Paesi di emigrazione
LibiaData di partenza
1940Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Nel 1946 dopo una lunga prigionia Giovanni Biondi può finalmente tornare a casa. Ad attenderlo in Italia, e in particolare nel suo paese Natale, Cevo, c’è tanta miseria.
Il 23 agosto, ancora adunata, e cominciano a chiamare per lettera d’alfabeto. E dalla mia gabbia si vedeva che anche nelle altre stavano facendo adunata. E fra i trenta scelti per ogni gabbia io c’ero dentro. Mah, ci porteranno a fucilare… Ci hanno portato fuori dal concentramento, e così abbiamo visto che sopra l’ingresso del campo c’era scritto: “Camp criminal of war”, perché non avevamo mai voluto collaborare, no. Perché poi c’erano anche i cobelligeranti, perché han chiesto chi voleva andare a collaborare con loro, e noi non abbiamo mai voluto andare… Sui camion abbiamo fatto la stessa linea: Ismailia, abbiamo costeggiato tutto il canale di Suez, fino a Porto Said, e di notte, al buio, su degli zatteroni, un po’ per volta ci hanno portato al largo, dove c’era una nave. Quando è venuto chiaro abbiamo visto: era l’incrociatore italiano “Montecuccoli”… Sempre accompagnati dalle guardie, fino a Taranto, ma non sapevamo ancora niente di ciò che succedeva. Dopo tre giorni siamo arrivati a Taranto. A Taranto, per entrare nel porto, chiamato il mar piccolo, c’è un ponte, che quando devono passare le navi si apre e poi si chiude e sopra c’è il via vai della gente. Sono rimasto là due giorni, fino a quando mi hanno dato la licenza straordinaria di due mesi, e ventimila lire. A casa, prima di partire, no avevo mai visto cinque lire.
Alla sera siamo andati fuori a mangiare qualche cosa: milleduecento lire! Allora abbiam capito come andavano le cose. Per fortuna, tornando a casa non mi cercavano neanche il biglietto, perché avevano visto come eravamo conciati… A ora che sono arrivato a Brescia, le ventimila lire erano andate. Nelle stazioni si prendeva un panino e qualche cosa, e poi i treni che non andavano, si felinavano delle mezze giornate. Arrivato a Brescia ho saputo tutto quel che era successo a Cevo, perché in tutti i 46 mesi di prigionia io avevo ricevuto due cartoline di mio padre, conoscevo la sua calligrafia, perché scriveva molto bene (era un sergente maggiore degli Alpini), ma tutto il resto era censurato, perciò noi non avevamo mai saputo niente. Si vede che lui voleva informarmi di qualche cosa, ma io potevo leggere solo il mio indirizzo e basta… A Cevo, senza casa, mi ha prestato un paio di pantaloni e una camicia Belotti Enrico…
Il viaggio
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