Paesi di emigrazione
AlbaniaData di partenza
1916Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Temi
guerraTemi
guerraNel 1916 il cacciatorpediniere Impavido, che trasporta Orlando, fa la sola tra la sponda italiana e albanese dell’Adriatico, partecipando a numerose battaglie navali.
26 aprile 1916 Alle quattro siamo in vista di Durazzo – Scorgiamo i proiettori nemici che esplorano il mare. Rimaniamo fuori zona luminosa. Poco dopo ci raggiungono gli altri cacciatorpediniere che segnalano di non aver avvistato nulla. Alle 5 viriamo di bordo e tutti uniti dirigiamo su Brindisi. Improvvisamente, alle ore sette, l’Abba e il Mosto che si trovano sulla nostra sinistra, iniziamo il fuoco. Accorriamo tutti in quella direzione ma vi giungiamo ad azione compiuta. I due cacciatorpediniere avevano scorto due mine vaganti e le avevano distrutte a colpi di cannone. Si rimettiamo in rotta ed alle 8 entriamo a Brindisi, ove, dopo essersi riforniti di combustibile, rimaniamo pronti a muovere in due ore.
27 aprile 1916 – Pronti in sei ore – Con mio cugino scendo a terra in libera uscita.
18 aprile 1916 – Dopo imbarcata la posta per Vallona, alle 9.30 usciamo per crociera di protezione “Drifters”. Facciamo rotta su Capo S.M. di Leuca. Alle 12.30 troviamo il primo gruppo di “Difters” intenti a rimorchiare le loro reti in prossimità di Otranto; un secondo viene incontrato alle 13 all’altezza di Capo S. M. di Leuca; un terzo gruppo viene sorpassato alle 14 al centro del canale. Alle 15 si lasciamo indietro un altro gruppo in prossimità di Capo Linguetta (Albania) ed alle 15.30 diamo fondo nella baia di Vallona. Il mare è calmo – Troviamo ancorate nella baia la nave “Vettor Pisani”, le corazzate “Varese” e “Regina Margherita”, gli incrociatori “Pisa” – “S. Giorgio” e “S. Marco”, l’incrociatore ausiliario “Città di Siracusa”, i piroscafi “Bengasi”, “Europa” e vari cacciatorpediniere, torpediniere e sommergibili. Nel cielo, areoplani ed idroplani compiono evoluzioni. A terra si scorgono molti accampamenti di truppa. In un angolo della baia, lontano dalle altre navi come segno di neutralità, si trovano le navi ospedale “Re d’Italia” e “S. Lucia”. Rimaniamo pronti a muovere immediatamente. Rimaniamo pronti a muovere immediatamente.
29 aprile 1916 – Alle 7 salpiamo per crociera di protezione “drifters”.- Vento da levante, mare grosso e pioggia. Alle 10 dopo aver sorpassato il gruppo “drifters” più lontano, quasi in prossimità di Capo S.M. di Leuca, giriamo di bordo ed alle 12.30 diamo fondo a Vallona, rimanendo pronti a muovere.
30 aprile 1916 – Alle 15.30 usciamo per crociera notturna di protezione “drifters” – Mare calmo. È domenica.
1° maggio 1916 – All’alba veniamo raggiunti dal cacciatorpediniere “Ardente” e dirigiamo uniti su Vallona. Alle 7 siamo in rada e si attacchiamo a fianco dell’”Europa” per rifornirsi di nafta. Alle 12.30 seguiti dall’”Ardito” usciamo, ed alla velocità di 22 miglia dirigiamo su Brindisi. Mare calmo. Alle 16 entriamo in porto, si riforniamo nuovamente di combustibile dalla nave petroliera “Sterope” e quindi si spengono i fuochi.
2 maggio 1916 – Alle 6 cambiamo ormeggio – Siamo pronti a muovere in sei ore – Da oggi, la libera uscita, è prolungata fino alle 20.
3 maggio 1916 – Sempre pronti in sei ore – Nulla di notevole.
4 maggio 1916 – Ancora pronti in sei ore. Alle 10 viene ordine di tenersi pronti ad accendere le caldaie, ordine che mezz’ora dopo è revocato. Improvvisamente, alle 15.30, acuti fischi danno l’allarme amminciando un attacco aereo alla piazza. Mentre l’equipaggio scende nei locali inferiori per proteggersi dalle bombe, io, quale puntatore del cannone antiaereo, corro al pezzo seguito dai quattro serventi. Gli areoplani attaccanti sono in numero di cinque, uno dei quali per trarci in inganno e giunto sulla città il primo, porta i nostri colori nazionali. Lo piglio subito di mira, mentre i serventi caricano il pezzo e graduano le spolette degli “shrapnell”. Apro immediatamente il fuoco, che è iniziato contemporaneamente anche da tutte le navi e dalle batterie costiere. Gli apparecchi si mantengono altissimi, ad una quota di circa quattromila metri lanciano rapidamente le bombe e quindi si allontanano. Cinque minuti d’inferno e poi nuovamente la quiete. Ho sparato dieci colpi.
Dalla direzione presa attaccando, gli apparecchi dimostrarono che i loro obbiettivi erano il deposito della nafta, la stazione ferroviaria, l’hangar degli idrovolanti e la stazione sommergibili. Le bombe lanciate furono una diecina. Una cade su un binario della stazione, uccide un maresciallo di Finanza e ferisce parecchie persone; un’altra sfonda il tetto di una casa, scoppia nei piani sottostanti e per fortunata coincidenza non fa vittime; una terza colpisce l’angolo di un fabbricato in Via Garibalei uccide e ferisce parecchie persone; una quarta cade su un ospedale del R. Esercito e non si riesce a sapere gli effetti; una quinta, a cento metri da noi, si conficca nel terreno e non esplode; una sesta, più vicina ancora a soli cinquanta metri da noi, cade in mare fra noi e lo “Sterope” che è ormeggiato al pontile della nafta; una settima scoppia vicino ai depositi di combustibile, senza colpirli. Parecchie altre cadono in località deserte non provocando né vittime, né danni. La bomba non esplosa cadutaci vicino, viene raccolta con le dovute cautele da nostro armarolo (Ferrasin, padovano). È fusiforme pesa circa quarantacinque chilogrammi, ha un’elica di direzione ed è priva di spoletta. Ciò ha evitato che scoppiasse. Un nostro pilota, recatosi al largo su un idroplano, attacca malgrado solo, gli apparecchi nemici e dopo averne abbattuto uno rientra incolume alla base. La bomba ricuperata viene portata sulla nave “Bausan” dove risiede il Comando Esploratori. – Fra la popolazione il panico è stato enorme e svanisce appena passato il pericolo. I punti colpiti sono sorvegliati da cordoni di truppe ed impedisce ai curiosi di accertarne i danni. Alle 21 viene ordine di accendere e mezz’ora dopo le macchine sono sotto pressione. Si attendono ordini.
Il viaggio
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