Mestieri
operaio, impiegato, ristoratoreLivello di scolarizzazione
avviamento alberghieroPaesi di emigrazione
CanadaData di partenza
1951Periodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)All’arrivo in Canada, Armando Viselli racconta scene esilaranti che coinvolgono gli emigranti italiani e i doganieri locali.
Quando finalmente arrivammo all’agognata meta, nessuno gridò “Terra, terra” bensì venimmo accolti dal lugubre fischio dei rimorchiatori che ci venivano incontro, e realizzammo di essere entrati in porto soltanto quando eravamo ad un centinaio di metri dal molo. Halifaz era avviluppata da una impenetrabile nebbia che era così fitta, si sarebbe potuta tagliare col coltello.
Come prima impressione mi fece così male che il cuore mi diventò piccino piccino come un pallino, ero così demoralizzato che la per la, rimpiansi mille volte quello che avevo lasciato, ma la giovane e spensierata età, lo spirito d’avventura e quella forza magica chiamata volontà accoppiata alla speranza apportatrice di un migliore avvenire, reagirono positivamente contro l’oppressante atmosfera del momento e poco dopo m’apprestai a mettere piede sul suolo canadese con l’animo tranquillo e sereno. Tanto prima dell’imbarco a Napoli, come durante il viaggio, nessuno, dico nessuno dei nostri rappresentanti s’era preso lo schiribizzo di riunirci e presentarci ai componenti del gruppo di cui facevamo parte e se avevamo fatto conoscenza con qualcuno era stato per pura coincidenza. Forse la colpa era stata mia ed Emilio che sin dall’inizio c’eravamo subito appartati, ma anche perché ci era stato difficile conoscerne di più se si pensa che la maggior parte dei passeggeri erano mediterranei e condividevano una grande similarità nella fisionomia, vestire e maniere, l’unica cosa che ci distingueva era la madre lingua.
Finalmente ci conoscemmo non appena sbarcati, quando uno alla volta i nostri nomi vennero annunciati dall’altoparlante e ci inquadrarono come tanti pecoroni dinanzi alle uscite guardate dai doganieri. Eccetto io ed Emilio, il resto del gruppo erano tutti calabresi e nel passare la dogana mi accorsi che tra loro c’era qualcosa di insolito nell’aria e la causa era che ai primi compagni a cui avevano passato la rivista ai bagagli, i doganieri avevano sequestrato tutti i prodotti insaccati, soprassate, salami e capicolli.
Mannaggia o corpo di Giuda. Si salvi chi può. Tutto si, ma quello mai. I calabresi hanno una bibbia speciale che parla di soprassate e capicolli come la salvezza, la vera luce eterna, chi non le mangia è perduto, ma chi cerca di levargliele è responsabile di aver iniziato il terzo conflitto mondiale.
E guerra fu dichiarata ai doganieri. Anche se eravamo già ai primi di giugno, faceva un freddo da cani ed eravamo tutti incappottati, ma in poco tempo avvenne un cambiamento straordinario. Tutti in giacchetta e con i cappotti sottobraccio ben piegati. La cosa fu così naturale che un doganiere canadese, parlando ad un collega, sorridendo disse: “Beati loro. Come si vede che vengono dal paese del sole.”
Fu anche naturale però che da quell’istante in poi non sequestrarono più salumi e le soprassate e capicolli passarono indisturbati nascosti dentro le maniche dei cappotti.
Il viaggio
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