, alla propria sposa, alla piccola gioia di bimba che forse in questo momento chiamerà il suo papà con quella voce cinguettante che anno tutti i bambini di due anni, senza nostalgia. Il mio pensiero più grande, il tormento più indomabile è la mia piccola Rita, la mia gioia, la mia felicità. Oh! Se potessi stringerla stretta al mio petto e baciarla con selvaggia voluttà nelle gote, nel collo, negli occhi belli. Che gioia! Ma Dio non me la negherà questa gioia ne sono certo, un giorno, e sarà un grande giorno, ritornerò alla mia casa, alla mia famiglia ed io vivrò il più bel momento della mia vita. Quando vedrò la mia compagna, la mia sposa, quando vedrò il suo semplice sorriso di bambina buona il mio cuore precipiterà in battiti violenti ed ogni battito dirà tutto l’amore e l’affetto che ho serbati per lunghi mesi nel suo angolo più remoto. Io vorrei marcare in questi fogli tutto l’insieme della vita nuova, fermare su questi fogli i momenti più interessanti di questa grande Germania che mi ospita, ma ho troppa malinconia per le mie genti ho troppo la mente confusa delle ultime ore passate a casa, del lungo viaggio che mi ha tolto la metà delle mie forze. Il cambiamento dell’aria poi che porta in ognuno di noi forti dolori al ventre con disturbi esasperanti, la troppa differenza della cucina tedesca con quella Italiana è poi la causa massacrante di noi Italiani. Io spero di adattarmi presto ma come rimpiango adesso l’Italia! Noi italiani non sappiamo quanto sia bella e accogliente la nostra terra, bisogna uscire, girare i paesi del mondo per provarlo. Io, quando metterò i piedi nel suolo Italiano farò una preghiera. Una preghiera perché non debba più accadermi di lasciare la mia famiglia, la mia Patria. Arrivederci o bella Italia! Arrivederci o terra ideale, arrivederci o casa accogliente e serena, arrivederci o miei cari del mio sangue, della mia stirpe, arrivederci…
25/7/41 /XIX Questa sera mi piace ricordare gli ultimi momenti che ho vissuto con la mia famiglia. Rivedo ancor ora la mia piccola e cara compagna aiutarmi a prepararmi a fare presto per non perdere il treno. La rivedo ancor ora dolce nel suo sguardo rattristato per la mia partenza, piccola cosa affettuosa attorno al suo uomo, la rivedo ancora un po’ tremante e pallida porgermi la borsa per l’ultimo saluto. Mi pare di sentire ancor ora il suo corpo stretto al mio in un ultimo amplesso d’amore. Quanta malinconia! Che senso di vuoto, che abbandono estenuante questa lontananza in questa terra opaca e senza vita in cui non si parla altro che di guerra. Addio amore! Arrivederci mio piccolo e unico sogno. Io ti sono vicino con tutto il cuore, con tutto il mio grande amore. Io ti tengo nel mio cuore gelosamente come una gioia, mai ho sentito in me tanta dolcezza, tanto amore come in questo momento. Se tu mi fossi vicino ti soffocherei di baci. E sarebbe poco….
Oggi, 26/7/41/XIX o smesso di lavorare a mezzogiorno meno un quarto come di solito tutti i sabati, poi dopo il pranzo mi sono coricato un po’ sulla mia cuccetta per appartarmi dai miei compagni e pensare con l’intimità del mio pensiero ai miei cari. O preso per caso l’orologio, mancavano 4 minuti alla una, allora ho pensato subito alla cucina e alla sala. Si, alla cucina dove mia suocera affaccendata a scaldare il caffè aspetta il segnale orario per mettere a posto la sveglia, mio suocero sdraiato sull’ottomana mezzo assopito ha la pretesa di ascoltare il Bollettino delle Forze Armate. Mia moglie ho ancora intenta a mangiare ho dalla finestra a distrarsi a vedere passare la gente. Ed infine il mio piccolo cuore il mio piccolo “mutantine” divertirsi in mezzo alla sala con la sua bella bicicletta rossa, con i suoi belli riccioli biondi spettinati ed il viso paffuto sporco di un po’ di tutto. Mi fermo con nostalgia sulla più piccola persona di casa, la mia frugolina, e mi sento un po’ triste. O un gran desiderio in questo momento, un desiderio prepotente e immenso: Abbracciare per un minuto la mia bella bambina bionda, il mio piccolo batuffolo di carne rosea. Se il cuore potesse parlare in questo momento le direbbe così: Sai Ritina che il tuo Papà ti vuole tanto, tanto bene? Sai che il tuo Papà pensa sempre a te incessantemente con una grande nostalgia? Sai che il tuo Papò ogni qual’volta pensa mentalmente alle tue parole piccine piccine, balbettate con la grazia innocente dei tuoi due anni le si inumidiscono gli occhi? Sai che non è bello per papà farsi vedere piangere dai suoi compagni? Ed io per non farmi vedere nascondo il viso sotto le coperte e piango silenziosamente mentre mi sembra di sentire la tua voce ripetere allegramente e sempre più forte Papà! Papà! Papà! Papà! Quelle poche lacrime sono il mio conforto perché poi sto più bene, mi sento più forte, ritorna la calma, la serenità, e mentre ripenso sorrido contento ai ricordi dei (?) strabilianti capriccetti.
