Mestieri
insegnanteLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
Yemen, Libia, Eritrea, SomaliaData di partenza
1908Periodo storico
Periodo post-unitario (1876-1914)Dopo un lungo fidanzamento, Eugenia sposa l’ufficiale dei bersaglieri Gherardo Pantano. Nel 1908 inizia a viaggiare per il mondo con il suo consorte, spesso destinato a comandare i presidi militari italiani sparsi nelle colonie. La prima tappa del loro peregrinare è Aden, nell’attuale Yemen.
Nel febbraio del 1908, Gherardo aveva mandato al cugino com.te Paolo Marzolo la procura onde poter fare le pratiche preliminari per il matrimonio: si avvicinava dunque la data della nostra unione ed io ne avevo il cuore inondato di gioia dolcissima. Ricordo il 12 febbraio al Municipio di Genova per le pubblicazioni: Paolo Marzolo e la sua Lucilla mi accompagnavano e – a cose compiute – mi regalarono, mettendomelo in dito, un anellino graziosissimo in cui la luce rossa di cinque rubini mi fu quasi una promessa di felicità: esso porta la data incisa all’interno. Ma erano sopravvenute delle circostanze che parvero quasi voler intralciare all’ultima ora la realizzazione del lungo sogno; un malaugurato colpo di testa del reggente il Governo del Benadir aveva causato il rimpatrio del cap.no Pàntano, il quale però era stato fermato a mezza strada sulla via del ritorno, con l’incarico di reclutare ad Aden, ascari arabi per la Somalia. La sua sorte quindi rimaneva sospesa, perché pareva che il Governo non volesse accogliere la disposizione del reggente e non si poteva dunque imaginare quando e come egli sarebbe rimpatriato. Non era è vero che una breve dilazione: ma per chi ha atteso per dieci anni, anche poche settimane sembrano lunghe.
A poco, a poco, però, le cose andavano mettendosi a posto e si riconosceva da tutti che l’azione del cap.no Pàntano – la quale era stata male interpretata dal reggente il Governo del Benadir aveva invece salvato la colonia da una disastrosa decisione ed aveva conservato all’Italia una delle più belle parti di quel territorio, quella dalla quale il Maresciallo Graziani poté prendere lo slancio per la meravigliosa conquista nel 1936.
Nell’aprile il cap.no Pàntano potè iniziare il suo viaggio di ritorno in patria, a bordo di una nave da guerra: ed ai primi di maggio egli sbarcava alla Spezia dove io avevo potuto – mercé un brevissimo permesso – andare ad incontrarlo. Ci dividemmo dopo due ore, egli partendo per Roma, chiamato ad audiendum verbum ed io ritornando alle mie occupazioni scolastiche. A Roma le cose andavano molto per le lunghe e non si poteva prevedere quale avrebbe potuto essere la soluzione: si voleva salvare capra e cavoli: non dare, cioè, una smentita all’opera insensata del reggente la colonia e dare, nel medesimo tempo, soddisfazione al cap.no Pàntano l’iniziativa del quale aveva serbato (?) all’Italia. Intanto S.M. il Re riceveva il cap.no Pàntano in udienza particolare e la faccenda andò così chiarendosi nei riguardi di lui che fu nominato R. Commissario per la Somalia settentrionale con residenza ad Aden (Arabia).
Io speravo che le occupazioni per gli esami sarebbero state finite per quel giorno: lo furono soltanto la mattina del fissato giorno undici: a mezzogiorno io mettevo l’ultima firma nel registro degli esami, ricevevo il saluto e le congratulazioni dei colleghi e dei superiori ed alle 14 ero in Municipio a dire il “si” sacramentale. Le mie sorelle erano tutte presenti e così la sorella ed un fratello di Gherardo: mio fratello invece, occupato per gli esami della scuola in cui era direttore, non aveva potuto intervenire.
Fu stabilito in quei giorni che alla fine di ottobre si sarebbe partiti da Genova per Aden. Io ero un po’ preoccupata per tanti problemi da risolvere circa la vita di una signora laggiù: né Gherardo mi poteva aiutare ignorando completamente ciò che occorresse e si meravigliava anzi delle domande ch’io gli rivolgevo in proposito. Feci perciò dei preparativi e delle spese inutili e quando poi fui sul posto mi accorsi che mi mancavano tante cose essenziali! Ma non mi sono mai persa d’animo per tali deficenze ed ho sempre poi risolti i problemi difficili nella maniera più semplice. Tornammo, dopo Roma a casa nostra ove, essendo giunti intanto i mobili della casa di Genova che io avevo desiderato conservare, mi occupai – o meglio, ci occupammo – a mettere in ordine, con quelli, due stanze del villino di Antignano che sarebbero sempre state per noi: e l’occupazione mi fu oltremodo cara.
Si comincia una nuova vita: nuova perché illuminata da l’amore felice e perché non sono più sola a sostenerne il peso: siamo in due ed è come fossimo una persona sola. Prima il dovere mi guidava; ora è anche il dovere, ma non ne ho io soltanto la responsabilità.
Mi par di camminare in un raggio di luce e sono tanto felice! Da Livorno, per mare, a Genova, ove fui accolta da amici, colleghi e scolare con tanta festa che me ne sentii commossa: prima di partire volli adunare all’albergo qualche amica e la riunione riuscì gaia e simpatica sì che mi meravigliai fortemente, quando furono partite le ospiti, che un fondo di amarezza mi fosse rimasto nell’animo. Era il distacco dalla vita che avevo fino allora vissuta? O era invece il senso di aver ferito qualche anima sensibile, senza volerlo, con l’aperta manifestazione della mia felicità? Ne ho avuto il dubbio e credo di non essermi sbagliata: è la mia ipersensibilità che mi conduce per mano in questi casi e quasi sempre coglie nel segno. Che viaggio delizioso fu quello da Genova ad Aden! per me tutto era novità e mio marito godeva della gioconda meraviglia in cui vivevo e, com’era nel suo carattere, mi punzecchiava, spesso cercando di suscitare le mie paure di novellina nei viaggi di mare. Tutto si risolveva però in grandi risate cui spesso prendeva parte qualche compagno di viaggio.
Il viaggio
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