Mestieri
artistaLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
Russia, CinaData di partenza
2004Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)L'arrivo a Pechino in Cina, tappa finale del lungo viaggio di Francesca Cogni e dei suoi amici nel 2004, la scoperta della capitale cinese e di un universo di diversità che attraggono i visitatori.
34° GIORNO CINA
ore 20.10 ULAAN BAATOR – ZAMYN-UUD . 12 ore circa. 709 Km. + DOGANA
(frontiera)
Un popolo di galline che continuano a urlare e a becchettarsi.
Non stanno mai zitti ed è un continuo discutere e litigare.
Due risse in mezz’ora alla stazione dei bus, e anche adesso continuano a urlare e parlare.
Arriviamo presto alla frontiera, dove dopo i controlli (lenti) abbiamo ripreso il treno da cui siamo scesi facendoci prestare i soldi da due francesi giramondo fino a ERIN (Cina), 2 ore per la frontiera.
Taxi collettivo x arrivare alla bus station non essendoci treni x Pechino. Cambiamo i soldi. Noi e altri turisti. Discussioni alla stazione dei bus per biglietti troppo cari, bus prima pieni poi improvvisamente con dei posti, e questo fantomatico ‘sleeping bus’ che non riusciamo a immaginarci, ma visto che seno’ avremmo dovuto aspettare il giorno dopo, compriamo un biglietto.
Immaginavamo che uno sleeping bus fosse un autobus con i sedili un po’ reclinabili per dormire meglio. In realtà era molto più letterale del previsto.
(main BUS)
ERLIAN – BEIJING . 22 ore circa . 842 Km. + 6 h dall’ Italia
(frontiera)
– anche in Cina l’ora è regolata su quella della capitale anche se il paese si estende su 5 fusi
Il viaggio prevede una tappa in un ristorante self-service per cena da cui l’autista rientra sbronzo marcio, si sdraia su uno dei letti e comincia a sbraitare e cantare mentre il suo collega guida e la gente cerca di dormire.
Arriviamo con parecchie ore di ritardo, ed è davvero scomodo stare nello sleeping bus quando non si dorme, perchè la distanza non ti permette nemmeno di stare seduti.
Traffico intorno alla muraglia, paccottiglia per turisti.
Non sono previste soste per andare in bagno.
35° GIORNO PECHINO [FINE DELLA LINEA TRANSIBERIANA]
Pechino ci accoglie nebbiosa, il bus attraversa la muraglia e sembra una vecchia stampa cinese, le nuvole basse e tratti di mura che si intravedono. Gli alberi sono alberi normali forse, ma sembrano più cinesi, calligrafici.
I cinesi sono tanti e chiassosi.
L’albergo che ci avevano consigliato Tomo e Vincent è in una stradina piccola e caotica – hutong – piena di negozi, rischò, biciclette, ristoranti.
Sempre viva e piena di gente, venditori ambulanti, negozietti di seta e frutta e frittate di riso e verdure.
I palazzi hanno i tetti a pagoda, intarsiati e laccati, dragoni che fanno la guardia ai cortili aperti e straripanti, quelli che restano, quelli che Mao non ha tirato giù.
La gente è sorridente, mangiano continuamente, come in tutta l’Asia la città è portata fuori, all’esterno. La vita passa, scorre nelle strade, tra i fiumi delle pannocchie e degli spiedini e gli odori dei the che escono dai negozi.
Centinaia di barattoli di the e fiori e infusi […]. di ogni forma e colore, foglie, semi, petali. Odori incredibili e inimmaginabili, che sanno di Cina, di oriente.
Persone accovacciate lungo la strada aspettano chissà cosa, forse niente, stanno lì semplicemente, accovacciati.
Una congestione di scritte copre il cielo degli HUTONG, nei vicoli l’aria densa e fumosa, un po’ appiccicaticcia, e i rishò e le biciclette che scampanellano senza rallentare e la gente che si sposta.
Piazza Tien’anmen è enorme.
La piazza è nebbiosa e non si vedono i confini, enorme, con il cielo striato di aquiloni di carta.
