Mestieri
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laureaPaesi di emigrazione
Algeria, Siria e IraqPeriodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Rosario Simone si è laureato in Lingue orientali e ha svolto il servizio militare. Appena dismessa la divisa, decide di partire alla volta di Damasco, in Siria, per un nuovo corso di studi che gli permetta di approfondire la conoscenza dell’arabo. La strada che ha scelto di percorrere è l’imbarco da Bari verso Bar, in Montenegro. E poi giù, attraverso l’Albania, la Grecia, fino ad attraversare il confine est con la Turchia.
Quando mi imbarcai in quella bellissima serata di novembre ero già laureato ed avevo finito da poco il militare. Si era appena conclusa una settimana di maestrale e l’aria era meravigliosa. Come al solito, proprio nei giorni precedenti la mia partenza, mi trovai all’improvviso coinvolto in una breve storia d’amore che non ebbe mai il tempo materiale di diventare una lunga storia d’amore per via di quella partenza progettata mesi e mesi prima. Mi era già successo poco prima di partire e quindi mi sentivo triste in quella sudicia nave. E non solo per la ragazza…insomma io non stavo partendo per il solito viaggetto di qualche settimana. Stavo andando a vivere e a studiare a Damasco e sarei tornato a casa dopo mesi. Si, questo era un distacco più forte e con molte incognite.
Non fu facile iscrivermi a scuola, trovare casa, ambientarmi ed entrare in un ritmo di vita completamente nuovo. Nei primi giorni damasceni non riuscivo ancora ad assaporare appieno quella cosa che pure avevo tanto desiderato. Ben presto mi accorsi però che il fatto stesso di essere in Siria era più importante anche della scuola. Con l’iscrizione alla scuola di Arabo per stranieri di Muhajirin ebbi diritto alla carta d’identità siriana e con quella non dovevo più pagare gli alberghi in valuta pregiata ma ero equiparato ad un cittadino siriano. Da quel preciso momento non riuscii a rimanere per più di quattro giorni fermo nella capitale, girovagando in lungo e in largo per tutto il paese, anche a discapito della scuola. Avevo appena finito un servizio militare asfissiante durante il quale non avevo desiderato altro che partire. Un anno prima mi avevano consegnato una cartolina da Damasco di Antonella e Maria ed io l’avevo letta in cima ad una delle altane della polveriera di Usago. Per un anno non avevo avuto altro desiderio che andare nel Mashrek, l’Oriente Arabo, e adesso ero completamente ubriaco di libertà e di Medio Oriente! La casa che avevo trovato era molto carina e la dividevo con Hartmut, un tedesco di Kassel mio compagno di classe. Era nella zona di Burj Ar-Rus, un quartiere abitato in prevalenza da cristiani. L’appartamento comprendeva un bel terrazzino in cui i nostri amici germanici venivano spesso a prendere il sole, con buona pace del proprietario Abu Walid a cui questa cosa non andava proprio giù. Col passare del tempo il nostro padrone di casa, un cristiano originario di Tubneh, nel governatorato meridionale del Hauran, si dimostrò un essere perfido e voltafaccia fino all’inverosimile. In quel breve frangente che ci separava ancora da Natale trascorsi dei giorni molto belli fra lezioni di arabo, cene e festicciole alle quali venivo immancabilmente invitato, quindi uscivo poco da Damasco. A carnevale fui invitato con altri ad una festa a casa di amici tedeschi. Hartmut e Christhof si erano vestiti da punk a casa mia ed erano usciti per strada che era già buio, con il volto completamente dipinto. Presero il primo taxi e dissero al tassista il luogo di destinazione. Fu così che dopo dieci minuti si ritrovarono in una stazione di mukhabarat a spiegare perché erano conciati in quel modo e ci misero un bel po’ a spiegare cos’è una festa di carnevale. Un’altra volta cercavamo una festa fra l’hotel Cham e Merge ma sbagliammo casa ed entrammo nella sede di un fronte di liberazione dell’Oman. E già che in quel periodo a Damasco c’erano le sedi di tutti i fronti di liberazione di Asia ed Africa. La nostra classe di arabo, ad esempio, era frequentata da un filippino del Fronte Moro che prima di Damasco giurava di essere stato in un campo di addestramento in Libia. Quasi ogni giovedì andavo con Hartmut e l’altissimo bavarese Oliver al rituale bagno turco. Andavamo sempre allo stesso bagno, a due passi da casa nostra.
Attraversavamo l’antica porta di Bab Tuma, o Porta di San Tommaso, per poi infilarci immediatamente in uno dei primi vicoli sulla destra. Era un locale piuttosto vecchio, non molto grande e frequentato più che altro dalla gente del quartiere. Dopo un po’, avevamo cominciato a conoscere parecchia gente ed ogni volta si incontrava sempre qualche nuovo personaggio. Era un hammam molto frequentato da giovani e a volte arrivavano intere comitive che portavano bonghetti e cantavano, fra un massaggio e qualche gavettone di acqua fredda. Fra quei vapori ho fatto delle interminabili chiacchierate coi miei amici tedeschi e anzi posso dire che quel hammam fu fondamentale per stringere e rafforzare quell’amicizia.
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