Mestieri
consulenteLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
CinaData di partenza
1988Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Nuove scoperte segnano il soggiorno in Cina di Roberta Gandolfi, nel 1988, studentessa di lingue che frequenta un corso di perfezionamento a Pechino.
La Prof. mi consiglia di uscire dal campus e di andare nel villaggio adiacente, dove c’è un ristorantino che per pochi yuan ti dà una tazza di riso bianco con pollo agli aromi e melanzane saltate. Lo dico a Roberta e decidiamo di andarci. Il posto è nero di colore, per il fumo che dalla cucina ha invaso tutto. Mangi nel fumo, puzzi di fumo, gusti del fumo. Ci si siede su alcuni sgabelli, ai tavolini che non puliscono mai: all’entrata vai sulla porta della cucina, ordini e una cinese abbondante ti allunga gli stecchini per mangiare. I tovaglioli sono un concetto troppo sofisticato per un posto del genere. I cinesi ci guardano esterrefatti. Due occidentali in quel locale contribuiscono all’aumento degli affari. I cinesi addentano il pollo con avidità e lasciano i resti delle ossa sul tavolo: piccole montagnole di roba masticata ornano ogni tavolo. Bevono le zuppe sorseggiando rumorosamente, perché questo è un segno di apprezzamento del cibo. Ogni tanto sputano per terra tanto che, in quasi tutti gli ambienti, c’è la sputacchiera. Deve essere a causa dell’umidità e della polvere diffusa che hanno questa necessità: me lo chiedo ogni volta che assisto a questo spettacolo disgustoso. I cinesi non sanno cosa sia la decenza. E a stare con loro perderò anch’io ogni cognizione a questo riguardo. Pur in mezzo a queste incongruenze, finalmente io e Roberta riusciamo a mangiare. Ci abituiamo a tutti i passaggi e quel ristorantino diventa il nostro punto di riferimento. Quando saremo assuefatte a quel cibo, la Prof. ci darà altre alternative.
Oggi ci comperiamo una bicicletta al mercato. La contrattazione animata è un gran divertimento, direi la migliore distrazione che ci siamo concesse da quando siamo a Pechino. Milioni di cinesi a grappolo mostrano ed esaltano le loro biciclette, sottolineandone le particolarità. Le guardiamo e scoppiamo a ridere. Le biciclette sono quasi tutte della stessa marca e hanno la stessa forma: in Cina, le cose funzionano “a massa”, non c’è la cura del dettaglio, ma solo il raggiungimento del numero. Quando producono una bicicletta non stanno a studiare una linea aerodinamica, accessoriata di tutto l’occorrente; fanno una bicicletta e basta, che vada bene, senza troppe complicazioni, e la moltiplicano per un numero consistente cosicché molta gente possa usufruirne. La bicicletta che ci comperiamo è uguale a tutte le altre, nera, con due ruote e un manubrio, senza fanale. Senza fanale? Si, i cinesi usano le biciclette senza fanale; chissà, forse pensano che il fanale consumi troppo. Incredibile. Un oggetto tipicamente cinese, simbolo di quel paese, è incompleto.
Il viaggio
Mestieri
consulenteLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
CinaData di partenza
1988Periodo storico
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