Tanti soldatini ritti, in fondo si intravede la porta della Pace Celeste (Tien’anmen, appunto)con un grande Mao sopra.
Nella piazza sterminata venditori ambulanti spacciano riciclaggi di storia e tradizione per i turisti a pochi yuan: libretti rossi di mao bilingui freschi di stampa, aquiloncini di carta, ritratti, spillette, stampe, c’è chi vende ritratti in pellicola fatti al momento, attorno al rettangolo della piazza, le strade sono autostrade, con piste ciclabili di un’intera corsia.
Degli studenti di cultura cinese ci portano a vedere i loro lavori in galleria di fianco al museo della rivoluzione. Non c’è concetto di originalità nè di personalità nei loro paesaggi tradizionali.
Cascate Panda Bambù che sembrano identici fra loro.
Aria spessa che ti fa chiudere gli occhi, sembra costruita di carta Pechino, nei vicoli, carte da gioco accatastate che al primo colpo di vento possono venire giù.
Fili scritte insegne e carri carretti uomini bucce avanzi.
L’hotel è bello, pulito, in un vicolo. Domani passeremo all’ostello.
Si mangia troppo.
[Siamo proprio dietro piazza Tien’anmen, in un quartiere che è stato mantenuto tradizionale per il turismo – molto turismo asiatico, per cui un occidentale non distingue bene –
Il taxi che ci ha portati qui dalla stazione degli autobus aveva l’autista chiuso dietro una cortina di vetro antiproiettile probabilmente, una gabbia trasparente che prevedeva solo il suo posto.
Ci ha lasciati ad un’estremità di una stradina, non potendo avventurarsi con il taxi negli stretti hutong.
36° GIORNO
Stanno lì seduti ad aspettare, fermi.
Sulla riva del laghetto tutti concentrati, aspettando che un pesce abbocchi.
Guardano l’unica canna, l’unico filo in acqua e intanto chiacchierano, stanno anche zitti, così, ad aspettare che il pesce abbocchi, a tirar sera.
Altri, lungo tutti i tre laghi, giocano. Capannelli di gente fitta, per terra o su scatole di cartone, tavoli improvvisati giocano a dama, a carte, a un gioco con delle fiches di plastica, tantissimi e di ogni età, sulle biciclette e sui sedili delle moto. Le bici sono tantissime a Pechino, compatte, avanzano per la città in ogni direzione, girano, sfrecciano, in contromano, nelle piste ciclabili, sui marciapiedi…
Mi hanno poi detto alcuni cinesi (italiani) che questo gioco è una specie di scala 40 che invece delle carte ha i tasselli…
Il cielo è sempre appiccicoso e grigio lattiginoso, e la Città Proibita sembra ancora più grande nel caldo di foschia, e a tratti sembra che abbia nevicato… Davvero immensa. Bellissima, con i suoi draghi e i suoi leoni, pagode e giardini.
Tantissima gente negli infiniti immensi cortili.
Incredibili gli intarsi, le porte laccate rosse, i soffitti a cassettoni, i bassorilievi, tutte quelle tegole gialle e i draghi sui tetti con gli architravi blu e bianchi e verdi e rossi.
Girare a Pechino in bicicletta è tenere in pugno la città.
In tutti gli HUTONG, nei vicoli polverosi con la gente per strada. Inconciliabile questo paese con Pechino capitale d’oriente, con Shangai o HongKong. Sembra un villaggio ma chissà poi se è la vera Pechino questa, cosa ne è della Cina antica nei prefabbricati della periferia e lungo i vialoni di Mao, enormi.
(La Cina di cui racconta le ultime tracce Terzani).
Tantissime corsie di auto autobus bici pullman. E dov’è il comunismo in questo frullato di socio capitalismo? Il nostro viaggio nel socialismo/comunismo è arrivato fino alla Terra di Mezzo, dove l’ideologia sottilmente presente nella sua bandiera ha i quartieri distrutto la storia abbattuto templi, libero mercato e ritratti di Mao.
Palazzoni e censura.