Più tardi (ho dormito un’ora buona) mi sono alzato e sono andato a fare il bagno. Poi mi sono lavato due cannottiere, un paio di mutandine e due paia di calze ed invece di andare a girare per la Città sono rimasto a fare la guardia alla mia biancheria esposta ad un bel sole. Poi nudo con le mutandine corte mi sono coricato ad aspettare l’ora di cena mentre seduto accanto alla finestra un mio camerata canticchiava accompagnandosi sulla chitarra. Le vecchie canzoni chissà per quale arcana magia sembravano più belle, la voce discretamente intonata mi riportava in mille e mille ricordi: ora con i miei compagni d’orchestra, ora ai bagni in lieta compagnia, o scene di film più umani, i miei la mia casa. Troppo triste è pensare. Mi sono alzato ed ho cantato anch’io qual’cosa. Mi sono divertito un poco ed ho pensato che domani domenica sono invitato in casa di un Belga (Fiammingo) per suonare e cantare con la Chitarra. Sarà la seconda uscita da quando sono a Dessau. Adesso pongo la penna perché vi sono molti camerati che mi chiamano per fare un coro. Vado a loro con il cuore pieno di tenerezza; sto forse diventando un bambino? Mi piace finire la giornata ponendo un bacio affettuoso sulla fronte della mia eterna compagna e sul cuore della mia cara pupetta bionda.
28/7/41/XIX Questa mattina ho appreso una brutta notizia che riguarda gli Italiani che lavorano a due km da qui, e cioè al montaggio dei motori e accessori vari. La notizia riguarda la fuga di (?) operai che mal sopportavano la vitaccia da schiavi senza un sorriso, senza una piccola soddisfazione. Mi anno detto che questi operai devono percorrere tutte le mattine sei km per recarsi sul lavoro e portarsi il necessario per sfamarsi durante la giornata e cioè pranzo freddo. Ritorno alla sera dopo aver percorso nuovamente altri sei km, a piedi naturalmente, una piccola cena di patate ho minestra con le prugne e consegna del pranzo per il giorno dopo da consumare sul lavoro. La mattina sveglia alle 5, qualche ora rubata per qualche allarme e pochi soldi ad arrotondare tanto sacrificio sono la causa che anno spinto questi umili lavoratori a ritornare con qualunque sacrificio alla loro casa lontana alla loro terra. Quanti di loro, immagino, avranno avuto una sposa, dei figli ad aspettarli con fiducia per potere avere un pezzo di pane che questa guerra le ha tolto. Quanti di loro avranno pensato di poter col loro sacrificio allievare le pene della propria sposa? Quanti di loro avranno pensato col loro sacrificio di poter comprare le scarpettine belle al loro bimbo? Umili uomini della terra nostra che non avete potuto sopportare sì tanto sacrificio, io mi unisco ai miei camerati e vi saluto dal più profondo del cuore.
Non è vostra la colpa se avete agito così, vi anno chiesto più di quanto è nelle vostre forze e non avete voluto piegarvi ad una vita di commiserazione, non avete voluto che il vostro orgoglio di Italiani diventasse una misera cosa. E la guerra è vero che vuole i sacrifici più duri, ma allora meglio combattere a fianco di migliaia di nostri fratelli su tutti i fronti d’Europa. I vostri camerati che rimangono perché la fame o il Destino li à favoriti in vostro confronto vi sono vicini e vi salutano affettuosamente. Arrivederci in Italia!!!
Il viaggio
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GermaniaData di partenza
1941Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Gli altri racconti di Renato Colosi
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