Paesi di emigrazione
FranciaData di partenza
1953Periodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)Paolo racconta il suo arrivo a Parigi alla fine degli anni ’50, il suo primo impiego in albergo, le difficoltà di trovare una sistemazione dignitosa e il controllo costante che la polizia francese effettuava sugli immigrati.
Parigi: romantica e molto interessante citta della bella epoque, e in cui io ora mi sarei improvvisamente trovato, cominciai a rivivere in essa e come avevo ben previsto di poter fare la mia vita in pieno, al completo, e proprio come si addiceva ad un giovane della mia ormai raggiunta eta. In essa avrei trovato infatti tutto cio di bello e che di meglio si possa desiderare. In questa stessa splendida e affascinante ville lumiere di migliaie di luci e nella quale fin dal primo istante dal averci messo piede ne trovai subito una grande attrazione, mi fu possibile in tempo di riaccendere il mio cuore di un ardente fiamma sentimentale e che della quale mi auguravo non si sarebbe mai piu spenta. Pronto ad attendermi nell’affollatissima Gare de Lyon, una delle maggiori stazioni ferroviarie di Parigi, c’erano come d’accordo alcuni dirigenti di questo Hotel e dove avrei dovuto poi prestare servizio, i quali cortesemente mi invitarono a prendere il mio posto in macchina e condurmi con essa alla mia intentata destinazione attraversando cosi e via facendo molti bei posti e famose parti della ditta’ e alle quali io con molto entusiasmo potei dare con soddisfazione le mie prime occhiate, il mio nuovo posto di lavoro e precisamente L’Hotel de Flander notai, era situato nei sobborghi di essa non tanto a vista, ma dove ci frequentava pero un alquanta stabile e raffinata clientela, ma cosi purtroppo non potei dire ugualmente della mia dimora assegnatomi e dove avrei dovuto d’ora in poi risiedere, essendo questo posto solo un Hostel abbastantamente fuori mano, e dove normalmente ci sostavano un gran misto di persone, siano questi occupati nell’istesso ramo alberghiero, che in altro genere di lavoro, quasi tutti provenienti da varie nazioni e di cultura diversa dagli altri, e divenne per questo necessario quindi che io mi abituassi al piu presto a vivere in comunita, e in questo nuovo modo di cameratismo anche se questo pero, per ovvie ragioni e per ognuno di noi non sempre ci fu possibile farlo: c’era per l’ho mezzo e aggiunto a tutto questo anche il complicato problema delle diverse lingue e di queste come si potrà immagginare ce n’erano veramente tante: molte di esse che io particolarmente ancora non conoscevo e che quindi di molto mi menomava di ogni possibile modo di conversazione, dando per alcuni cosi spesse volte attraverso fraintesi e modo di agire ad una moltidutine di risse, dirette confrontazioni, e talvolta anche di violenta natura. Ma per quanto riguardava personalmente me pero, avendo io sempre condotto i miei affari alquanto riservatamente, e cercato qualora possibile di tenermi fuori da ogni baruffa e dalle loro contrastate idee, riuscii a tenermi con tutti sempre su un punto abbastantemente amichevoli, e non ebbi da essi cosi mai disturbi. Tutti questi minori intoppi comunque che io avevo in varie forme di gia in passato esperimentato e ne ero quindi ormai abituato, non mi risultarono di essere stati personalmente a me di molto intralcio, in quanto sia questo accaduto scorsemente in Italia che ora a Parigi non faceva per me alcuna differenza, avevo di gia lasciato il mio tetto nativo e ora allontanatomi anche dalla mia famiglia, e comprendevo precio bene che quando si comincia ad andare in giro per il mondo, qualcosa di un po sgradevole bisogna pur sempre accettarlo, Avevo raggiunto questa grande metropoli nel maggio dell’anno 1958 e alla quasi eta di trenta anni suonati, e non ero quindi tanto ingenuo da poter credere diversamente, il vantaggio che trovai di poter lavorare e vivere in questa per me meravigliosa citta di molto sorpassava ogni qualsiasi sconvenienza, incluso questo anche alla non troppo gradita esperienza di essere stati dalle autorita Francesi continuamente posti sotto stringenti colloqui di accertamento, innumerevoli visite mediche, e tante altre cose che riguardavano noi stranieri, cose che totalmente ci privarono specialmente nelle giornate di riposo, del nostro valuabilé tempo libero e ci indussero per questo a dover sacrificare cosi alle nostre ore di svago. Ma questo purtroppo, e sebbene trovato da noi tutti alquanto eccesivo, era pero quello che la legge del giorno richiedeva allora da noi, e quello che percio tutti di noi dovemmo ugualmente fare: essere inoltre muniti e in ogni momento portare con noi ogni possibile metodo di identificazione personale, e riferire di tanto, in tanto con loro(la polizia) su ogni altra, cosa che riguardava la nostra permanenza nella loro nazione, eravamo dopotutto e in quel distante periodo anche se in termine di mano d’opera molto utili a loro, ugualmente e solo degli stranieri, e per questo immagginai da tenere percio sotto costante controllo. Questo anche perche, e sebbene da noi non ancora saputo, il governo Francese attraversava politicamente allora dei momenti non affatto stabili, e che di molto compromettevano l’unita e prestigio dell’allora terza Reppublica… Ma per me personalmente pero anche questo sapendolo oppure no, non interessava ugualmente di molto. Con il mio elevato interesse che vedevo in questa nazione, e particolarmente in questa citta, che a mio parere di gia mi aveva offerto di molto, e come poi accadde ancora avrebbe continuato a farlo, non c’era nient’altro che mi potesse anche solo minimamente ancora preoccupare. Le mie speranze su quanto ancora questa citta mi avrebbe favorito, non sarebbero andate a vuoto, in quanto qui, e ancora qui, e per dare inizio a questa, mia ventata di buona sorte, avrei incontrato in seguito e quando mi fermai di caso per prendare un rinfresco in un uno dei tanti bar che fiancheggiavano Les Champs Elises, due dei miei stessi connazionali, e due come il caso volle provenienti proprio dalla mia stessa citta, anch’essi avrei appreso dopo, lavorando e residenti in questo stesso luogo, ma prestando i loro servizi pero nella ben nota compagnia automobilistica della Citroen. Questi giovani ragazzi uno chiamato Alfredo e l’altro Franco, sarebbero divenuti subito due dei miei più intimi e migliori amici a Parigi. Con essi avrei trascorso da quel momento in poi tanti dei belli e felici momenti specialmente quando in nostalgia della nostra terra lontana, spesso ci davevamo e in unisono al bel canto Napoletano, e nel fare cio anche se non troppi compresi in buono umore rallegravamo anche alcune delle nostre conoscenze Francesi.
Il viaggio
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