Google China è filtrato, il Partito Comunista Cinese PCC è l’unico partito.
Hutong vicoli stradine.
Giri l’angolo e sei su vialoni enormi edifici specchiati grattacieli. Come convivono?
Centinaia di bici e tricicli sulle piste ciclabili in tutta Pechino vecchi giovani bambini, una massa compatta, un flusso continuo di ciclisti ad ogni ora. Rishò, una mamma che allatta su un triciclo carico di bambini.
Forse davvero le bici rendono ancora vivibile una città che si sta trasformando così velocemente, vicoli e boulevard, artigiani che si arrangiano per le strade, cucine improvvisate a ogni angolo, un concerto pop sponsorizzato Budwiser davanti a un mega centro commerciale.
[Siamo arrivati immaginando la Cina come il mito dell’Est, pensando a filosofia zen, ritmi differenti, come se davvero l’attraversamento della […] ci avesse portato indietro nel tempo. La Cina che ci accoglie è una Cina contemporanea, stravolta prima dalla Rivoluzione Culturale, che ha sradicato lo spiritualismo mistico e religioso, poi dalla Rivoluzione Capitalista, in cui la via Socialista diventa un pallido spettro nei negozi straripanti di merce di ogni genere. Quella che abbiamo di fronte è una Cina materialista che non riesce a convincerci nel nostro bisogno di spiritualismo, con la nostra pretesa di autenticità, alla nostra esigenza occidentale di ritrovare davanti a noi immediatamente visibile una cultura millenaria.
Cerchiamo gli hutong, o il fiume con i pescatori, e facciamo fatica a renderci conto che la Cina è i suoi centri commerciali, i suoi edifici specchiati, la Bud wiser e la CocaCola.
Stiamo cercando di far quadrare il nostro desiderìo di Cina con l’immagine che abbiamo in mente o che forse ancora si intravedeva nei libri di Terzani. Siamo arrabbiati con il consumismo che seppellisce la “vera Cina”.
Il procedimento, già avviato con Mao che, in modo diverso, ha spianato la strada in qualche modo, è in atto, e la potenza incredibile di questo paese scaturisce proprio da questo conflitto. A guardar bene poi emerge, diversa da quella di chi, deluso, si perde per i vicoletti lasciati su per avere qualche metro quadrato che ci ricordi com’era; l’uso dello spazio che non riesce a cancellarsi, lo spirito inconcepibile con cui vengono affrontate certe cose sono il segno della vera Cina inquinata corrotta sovraffollata controllata censurata incomprensibile al primo sguardo. Inquietante è il disinteresse ecologico. La città cambia sotto ai piedi delle persone che cercano di continuare ad usarla come hanno sempre fatto, ma sono su marciapiedi polverosi respirando i gas di scarico.
Cerchiamo la “nostra” Cina nei templi, cancellando mentalmente il trauma visivo dei megaschermi pubblicitari, del [poppettino] musicale e dei giovani a braccetto nella via commerciale mangiando patatine di McDonald.
Globalismo all’ennesima potenza ma in un Chinese Style.]
(la città proibita è una città nella città, IMMENSA, rifinita di draghi, nuvole, intarsi, tartarughe. Bellissima, immaginare l’imperatore correre sugli stessi lastroni, su per gli scalini. Alberi nodosissimi di 500 anni).
La vita fuori casa. Stradoni di periferia molto trafficati, e la gente sotto i palazzoni che costeggiano lo stradone a scorrimento veloce, gente che scende dagli edifici grigi e si siede sul marciapiede e gioca a dama, chiacchiera, mangia, come se fossero sul lungomare.
Come fanno?
E quanto andrà avanti questa accozzaglia di modi di vivere, quando spariranno le biciclette? Spariranno mai?
La mente va ai film di fantascienza, alle […] di grattacieli e sottobosco umano, Blade Runner, Nirvana.
Cena: Anatra alla Pechinese
(direi che a pranzo abbiamo mangiato frittelle di gatto)
Il viaggio
Mestieri
artistaLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
Russia, CinaData di partenza
2004Periodo storico
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